La voce della bimba scomparsa misteriosamente nel 1375 risuonerebbe ancora nel castello riminese di Montebello. Abbiamo chiesto se sia vero a Simone Angioni, esperto di paranormale
Nel corso del XII Congresso nazionale del Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale (Cicap), svoltosi a Volterra dal 5 al 7 ottobre 2012, il chimico dell’Università di Pavia Simone Angioni e il tecnico del suono Marco Morocutti hanno presentato, in anteprima in Italia, i risultati delle loro ricerche svolte, tre anni fa, presso il castello di Montebello (Rimini). Esse miravano a registrare la voce, e altri rumori, del fantasma di Azzurrina (cfr. Il Cicap rende pubbliche le registrazioni dei suoni del castello di Azzurrina: nessun fantasma, in www.cicap.org/). Secondo la tradizione, infatti, la notte del solstizio d’estate (21 giugno) di ogni anno divisibile per cinque, la voce di “Azzurrina” risuonerebbe tra le mura del castello riminese (cfr. Montebello e la leggenda di Azzurrina, in www.youtube.com, e il nostro I pianti di Azzurrina nel solstizio d’estate). Il suo vero nome era Guendalina Malatesta ed era una bambina albina, morta in circostanze misteriose nel 1375. Abbiamo incontrato e intervistato il dottor Angioni, “l’acchiappafantasmi” che ha guidato il team di ricercatori, impegnati nel tentativo di catturare – con una strumentazione tecnologica di altissima qualità – rumori di matrice umana.
Benvenuto, dottor Angioni. La notte del 21 giugno 2010, lei e il suo staff avete effettuato registrazioni all’interno del castello di Montebello. I risultati di questo esperimento sono stati esposti, insieme al fonico Morocutti, alla fisica Giuliana Galati e all’illusionista Nicolas D’Amore, lo scorso ottobre a Volterra. Può illustrare tali esiti anche ai nostri lettori, oltre alle metodologie utilizzate per ottenerli?
«È un piacere avere l’opportunità di raccontare questa singolare avventura. Il nostro team si è recato al castello di Montebello il 21 giugno 2010, per documentare la “consueta apparizione” del fantasma di Azzurrina, secondo quanto dice la leggenda: la voce della bimba, scomparsa proprio il 21 giugno 1375, risuonerebbe, infatti, nel locale di accesso alla ghiacciaia e, per la tradizione, sarebbe registrabile con strumenti di uso comune. Grazie alla disponibilità dei custodi del castello, abbiamo posizionato cinque microfoni in punti accuratamente selezionati, per determinare intensità e direzionalità dei fragori individuati. Chiaramente sarebbe stato ingenuo pensare che in una struttura millenaria, di notte, non ci fossero rumori: scricchiolii, tonfi e cigolii sono normali. Quello che volevamo verificare era la presenza di un segno di intelligenza, qualcosa di indubbia matrice umana. Le registrazioni, invece, sono risultate piene di suoni molto deboli e casuali – quali, appunto, scricchiolii, colpi da dilatazione termica, spifferi – e non è stato rilevato nulla di inspiegabile. La nostra strumentazione era di ottima qualità, siamo persino riusciti a catturare il ronzio di un insetto! Non c’è dubbio che, se qualcuno avesse parlato, noi lo avremmo percepito. In ogni caso, le registrazioni sono a disposizione di ogni volenteroso che voglia andare a caccia di anomalie».
Le rilevazioni, eseguite in passato da altri ricercatori, hanno raccolto svariati rumori di fondo, voci e risate provenienti da fuori e dentro il castello. Gli spezzoni, ascoltabili durante le visite guidate e sovente trasmessi in televisione, sono degli estratti dei files originali, modificati per accentuare suoni misteriosi. Per eseguire un confronto sarebbe necessario esaminare le registrazioni autentiche, attualmente in possesso del Laboratorio interdisciplinare di ricerca biopsicocibernetica. Ma sembra che ci siano dei problemi per poterle reperire. Ce ne parla?
«La questione non è semplice. Le registrazioni precedenti al 2010 risalgono al 1990, al 1995, al 2000, al 2003 e al 2005 e non è chiaro chi sia stato ad eseguirle. Come ha giustamente sottolineato lei, gli spezzoni ascoltabili sono degli estratti amplificati e filtrati, che permettono di percepire suoni molto deboli. In questo senso, quindi, le rivelazioni del passato non sono poi così diverse dalle nostre. Purtroppo, però, con il materiale disponibile non possiamo dare un parere sulla matrice di quei suoni. Sicuramente il Laboratorio interdisciplinare di ricerca biopsicocibernetica ha in possesso dei files originali, tuttavia è piuttosto complesso riuscire a ottenere copia del materiale».
Avete fatto espressamente richiesta per poter effettuare una comparazione?
«Sì, esattamente. Dal Laboratorio, però, ci è stato chiesto di stilare un documento, dichiarando le finalità, i metodi, le modalità, gli strumenti (hardware e software), i nomi e le qualifiche di chi avrebbe avuto accesso ai files. Il documento, se approvato dal direttivo del Laboratorio, avrebbe portato alla creazione di una commissione congiunta di esperti. Ci è sembrata una procedura un po’ troppo elaborata, considerando che nel mondo scientifico i dati vengono comunemente scambiati in totale libertà, per facilitare confronti e dibattiti. Inoltre, non avendo idea di cosa ci sia in quei files, è impossibile definire in maniera dettagliata metodi e prassi di ascolto. Per ora, quindi, abbiamo deciso di soprassedere. Magari, in futuro avremo modo e voglia di sottostare alle condizioni imposte. Nel frattempo, il nostro materiale rimarrà disponibile a chiunque, come segno di trasparenza e di apertura».
Grazie, dottor Angioni.
Le immagini: Simone Angioni; Marco Morocutti; il castello di Montebello.
Marco Cappadonia Mastrolorenzi
(LucidaMente, anno VIII, n. 90, giugno 2013)