Sia nei talk show politici sia nei programmi d’intrattenimento è invalso l’uso di deridere. Soprattutto chi dissente dal pensiero conformista
Sorrisetti. Ghigni. Scuotimenti del capo. Risatine. Volti induriti dall’odio. Cattiverie. Insulti personali. Non è un incubo. È quanto normalmente viene veicolato da molte tv e programmi più visti da un pubblico ormai assuefatto e acritico. Non è più lo schermo della tv, ma lo scherno della tv. O la tv dello scherno.
Talk show o messa alla berlina?
Il giornalismo serio dovrebbe esporre oggettivamente i fatti e mettere a confronto opinioni diverse senza parteggiare per le une o per le altre. Il conduttore tv dovrebbe agevolare la libera espressione intellettuale degli ospiti privilegiando il pluralismo. Forse non è mai stato del tutto così, ma negli ultimi anni, con un aumento esponenziale dopo il 2020 “pandemico”, non si fa più nemmeno finta di rispettare la deontologia giornalistica e, ancor peggio, l’attenzione umana verso le persone.
Appena il povero ospite esprime qualcosa di diverso dal pensiero unico e da quanto vuole propagandare l’emittente televisiva o, meglio, la sua proprietà, già il conduttore o conduttrice comincia a interrompere, taglia corto, e palesa evidenti irritazione, rammarico o rabbia.
Il malcapitato dissidente è sempre messo a confronto con una pletora di avversari, tutti in linea col Potere. Così, mentre cerca di parlare, ecco che le immagini si sdoppiano o si quadruplicano per mostrare le espressioni facciali dei “buoni”: sorrisetti, ghigni, scuotimenti del capo, compatimento, risatine di scherno, volti induriti dall’odio.
La vittima prescelta, oltre alla normale difficoltà di riuscire a comunicare con lucidità e chiarezza la propria posizione, deve trattenersi dal reagire, come farebbe un normale essere umano. Alzandosi e andandosene? Replicando con parolacce? Distribuendo qualche ceffone agli ospiti in studio dalla faccia proprio da schiaffi? Occorre, invece, essere dei santi che le buscano e basta.
Le trasmissioni che “forgiano” la società e i giovani
Ovviamente, il messaggio che passa alle masse è di assoluta intolleranza, violenza, mancanza di ascolto delle ragioni e delle argomentazioni altrui. Il linciaggio ha raggiunto e raggiunge i suoi estremi se si parla di “vaccini”. O, oggi, di guerre assurde, balle pseudoecologiste o dittatura gender. Il contrario della democrazia. Un completo degrado civile e culturale.
E, purtroppo, tali “stili” predominano anche nelle trasmissioni d’intrattenimento. Oltre alla sopradescritta gestualità, nei programmi “leggeri” si aggiungono gesticolazioni strane, mossette, faccine… E infinita volgarità.
In più, è tutto ancora più falso, finto, precostituito, preparato, “cosmetico”. Tutto è apparenza e finzione. Occorre che tutti, dai conduttori agli ospiti comuni ai concorrenti ai giochi, palesino allegria, felicità, divertimento, spensieratezza. E, si sa, nulla è più triste della finta gioia. Per non dire dei programmi che ledono la stessa dignità dei partecipanti. Tutto miserabile e senza pudore.
E, se ospiti, figuranti e claque possono essere compresi per i soldini che ricevono per fare gli idioti, i più imbecilli sono gli spettatori da casa, che potrebbero impiegare il loro tempo in modo, certo sempre leggero e rilassante, ma più intelligente e senza farsi del male.
Quanta faccia tosta ci vuole per poi lamentarsi che i “gggiovani” di oggi sono maleducati, intolleranti, violenti, non sanno sostenere una discussione in modo civile e sono semianalfabeti!
Le immagini: a uso gratuito da Pexels (autori cottonbro studio; Nothing; Breizh Clichés).
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XIX, n. 221, maggio 2024)