In questo numero di LucidaMente dedicato alla “Storia ignorata” sarebbe stata opportuna anche la presenza di un contributo incentrato sulla censura o sulla scarsa conoscenza della storia degli atei, dei liberi pensatori, dei libertari, degli anticonformisti, degli innovatori… e sulla loro costante persecuzione soprattutto da parte delle religioni monoteiste e in particolare di quella cristiano-cattolica. Del resto, nessuno ha mai chiesto “perdono” per il rogo di Giordano Bruno, per le persecuzioni di Tommaso Campanella e di Galileo Galilei, solo per citare alcuni dei casi più eclatanti.
Maggiore dialogo esiste tra concezioni religiose che si sono macchiate di ferocia, delitti e sangue, che da parte delle stesse nei riguardi di chi non ha mai fatto del male a chicchessia, anzi predica la comprensione tra gli uomini e la nonviolenza: tutti gli integralismi sono complementari e si sostengono gli uni con gli altri; tolleranza e relativismo filosofico, al contrario, non necessitano di “nemici”, di fanatismo, di ignoranza superstiziosa.
Se ne è discusso comunque a Bologna lo scorso 26 maggio, allorquando, nel tardo pomeriggio, presso lo spazio Capodilucca, si è tenuto, organizzato da Bologna città libera, il brindisi per il varo del Manifesto laico per Bologna. Nel corso dell’incontro sono intervenuti il medico Angela Attianese, il consigliere comunale Serafino D’Onofrio, Stefano Rosanelli del circolo Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) del capoluogo emiliano e il nostro direttore Rino Tripodi.
Tutti i relatori hanno ribadito che la difesa della laicità – battaglia culturale, politica e civile divenuta così ardua solo in Italia tra le nazioni avanzate – è divenuta fondamentale per la tutela delle libertà e della democrazia nel nostro paese e per porre un argine nei confronti delle ingerenze vaticane e di tutti gli integralismi, a garanzia degli stessi credenti in qualsiasi religione. A partire da Bologna.
Di seguito, il testo completo dell’importante documento.
Apre il cantiere dei diritti
La democrazia nasce e muore dove nasce e muore il cittadino, e cioè l’individuo dotato di diritti inalienabili.
Nell’Italia di oggi, nelle sue piazze e nelle sue città, nelle sue scuole e nei suoi ospedali, la democrazia sta morendo perché i diritti dei suoi cittadini vengono lentamente a spegnersi, giorno dopo giorno. Per questo la battaglia per i diritti è la prima battaglia per la democrazia: è una battaglia per la laicità perché riguarda il diritto dei cittadini al libero appello alla propria coscienza e al libero governo del proprio corpo.
Il ceto politico del nostro paese è imploso, al centro e alla periferia. La rappresentanza parlamentare è sequestrata da partiti che non sono in grado di elaborare alcuna risposta al mutamento del mondo e della nazione, perché proprio nel mutamento si agita lo spettro che temono più di ogni altra cosa.
Questo impone a tutti noi di agire per i diritti e la democrazia nel proprio immediato ambito di vita, a partire dalla città: è da qui e soltanto da qui che possono essere fornite risposte a problematiche di sistema. “Dalle belle città date al nemico” partì la costruzione della democrazia in Italia. Da esse partirà la sua ricostruzione, dalle macerie che chiudono la vista a tutti coloro che hanno occhi per vedere.
La città che abbiamo in testa è una città che, insieme con tanti altri attributi, è anche e soprattutto giusta ed equa. Questo, in quel teatro di ombre che è l’Italia di oggi, è di per sé dirompente. Siamo un paese in cui il diritto non ha voce: ne consegue che i diritti – quelli sociali, quelli di cittadinanza e persino, sotto molti punti di vista, quelli politici – perdono progressivamente di spessore per diventare sottili come veli che coprono appena il nudo primato delle ragioni del potere.
Nessuno si illuda di essere esente dalle conseguenze dell’agonia di questa democrazia, perché i diritti si tengono sempre l’uno con l’altro. Il diritto al lavoro e i diritti di chi lavora, il diritto alla conoscenza e il diritto al miglioramento delle proprie condizioni di vita, il diritto alla libertà di coscienza e il diritto alla gestione del proprio corpo. La sistematica erosione di tutti i diritti, nessuno escluso, è il segnale eclatante dell’involuzione di uno Stato di diritto in uno Stato di arbitrio in cui le convenienze fanno premio sulle norme.
