Nel suo ultimo romanzo “Il caso Carlo Sabattini” (Il Fiorino), la scrittrice modenese Nunzia Manicardi ripercorre la tragica vicenda del contadino-ecologista, rinchiuso in manicomio per aver denunciato gravi reati ambientali
Diffondere storie scomode e difficili, che per anni e anni sono state volutamente nascoste dai poteri forti della politica, è l’obiettivo verso il quale Nunzia Manicardi, nelle sue oltre 50 pubblicazioni, ha spesso puntato il tiro (vedi anche No alla contenzione: legàmi, non legacci; Quando le istituzioni umiliano il cittadino).
Questa tendenza è al centro anche della sua ultima fatica, Il caso Carlo Sabattini. Un romanzo d’amore e di denuncia (pubblicato dalla casa editrice modenese Il Fiorino, pp. 230, € 12,00, ebook € 3,99), che racconta una delle pagine più controverse della storia recente della politica emiliana. La Modena di metà anni Ottanta è il teatro della lotta di Carlo Sabattini, ambientalista che combatté contro ogni tipo di abuso ecologico, denunciando ripetuti soprusi e fornendone le prove. Trovatosi solo in questa difficile battaglia, Sabattini venne screditato dai notabili del locale Partito comunista italiano ai quali aveva pestato i piedi. Infatti, nell’aprile del 1985, Sabattini, con l’infondata accusa di essere matto, venne condotto nel manicomio psichiatrico giudiziario di Castiglione dello Stiviere. L’internamento non fermò però la sua azione politica. In occasione delle elezioni amministrative del maggio 1985, Sabattini, come esponente di quella lista verde che aveva contribuito egli stesso a creare, fu il consigliere comunale più votato.
Il successo istituzionale condusse giocoforza al suo rilascio. Sabattini venne giudicato “non socialmente pericoloso” e poté occupare il proprio posto all’interno del Consiglio comunale di Modena, dove confermò il suo ruolo di strenuo oppositore a ogni forma di strapotere politico. Tuttavia, l’accusa infamante di essere pazzo lo accompagnò e tormentò per il resto della sua vita, conclusasi prematuramente il 9 febbraio 1989, a soli 60 anni, proprio durante una seduta del massimo consesso cittadino. È qui, infatti, che Sabattini venne stroncato da un infarto, probabilmente favorito dalle percosse subite poco tempo prima da alcuni attivisti politici del Pci.
Nunzia Manicardi ha deciso di farsi portavoce della sua storia, non con un saggio, ma con un romanzo che possa restituire al lettore le vibranti contraddizioni sottese alla vicenda. Nel suo romanzo, la Manicardi intreccia la vicenda di K.S. (la K è un omaggio a Franz Kafka, ai cui personaggi la paradossale vicenda si avvicina) con quella di Emiliana Ferrari, giovane e ingenua giornalista innamorata di un magistrato che risulterà infine colluso. Rimanendo fedele ai fatti realmente accaduti e ai testi dello stesso Sabattini, la Manicardi tesse la trama di questa doppia drammatica vicenda che, nel suo svilupparsi, ci conduce all’interno della psicologia di tutti i personaggi e della fitta rete giudiziaria che, via via, si stringe attorno a K.S. Il caso Carlo Sabattini è il perfetto esempio di una letteratura impegnata e “scomoda”, che non ha paura di denunciare i momenti più foschi della nostra storia e, proprio per questo, deve essere divulgata e analizzata. Affinché mai più possa accadere qualcosa di simile.
Le immagini: la copertina de Il caso Carlo Sabattini e la scrittrice Nunzia Manicardi.
Gabriele Bonfiglioli
(LucidaMente, anno XI, n. 123, marzo 2016)