Magia o mito sono alcune delle risposte abituali alla domanda “Che cos’è l’alchimia?”. In ogni caso non si può negare che negli ultimi anni è diventata un fenomeno di moda. I viaggi della mente, gli arcani, i sogni, sono alcuni degli universi paralleli attraverso i quali si possono superare le barriere della fisica ed è lì che bisogna cercare le frontiere del nostro mondo alchemico. «Non si tratta di una novità» sostiene la Calzolari. «In Oriente si esprime attraverso la filosofia taoista, in Occidente attraverso l’uomo di Vitruvio, l’insieme dei quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco».
L’alchimia ha suscitato interesse anche nel mondo della scienza, tanto che molte concezioni di Einstein, «il fisico che racchiude l’uomo nell’universo, coincidono direttamente con la filosofia taoista». Studiosi del XIII e XIV secolo, come Paracelso, lo avevano già capito e così differenziavano il corpo fisico, elementare e più denso (che occupa il settanta per cento della nostra giornata lungo la quale si divide nei quattro elementi) dal corpo sidereo (quello notturno che inizia verso le sei di sera).
A che cosa serve l’alchimia?
«Non è un laboratorio» chiarisce Giacomino «si tratta di uno strumento che ci aiuta a trovare delle risposte. È una pietra filosofale». L’alchimia serve, ad esempio, a comprendere meglio la sessualità umana. «È l’equilibrio del dualismo e il concepimento è il momento culmine, quando il verbo si fa carne» (come si legge nel Vangelo [ndr]). Per capire quest’idea è necessario aver presente la differenza tra spirito, anima e corpo. «Quest’ultimo è la materia,» spiega la Calzolari «ciò che è visibile, l’anima è molto più vicina ad essa, mentre lo spirito è ciò che non si vede». «Lo spirito non ha sesso,» continua Giacomino «è androgino e nel momento della concezione sceglie un corpo maschio o femmina. Ma questo spirito, nelle diecimila vite precedenti, ha potuto essere uomo o donna e il suo farsi materia può creare grandi conflitti, soprattutto all’interno della famiglia. Ciò era già stato compreso molto bene dagli antichi Sumeri, popolo che realizzava una mappa natale per conoscere «l’essenza del nascituro».
L’alchimia e la salute
Vediamo più da vicino ciò che la Calzolari definisce come «la parte più bella e interessante dell’alchimia», ossia l’arte della guarigione, che, nel mondo alchemico, significa trovare il punto centrale tra malattia e benessere, l’equilibrio tra anima, corpo e mente, non più scissi, ma necessariamente uniti laddove non vi è alcuna malattia.
Questo è chiaro per i seguaci di Edward Bach (medico britannico conosciuto per i suoi contributi alla medicina naturopata, all’omeopatia e per aver scoperto il metodo che porta il suo nome: i Fiori di Bach), fedeli al suo motto: «Siate capitani della vostra anima, siate maestri del vostro destino».
Conversando con “La signora dei fiori”…
Così è conosciuta tra i suoi colleghi la dottoressa Calzolari. E con lei abbiamo conversato in occasione della presentazione dell’Accademia di Alchimia e delle Arti di Cura dell’Anima. Quest’accademia, in collaborazione con la brasiliana Scuola di Alchimia di Joel Aleixo, rappresenta «il punto di arrivo di dieci anni di ricerche» spiega la terapeuta.
I risultati di questo connubio sono anche i cosmetici della Linea ArboreVita che, come segnala la Calzolari, «si allacciano al mondo “medico” con l’obiettivo di “estrarre l’anima delle piante”. È in questo modo che l’alchimia diventa operativa, terapeutica».
Ma che cosa pensano gli italiani di tutto ciò? La stessa Calzolari ci spiega che si tratta di concetti forse un po’ difficili da introdurre in un popolo come quello latino, che «ha un’anima fredda. Perciò dipende da quanto si può fare nel terreno culturale. Dobbiamo pensare che l’italiano è molto pragmatico, è quando sta molto male che arriva a un discorso più elevato». E poi l’alchimia «non dipende dallo status culturale» ma ha bisogno che i tempi siano più maturi. Per la dottoressa ora come ora siamo in un momento propizio: «Alla ricerca di nuovi valori nell’educazione dei figli», sembra che cambino le nostre priorità e forse, «come è auspicabile, ci catapulteremo alla ricerca di Shambala» (posto mitico per il buddismo tibetano situato sotto l’Himalaya [ndr]).
Per ulteriori informazioni: http://www.universi-riuniti.com/home.html.
L’immagine: famoso ritratto (1617-1618) del medico e alchimista svizzero Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim detto Paracelsus (Einsiedeln, 14 novembre 1493 – Salisburgo, 24 settembre 1541), eseguito dal pittore fiammingo Peter Paul Rubens (Siegen, 28 giugno 1577 – Anversa, 30 maggio 1640).
Sara Diaz Gonzalez
(LucidaMente, anno V, n. 49, gennaio 2010)