Mentre il distacco dell’italiano medio dalla politica si fa sempre più ampio, i gruppi di destra più o meno estrema fanno proseliti. E le elezioni di Bologna non fanno eccezioni. Certo, il grosso delle amministrative di quest’anno se lo giocano Flavio Delbono, Giorgio Guazzaloca e Alfredo Cazzola, ma non si possono sottovalutare i quattro candidati di destra minori che si sono presentati alla corsa per diventare sindaco di Bologna.
La destra soft
Cazzola e Guazzaloca sono candidati di centrodestra, ed è con loro che si misureranno Stefano Morselli e Michele Laganà. Il primo è uscito dalle fila di Alleanza nazionale appena due anni fa per trovare posto ne La destra di Francesco Storace e di Daniela Santanchè. Dopodiché ha fondato proprio a Bologna Destra federale. I suoi punti forti sono il sostegno alle forze dell’ordine, il recupero della “millenaria cultura italiana”, un ritorno ai valori cristianocattolici, alla famiglia, alle tradizioni del popolo italiano. Tutti temi cari al fascismo, ma nessun richiamo diretto.
Lo stesso vale per Michele Laganà, che anzi viene definito “anarchico di destra”. Anche lui uscito da An, e anche lui militante de La destra, con cui tra l’altro si candida per le elezioni europee. La sua lista si chiama Bologna futura, strizzata d’occhio al movimento futurista. Però si dice di Laganà che ultimamente abbia virato addirittura verso Rifondazione comunista, e il suo motto è: “A me piacciono le idee, da qualsiasi parte vengano”. D’altra parte la sua vicinanza a Rifondazione non è particolarmente indicativa di questi tempi, basti notare che tra i sostenitori di Cazzola, insieme al Pdl e alla Lega Nord, c’era anche Sinistra riformista.
La destra estrema
Se queste vi sembrano bazzecole, diamo un’occhiata agli estremi: Massimiliano Mazzanti e don Giulio Maria Tam.
Massimiliano Mazzanti si è presentato con la lista Destra per Bologna-Fiamma. Questa formazione (o meglio La destra-Fiamma tricolore) faceva parte del Movimento sociale italiano prima che diventasse An, e che quindi quest’ultimo si svincolasse dalla tradizione fascista – incostituzionale, ricordiamolo. Ma, come se non bastasse, Mazzanti è fortemente sostenuto da Casa Pound Bologna, gruppo che si rifà apertamente al fascismo.
“Don” Giulio Maria Tam, prete lefebvriano, quindi non proprio canonico, è, se possibile, anche più a destra. Sostenuto da Forza nuova, e famoso per le messe a Predappio per Mussolini; per aver detto: “La tonaca è solo una camicia nera più lunga”; per aver “benedetto” i ragazzi di Fn col saluto romano, altra iniziativa che va contro la Costituzione. Perché magari nessuno lo ricorda, ma ci sono ben due leggi che vietano il saluto romano e che dovrebbero punire chi se ne dimentica, leggi definite, sempre da Forza nuova, “liberticide”.
I nuovi noglobal
Queste formazioni estreme si sono appropriate di discorsi tipicamente di sinistra, anzi estrema sinistra, e hanno in certo modo ingentilito i propri ideali. Sia Fn che La destra-Fiamma tricolore sono strenuamente anticapitalistiche e contro la globalizzazione. E noi che pensavamo che noglobal fosse sinonimo di sinistra marxista e che l’anticapitalismo fosse una posizione esclusiva del primo Pci!
Entrambe vogliono un ritorno alla produzione locale, al biologico, per favorire la produzione nazionale, caldeggiano l’attenzione per l’ambiente. Sostengono che bisogna bloccare le privatizzazione dell’acqua – anche Grillo lo dice – e vogliono ridare maggiore potere allo Stato. Sono posizioni sulla cresta dell’onda oggi, con la crisi economica dilagante, a causa della quale perfino negli Stati Uniti si è ventilata la possibilità del “socialismo” per difendersi dal liberismo selvaggio. Entrambe le formazioni parlano della difesa dei diritti dei lavoratori, impoveriti dalla concorrenza sleale degli schiavi-operai cinesi o dell’Est.
Non manca il riferimento alla famiglia, le posizioni contro l’aborto, la proposta di assegnare incentivi ai giovani sposi. Don Tam inevitabilmente invoca un peso maggiore della fede nella società.
Entrambi i gruppi politici di estrema destra sono a favore delle ronde, come anche l’altro candidato sindaco, poi escluso dalla corsa elettorale, il “musicista” Beppe Maniglia, che però aveva avuto il merito di aver proposto ronde “multirazziali”.
Le destre “sinistre”
Tali estreme destre, assumendo posizioni di sinistra, finiscono per attirare l’elettore disattento, quello che non si interessa né di storia né di politica, quello che prova ribrezzo oltre che disprezzo per i “governanti”. E oltretutto rende ancora più desolante il panorama dell’attuale sinistra italiana, che con la sua versione soft-democratica si è resa indistinguibile dai programmi di centrodestra.
Tuttavia, il nocciolo che sottendono i richiami noglobal delle estreme destre è l’assoluto rifiuto della multiculturalità, in difesa di una presunta superiorità della cultura italiana. Queste destre premono per un ritorno alle radici “elleno-romane” del popolo italiano, ma, così facendo, costringono l’Italia a un oscuro vicolo cieco. Roberto Fiore, segretario nazionale di Fn, ha detto che occorre tornare a un’economia fatta di “agricoltura, casa e manifatturiero”, rifacendosi a Gilbert Keith Chesterton (lo scrittore inglese fattosi fervente cattolico, creatore del prete-investigatore padre Brown) che, non a caso, è uno scrittore di fine Ottocento. Ma la cultura, le idee e quindi il progresso nascono esclusivamente dallo scambio. Precludendo la possibilità di un dialogo paritario tra i popoli, di un incontro e di una convivenza multirazziale, questa destra nega il progresso e favorisce un immobilismo sempre più imbarazzante nella nostra società bloccata.
L’immagine: scorcio della Sala Farnese di Palazzo d’Accursio.
Eva Brugnettini
(LM BO n. 3, 15 maggio 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 41, maggio 2009)