Il ruolo di un educatore, la maternità e l’importanza di condividerla raccontate in “Mai più sole” (C1V Edizioni)
La maternità è un viaggio di sola andata che non va mai affrontato senza compagnia: questo il messaggio che Alessandro Curti – già autore di Padri imperfetti – lancia alle lettrici con la sua ultima opera, Mai più sole (C1V Edizioni, pp. 230, € 13,00). Si tratta di un concetto frutto di una personale convinzione, vista la professione di educatore che egli svolge da lungo tempo. Nel testo si intrecciano quattro percorsi di vite femminili, ben differenti e apparentemente distanti fra loro. Queste storie sono, per così dire, dirette “dalla regia” di Andrea, anch’egli educatore.
Sylvia è una giovane manager aziendale che non intende rinunciare alla propria carriera a favore della maternità. Smarthpone sempre in mano; agenda fitta di riunioni; due genitori tenuti volutamente lontani dalla propria quotidianità; un marito fotografo free lance, spesso in giro per il mondo. Erika, a causa dell’endometriosi, in poco tempo ha subìto diversi aborti, vissuti ogni volta – da lei e dal coniuge – come un fallimento personale. Con coraggio e angoscia porta poi avanti una gravidanza che volge al termine con un cesareo d’urgenza. Finalmente per lei, più che per il marito, il miracolo si è compiuto e sembra iniziare un percorso in discesa. Ma non è così: l’irrefrenabile gioia di essere divenuta madre deve convivere con l’umiliazione di un tradimento proprio da parte di chi avrebbe dovuto essere felice insieme a lei. Florjana è una ragazza di buona famiglia albanese, giunta in Italia con una promessa di vita matrimoniale ben differente da quella reale. Disperazione e tenacia la spingono a denunciare l’uomo che lungamente l’ha costretta alla prostituzione. Ma la ritrovata dignità personale non basterà a cancellarle dall’anima un vissuto che inciderà sulla sua esistenza.
Giorgia vive la sua seconda maternità con il terrore che al nascituro il destino riservi la medesima tragica sorte toccata alla primogenita: l’autismo. A questa preoccupazione si aggiunge il timore di non riuscire più a dedicare alla figlia tutte le attenzioni e le energie necessarie. Tale dilemma viene condiviso da Giorgia con il marito, che però è molto preoccupato dallo stress psicofisico della donna. Nelle quattro storie – dapprima narrate con distacco l’una dall’altra – s’inserisce la figura di Andrea, un giovane padre di professione educatore. L’uomo gestisce un servizio sperimentale di socializzazione per bambini accompagnati da un adulto di riferimento: si trova perciò quotidianamente a contatto con mamme e figli molto piccoli. A ogni nuova conoscenza, Andrea deve superare la diffidenza del mondo prettamente femminile verso l’accettazione di un educatore di sesso maschile. Ma la sua delicatezza e competenza sono tali per cui, in breve tempo, tale ostacolo viene rimosso.
Artefici di questa particolare “conquista di genere” sono, fra le altre, anche le quattro donne protagoniste, fino a quel momento, delle singole storie narrate: Florjana, da sempre sospettosa verso gli uomini; Giorgia, che, grazie ad Andrea, inizia il primo, vero percorso di inserimento della primogenita autistica; Sylvia, che rinuncia, per la prima volta, a un appuntamento di lavoro per accompagnare la figlia dall’educatore tanto osannato da suo padre, che segue la piccola; infine Erika, che decide di concedere al marito una seconda possibilità, tentando di superare l’umiliazione del tradimento. Il servizio gestito dall’uomo, insomma, funge da luogo di socializzazione soprattutto per madri che hanno differenti percorsi di vita e di solitudine. La condivisione delle proprie esperienze risulta quindi di fondamentale importanza per guardare avanti con ottimismo. Senza la figura dell’educatore, le storie delle quattro donne rimarrebbero fini a loro stesse, esattamente come l’autore le descrive all’inizio: per tale motivo riteniamo che il protagonista assoluto di questo romanzo al femminile sia Andrea. E, in ultimo, proprio una sua frase desideriamo regalarvi. È la risposta data alla figlioletta che gli chiede se il giorno in cui è nata sia stata l’unica a vedere la luce in quell’ospedale: «No, tesoro, insieme a te sono nati una nuova mamma e un nuovo papà».
Le immagini: la copertina del libro Mai più sole e una foto dell’autore, Alessandro Curti.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno XII, n. 134, febbraio 2017)