Torna il “cowboy glam”, col suo secondo disco, “Jukebox Songs” (produzione Love & Thunder). Insieme a lui, i Lonesome Rabbits, per dieci brani reinterpretati acusticamente
Il brano più inatteso è il decimo, nonché ultimo della raccolta, La ballata di Carini, canzone tradizionale in dialetto siciliano. Il più sorprendente è il terzo, Key, ripreso da Mino Reitano. Il più bello, forse, è il quarto, Lost property, scritto da Neil Hannon dei Divine Comedy e inserito nell’album Regeneration (2001). Così abbiamo sentenziato. Ipse dixit.
In realtà, tutte le dieci tracce del secondo album del sempre più carismatico cowboy glam Stella Burns (all’anagrafe il palermitano-livornese Gianluca Maria Sorace), già leader degli Hollowblue e ormai amatissimo dai priopri fan, vanno ascoltate e godute una per una. Del resto, il titolo del disco, in uscita il 13 settembre 2016, dice già tutto: Jukebox Songs (produzione Love & Thunder). Ovvero, dieci cover, reinterpretate in modo davvero personale e originale, con scintillanti riarrangiamenti acustici. Ad accompagnare la sua voce e le sua abilità di polistrumentista (chitarra acustica ed elettrica, banjo, sintetizzatori, percussioni, Farfisa), ecco i Lonesome Rabbits, vale a dire i vecchi amici di tante avventure musicali e concertistiche, Mario Franceschi (piano, organo, harmonium, cori), Davide Malito (batteria, percussioni) e Franco Volpi (banjo, mandolino, chitarra slide, dobro, basso). A loro si aggiunge nel secondo brano, Far from any road (cover dei The Handsome Family, 2003), la voce duettante di Baby Carla (Carla Lippis).
Oltre a quelli degli artisti già citati, i brani riprendono componimenti di Leonard Cohen (Bird On a Wire, 1969), Richard Berry (Louie Louie, 1955-57), Radiohead (Lucky, 1997), Boaz Sharabi secondo Little Tony (Pamela, 1972), Joey Burns (Wash, 1996), l’altro livornese Piero Ciampi (La polvere si alza, 1963, tradotta in inglese dallo stesso Stella Burns). Identica è l’operazione compiuta per la summenzionata Key, scritta da G. C. Cadile, Franco e Mino Reitano, composta per il film poliziesco-erotico Il giudice e la minorenne del 1974 e pubblicata nello stesso anno dal celebre cantautore calabrese come b-side del suo 45 giri Dolce angelo-Sugar baby love (Durium). Tra parentesi, grande è l’ammirazione di Stella Burns per il talvolta sottovalutato Reitano, straordinario e poliedrico inventore di melodie e musica, e dotato di un talento vocale e di un timbro originalissimi e sorprendenti.
Questa seconda produzione dell’artista livornese è, per forza di cose, certamente più “classica” rispetto all’originalità sfrangiata e a volte sfrenata del precedente album di più di due anni fa, Stella Burns Loves You (recensito da LucidaMente in Una chitarra, cento suggestioni). In Jukebox Songs prevalgono il senso della misura, l’accortezza, lo studio, l’attenzione ricercata e pignolissima per ogni suono. E l’abilità di dare uno stile omogeneo a cover lontanissime tra loro come generi e periodi di composizione; un’unitarietà musicale che non poggia solo sulla scelta acustica, ma sulla personalità del leader del gruppo e dei suoi componenti. Così, grazie a loro, partendo da un immaginario musicale di tipo western, tutti i brani si trasformano in ballate dagli struggenti accordi, che esaltano la vena sentimentale degli artisti. Infine, qualche parola in più per la Ballata di Carini, che, come abbiamo detto all’inizio, chiude il disco.
Una canzone difficilissima da riprendere e reinterpretare per una serie di motivi. Si tratta di una lirica popolare siciliana; è stata eseguita da tantissimi artisti; è stata la celebre sigla di un altrettanto famoso sceneggiato dei tempi d’oro della Rai, L’amaro caso della baronessa di Carini (scritto da Daniele D’Anza e Lucio Mandarà e diretto dallo stesso D’Anza; trasmesso in quattro puntate tra novembre e dicembre 1975). Il cast era sontuoso: Ugo Pagliai, Janet Agren, Adolfo Celi, Enrica Bonaccorti, Vittorio Mezzogiorno, Paolo Stoppa. E davvero coinvolgente era la vicenda narrata, un delitto realmente avvenuto a Carini, presso Palermo, il 4 dicembre 1563, allorquando donna Laura Lanza, baronessa di Carini, moglie di don Vincenzo La Grua-Talamanca, fu assassinata, per motivi d’onore, dal padre don Cesare Lanza.
Tuttavia, parte dell’enorme successo del programma tv fu in effetti dovuto alla canzone iniziale, che è certamente rimasta impressa nella mente dei meno giovani, che opereranno un inevitabile confronto musicale. E proprio la versione che introduceva le suggestive sequenze della riduzione televisiva Rai è quella ripresa da Stella Burns: testo di Otello Profazio (altro interprete del componimento), tratto da una delle innumerevoli trasposizioni del poemetto anonimo pervenuteci e musicato da Romolo Grano (nello sceneggiato la voce era di Luigi Proietti). Il nostro livornese ce ne offre una versione appassionata e commovente nella quale sembra riscoprire le proprie lontane, ancestrali, ma, evidentemente, ancora vivissime radici siciliane. Così, con La ballata di Carini, concludiamo in modo circolare, riprendendo da dove avevamo iniziato. Un andamento circolare armonioso, come quello delle musiche di Stella Burns.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 129, settembre 2016)
Recensioni discografiche del direttore Tripodi: Le cover secondo Stella Burns Il jazz ben temp(e)rato di Evan Le armoniose schegge musicali dei Dropp Pin Cushion Queen: il canto come melodia Manuel Volpe intimo e visionario La versatilità musicale di Capvto La magia elettronica dei Torakiki La forza della voce di DonnaKatya, la musica dei The SuperFeed Piccola orchestra Vale & The Varlet La musica e le parole degli Ono La misteriosa voce di Armaud I nuovi merletti vocali di Suz «Questo profumo dei nostri anni morti» La musica e le immagini di Giovanni Dal Monte La bella vita di Guido Elmi L’opzione rock dei The Maniacs I Pristine Moods e la magia del theremin Il vortice vocale di Rocío Rico Romero La fine della “Chimera” del XX secolo e la crisi dell’Occidente Un disco senza “Failing” Godblesscomputers, Johann Sebastian Punk, K-Conjog, Portfolio Il disco imbullonato dei The Gentlemen’s Agreement Suoni antichi, eppure nuovi… comunque freschi e morbidi Il nuovo immaginario musicale dei Junkfood Saluti da Saturno, ovvero l’optigan d’autore L’avvincente viaggio musicale del signor Rossi La seconda primavera di Simona Gretchen, Eterea e Crimea X Sophisticated Suz Dissonanti armonie dal XXI secolo