E’ tempo di ridisegnare in prima persona, senza intermediazioni, un perimetro di convivenza civile, di democrazia, di umanità. Per questo crediamo che la Bologna che abbiamo in mente debba essere una città laica. Una città dei diritti. Le declinazioni sono infinite.
Una città laica può essere tantissime cose
Una città il cui sindaco svolge la funzione di notaio biologico dei cittadini, residenti e non residenti, disponendo un ufficio incaricato di raccogliere le disposizioni dei singoli relative al trattamento medico della propria persona nel caso di sopraggiunta impossibilità di comunicare.
Una città che garantisce, nel ristretto ambito di manovra consentito dalla legislazione nazionale, pari diritti alle coppie di fatto e ai single, indipendentemente dall’orientamento sessuale, in merito a tutti gli interventi in tema di politiche di sostegno alle famiglie.
Una città che fornisce adeguata assistenza informativa e legale nelle controversie in materia di eredità e di assistenza ospedaliera fra persone non sposate.
Una città che difende i diritti della donna potenziando la rete dei consultori e vietandola alle intimidazioni dei gruppi antiabortisti, che garantisce la presenza di medici non obiettori nelle strutture pubbliche, che invita i medici obiettori a qualificarsi da subito come tali, che promuove una capillare informazione sulla disponibilità quotidiana di medici che prescrivano la pillola del giorno dopo.
Una città che prende atto dell’incostituzionalità della legge 40 sulla procreazione assistita – come recentemente indicato dalla Consulta – e di conseguenza, per la tutela dei diritti della donna e della coppia, si attiva per la creazione di un fondo destinato al sostegno finanziario delle cittadine che richiedono di essere sottoposte all’impianto di ovuli in strutture europee che garantiscano la salute della paziente, e che al tempo stesso promuove e appoggia il ricorso alla Corte costituzionale contro le patenti illegittimità del testo legislativo.
Una città che riconosce nella libera crescita sessuale e affettiva un diritto fondamentale del cittadino, che istituisce corsi di educazione sessuale nelle scuole primarie e secondarie, che distribuisce gratuitamente i profilattici ai minorenni.
Una città che combatte la violenza e la discriminazione sessuale attraverso la prevenzione, promuovendo nelle scuole il rispetto delle diversità.
Una città che si costituisce parte civile in tutte le cause di razzismo e di discriminazione.
Una città il cui sindaco accetta di unire in matrimonio, anche se solo simbolicamente, cittadini dello stesso sesso, nella coscienza dell’importanza dei gesti simbolici e nell’attesa che l’Italia diventi un paese occidentale moderno, perché così prima o poi dovrà essere.
Una città che non ha paura della diversità delle culture ma le riconosce come risorsa, armonizzandole nei principi di base del diritto attraverso corsi gratuiti di educazione e pratica civica per tutti gli adolescenti, di origine italiana e non italiana.
Una città che tutela la pluralità delle scelte religiose e la pari dignità di fede e mancanza di fede, dove non esistono spazi pubblici intoccabili perché consacrati alla pretesa primazia identitaria della tradizione cristiana.
Una città che non destina un solo centesimo di bilancio comunale alle scuole parificate e che sottopone gli enti religiosi ai medesimi obblighi tributari di ogni altro soggetto residente nel territorio del Comune.
Una città che riconosce il fallimento delle politiche proibizioniste in materia di tossicodipendenze offrendo apposite strutture ai programmi di riduzione del danno.
Questa città esiste già nella nostra mente: si tratta di farla diventare realtà, partendo da Bologna.
Nessuna delle idee che abbiamo esposto è contraria ai principi della ragione, del diritto e dell’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Al di sotto di questa soglia, nel rifiuto di questi principi, esiste soltanto la barbarie.
Per questo chiediamo a tutti, uomini e donne, di interrogare responsabilmente la propria coscienza e di prendere posizione a sostegno di queste nostre proposte di ragione e di libertà.
L’immagine: l’Italia, vale a dire un’importante provincia dello Stato del Vaticano.
Marco Papasidero
(LucidaMente, anno IV, n. 42, giugno 2009)