La prima reazione alla lettura de L’appuntamento (inEdition editrice/Collane di LucidaMente, pp. 130, € 10,00), terzo lavoro editoriale di Leonardo Marini, di professione sceneggiatore, residente a Roma, è di profondo stupore e disorientamento. La trama dell’opera, che certamente impressiona il lettore, è focalizzata sulle vite di due uomini: vite un po’ tristi, monotone, che improvvisamente si intrecciano. L’occasione è il malsano desiderio provato da entrambi di praticare l’antropofagia, cioè l’assunzione di carni umane.
L’ispirazione a un fatto di cronaca – “La scelta dell’argomento – spiega l’autore – è lontanamente legata ad un caso di cronaca avvenuto in Germania qualche anno fa. Quello che mi colpì non fu né il carattere macabro di quell’evento, né il processo giudiziario che ne seguì, e che di quel caso fu l’aspetto più celebre ed eclatante; bensì fui impressionato dai pochi cenni sull’incontro dei due protagonisti di quell’atto. Dal racconto emergeva che questi due individui, nelle ore di attesa che li separarono dal compimento del loro terribile proposito, si erano relazionati con modi assai civili, garbati, delicati. Mi stupì appunto una sorta di contrasto fra un desiderio così bestiale e disumano, quale appunto la pulsione cannibalica, e i modi invece civili, educati, urbani, con cui questi due uomini si erano incontrati e conosciuti”.
La trama de L’appuntamento – Il romanzo racconta la storia del trentacinquenne Ilario che decide di mettere un annuncio su internet per trovare qualcuno disposto ad ucciderlo e mangiarlo. Conosce così Giacomo, più che cinquantenne, che diventerà il suo carnefice. L’incontro tra i due, finalizzato al compimento del macabro rito, farà sbocciare un’inaspettata simpatia che, nel corso di una sola giornata, si trasformerà in attrazione e affetto. “Fin dalla fase dell’ideazione di questa storia – precisa Marini – mi sono detto che ogni tentativo di immedesimazione, ogni sforzo mimetico, in merito ai due personaggi, non avrebbe potuto che operare colossali falsificazioni e banalizzazioni. Credo che una perversione tremenda come quella di Giacomo e Ilario sia qualcosa di così profondo, oscuro e abissale, da risultare totalmente inconoscibile e immune da ogni sforzo immaginativo di chi non partecipi di tale patologia. Perciò ho scelto di restare al di qua dei miei personaggi, ovvero di non entrare mai nella loro interiorità, nei loro pensieri. Ho preferito così una scelta narrativa fredda e distante, una sorta di racconto oggettivo, come se il narratore dall’esterno pedinasse e osservasse i personaggi che sta raccontando. Come ho detto, una vera e propria immedesimazione era impossibile, e difatti i due protagonisti non rispecchiano la “tipicità”del maniaco; rappresentano invece due solitudini, due patologie dell’esistenza. Ciò che è importante è la loro patologica incapacità di vivere armonicamente i fondamentali aspetti della vita: la percezione di sé, il rapporto con gli altri, il rapporto con il tempo”.
La struttura del romanzo e le tematiche presenti – Il romanzo può essere idealmente suddiviso in due segmenti: il primo incentrato sulla descrizione delle abitudini e passioni dei due protagonisti prima della reciproca conoscenza, ed il secondo nel quale l’attenzione del narratore si focalizza sull’incontro e sul successivo contatto psicologico, morale e fisico di Giacomo e Ilario. I mestieri svolti dai due personaggi non sono per loro molto soddisfacenti: Ilario fa il parrucchiere, mentre Giacomo vive grazie alle rendite che gli fruttano due case che affitta a studenti. I due sembrano avere tendenze omosessuali e (in particolare Giacomo) si esprimono al riguardo; infatti è proprio Giacomo a dire che “si debba vivere la propria sessualità fino in fondo, senza paure o ipocrisie”, mentre Ilario si vergogna della propria condizione – anche se tenta di negarlo -, tenendo nascosta la verità ai propri genitori e costruendo, con l’aiuto di alcune amiche, delle “ragazze di facciata”. Ma Marini precisa che “non ho voluto lanciare alcun messaggio nell’ambito della vita sessuale dell’individuo, fermo restando che la mia opinione è quella che ciascuno possa esprimere il proprio eros in assoluta libertà. Le parole di Giacomo sono solo un espediente attraverso il quale prende vita un acre scontro tra i due personaggi”.
L’origine dell’istinto antropofagico – Il macabro interesse che entrambi nutrono verso la distruzione del corpo umano appare inizialmente inspiegabile, anche se, dopo, entrambi chiariscono i motivi che li spingono a questo atto. Ilario dice che tale suo incontenibile desiderio aveva avuto origine cinque anni prima: alla vista di una madre che allattava il proprio piccolo, aveva avuto l’impressione che quest’ultimo stesse divorando il corpo della donna che lo aveva dato alla luce. Da quel giorno Ilario non era più riuscito a dimenticare la scena, finendo per comprendere che non si trattava di un’ossessione bensì di un desiderio. Giacomo, invece, non sa dire quale sia stato l’evento scatenante del suo istinto brutale, ma parla della tribù di Fore, composta da cannibali che con il tempo, a causa dell’antropofagia, si stavano estinguendo, colpiti da un’irrimediabile malattia al cervello. “Anche queste giustificazioni sono intenzionalmente poco verosimili – spiega l’autore -, ma vogliono piuttosto creare un discorso quasi filosofico o visionario. Difatti non ho voluto scrivere un romanzo realistico; non mi interessava nella maniera più assoluta la semplice vicenda in sé, nei suoi aspetti torbidi e scabrosi. Quello che ho voluto fare è utilizzare questa storia per scrivere qualcosa che fosse a metà fra il racconto filosofico e il racconto psicologico. Ilario è gravato da una patologica “fissazione all’infanzia”, essendo rimasto, anche da adulto, “figlio”; per questo la visione dell’allattamento assume una funzione scatenante nella sua ossessione. Giacomo, invece, ha un rapporto di rifiuto con il proprio passato, con la vita sociale, con ogni forma di affetto; per questo l’antropofagia diventa in lui l’immagine visionaria di una sorta di universale vocazione dell’umanità all’autodistruzione”.
Storie parallele – Il romanzo si presenta molto scorrevole, stimolando quel pizzico di curiosità che spinge il lettore ad assaporarlo fino all’ultima pagina. Molto interessante è la trovata iniziale: il racconto delle giornate dei due protagonisti, che sino al momento dell’incontro non si intersecano, viene alternato e incatenato. Il linguaggio di Marini talvolta assume una certa crudezza, scendendo in particolari intimi che denotano l’obiettivo di dotare i personaggi di profondo spessore.
L’immagine: la copertina de L’appuntamento, di Leonardo Marini.
Marco Papasidero
(LucidaMente, anno III, n. 29, maggio 2008)