Presentate nel Museo della Tappezzeria di Bologna nell’ultimo fine settimana di settembre, le prime cinquanta “sciarpe di Gaya”, cucite singolarmente utilizzando pezzi originali di kimono, rappresentano una novità ricca di storia e colore
Un’iniziativa originale, colorata e piacevole al tatto: le creazioni di seta di Paola Gabrielli, architetto con la passione del cucito, sono veri pezzi d’arte. Si tratta di stole composte dall’unione di parti originali di kimono giapponesi, dei quali, per tradizione, non si deve sprecare nulla. La linea Le sciarpe di Gaya si pone – per ora con i primi cinquanta elementi presentati a Bologna a un prezzo speciale, ma presto anche sul mercato internazionale – come un progetto etico, trasformando antichi rituali nipponici in esperienze nuove che parlano italiano.
«L’idea delle sciarpe è un’intuizione prima ancora che un progetto: un’amica mi porta da Kyoto un sacchetto con una decina di pezzi di sete colorate. Le conservo come altre cose (sassi, conchiglie, legnetti, bottoni), sapendo che a un certo punto torneranno utili. Poi, tiro fuori la macchina da cucire e faccio una sciarpa… È subito amore!». Le parole del fantasioso architetto si riferiscono alla prima stola confezionata nel 2009. Le successive realizzazioni hanno poi preso avvio sulla scia della trasformazione, dell’evoluzione e della possibilità di nuovi usi del materiale originale. L’antica tradizione giapponese vuole la stoffa del kimono stampata con motivi floreali o soggetti tratti da bandiere o scene di guerra; spesso essa riporta anche stemmi di famiglia, simbologie e storie private e, per questi motivi, ogni abito è sempre esclusivo. Tale affascinante aspetto impreziosisce ulteriormente la novità delle sciarpe, che, tutte diverse e uniche, portano con sé la magia del loro percorso storico e di un vero e proprio viaggio.
Il poeta bolognese Gabriele Via ha paragonato le stole agli haiku, i componimenti in versi nati in Giappone nel XVII secolo e caratterizzati dalla brevità e da un linguaggio prettamente sensoriale che cattura emozioni e sentimenti. Come gli intrecci dei tessuti, anche la letteratura si articola in fili e trame e il “grumo” di sillabe degli haiku, nella sua sintesi, proviene da un lungo silenzio, un lavoro individuale di riflessione tipico del mondo dell’arte. Il fascino culturale della “sciarpa” risiede anche nella tradizione di un gesto arcaico, in questo caso non solo giapponese, che denota da sempre stima, virtù e affetto: scambiarsi o portare in dono tale accessorio. Le sciarpe di Gaya rappresentano dunque, in una parola, la cultura vera, quella che insegna ad amare ed educa alla sensibilità.
La saga del kimono giapponese è concettuale e continua nel tempo, con una struttura logica e intellettuale che vieta lo spreco del suo tessuto. Nasce da qui l’originalità non di prodotti di serie ma di pezzi unici confezionati a mano uno per uno, dopo un’attenta selezione e un’accurata unione di parti di pure sete colorate oppure nere o bianche (quelle del tanmono, il rotolo dal quale nascono i kimono). Esposte per la prima volta a Bologna il 26, il 27 e il 28 settembre nell’elegante e suggestiva cornice del Museo della Tappezzeria “Vittorio Zironi” – in via di Casaglia 3 – con il titolo Storie di seta, le stole di Paola Gabrielli, lunghe due metri e larghe trentatré centimetri, non sono ancora un marchio commerciale, ma un’ispirazione che ha preso forma grazie al supporto amichevole dell’architetto e interior design Tomoko Yanagy e della designer Mara Niggeler.
Le immagini: alcune delle preziose sete giapponesi presentate a Bologna, fotografate da Marco Fortini.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente, anno IX, n. 105, settembre 2014)