“L’arte e la danza balinesi nella Collezione Wistari. Diario di una cosmopolita” è il titolo dell’esposizione dedicata ai materiali teatrali e di studio raccolti dalla danzatrice e allestita presso il Museo delle Culture di Lugano
La mostra L’arte e la danza balinesi nella Collezione Wistari. Diario di una cosmopolita rappresenta un’originale occasione di penetrare nella dimensione antropologica, spirituale e artistica della coreutica balinese attraverso lo sguardo e l’esperienza di Cristina Wistari. Tale originale figura femminile, alla pratica, allo studio e, poi, alla conservazione delle principali forme di danza tradizionali di quest’isola, ha dedicato la passione di una vita, diventando, dal 1985, una danzatrice «balinese» a tutti gli effetti, e danzando, oltre che nei teatri, nei templi in occasione delle cerimonie balinesi, un privilegio – quest’ultimo – raramente riservato a una occidentale.
L’esposizione presenta al pubblico 50 opere, maschere, costumi, copricapi, ventagli, pugnali e altri accessori necessari allo svolgimento delle performance,selezionati tra gli oltre 150 manufatti raccolti dalla Wistari in oltre 20 anni di attività e facenti parte della importante collezione che ora porta il suo nome. La Collezione Wistari è stata donata nel 2014 al Museo delle Culture di Lugano (Mcl) da Alberta ed Ettore Formaggia, fratelli ed eredi della danzatrice. Il percorso espositivo è organizzato in tre sezioni tematiche: la danza rituale mascherata (topeng); l’archetipo delle danze balinesi (gambuh); il teatro balinese e l’incontro con gli europei. Completa l’insieme un’esclusiva intervista rilasciata dalla Wistari a Bali, curata dall’Odin Teatret di Holstebro (Danimarca) e presentata al pubblico per la prima volta in versione integrale.
L’Archivio di materiali documentali e di studio di Cristina Wistari è anch’esso stato donato dagli eredi al Mcl: documenti cartacei, fotografici e audiovisivi raccolti con cura e passione già a partire dagli anni Settanta (all’epoca dei suoi primi viaggi in Oriente. Qui la Wistari, grazie al contatto diretto con i grandi maestri, ha potuto apprendere i segreti delle arti tradizionali), in maggioranza concernenti la danza gambuh, la più antica di tutte, fonte originaria dei generi drammatici a esso posteriori, la cui memoria rischiava, agli inizi degli anni Novanta, di scomparire.
L’esposizione temporanea rimarrà allestita al Museo delle Culture di Lugano (all’Heleneum, in via Cortivo 24-28) fino al 10 maggio 2015. Curata da Cristina Galbiati (collaboratrice scientifica del Mcl) e Paolo Maiullari (curatore del Mcl), essa è il risultato di un progetto scientifico sviluppato dal museo a partire dal 2012, con il sostegno della Fondazione Ada Ceschin e Rosanna Pilone di Zurigo e in collaborazione con l’Odin Teatret e con Festa Danzante, evento dalla portata nazionale, la cui decima edizione si svolgerà dall’8 al 10 maggio 2015. Inoltre, il progetto del Mcl è realizzato con il sostegno di Repubblica e Cantone Ticino – Fondo Swisslos.
La figura di Cristina Wistari, all’anagrafe Maria Cristina Formaggia (Milano 1945-2008), si esprime in una vita marcata da una estrema originalità. Allo stesso tempo, come è per gli spiriti capaci di leggere e introiettare i desideri profondi che scorrono nella propria epoca, la sua esistenza diventa emblematica di una generazione e di una stagione storica: si fa essa stessa “storia”, incarnazione di una ricerca di libertà, di bellezza e di spiritualità e, quasi travalicando in una dimensione archetipale, sgorga in un’esperienza umana e vitale che è patrimonio della comunità intera. La sua vicenda inizia, come scrive in un suo articolo Cristina Galbiati, «dalla Milano degli anni Settanta, dove una giovane donna dall’animo irrequieto cerca di conciliare le sue origini borghesi con il desiderio, o piuttosto la necessità, di una vita “altra”».
La sua “bussola” si rivolge inevitabilmente a est e «Il viaggio in Oriente, con i suoi continui spostamenti, è soprattutto viaggio interiore. Nell’incessante peregrinare che caratterizza quegli anni, l’India è spesso punto di partenza o di arrivo». L’India è la sua meta, passando per Grecia, Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan, fino all’incontro con Bali, di cui, in uno stralcio dal suo diario, riportato dalla Galbiati, dice: «Sono ammaliata dall’isola, dalla sua bellezza, dalla sua natura lunare. Tutto intorno a me esprime una profonda sensualità […] una continua celebrazione alla vita attraverso intricati rituali. […] all’improvviso, una nuova intuizione: la danza, il kathakali».
Lì raggiunge la consapevolezza che, scrive ancora la Galbiati, «la dimensione spirituale deve passare attraverso la fisicità del corpo», deve farsi movimento dispiegato nello spazio-tempo; l’invisibile deve incarnarsi attraverso un corpo disposto a farlo (ri)vivere calandosi in forme gestuali e suoni impregnati di una spiritualità sostanziata da secoli di tradizione vivente. Allora «il teatro riacquista la sua funzione originaria di collegamento tra umano e divino, tra terreno e sovrannaturale, e il danzatore non è che lo strumento d’unione tra i due mondi, filo teso tra terra e cielo». Dal suo ritorno a Bali, nel 1983, la Wistari inizia a praticare con I Made Djimat, uno dei più grandi danzatori balinesi viventi, al cui fianco danzerà per oltre sedici anni. L’amore per la danza e per Bali la penetrano completamente.
Cristina Wistari si fa portatrice e testimone nel mondo di questa cultura, con la determinazione e il rigore che la contraddistinguono, allestendo spettacoli e tenendo seminari di topeng in Australia, Brasile, Olanda, Francia, Svizzera, Italia e Danimarca e, dal 1995, esibendosi anche con l’ensemble del Theatrum Mundi di Eugenio Barba. Allo stesso tempo, in un debito di amore per Bali, si preoccupa per la continuità della trasmissione alle nuove generazioni di quella che è probabilmente la più antica danza classica balinese, partorendo il Progetto gambuh, dalla forte valenza antropologica, del quale citiamo due tra le principali iniziative. La prima è un importante studio monografico da lei curato, pubblicato in lingua indonesiana ed edito da Lontar, a Giacarta, nel 2001. La seconda è la fondazione di una troupe di danzatori, la Gambuh Pura Desa Adat Batuan (Gambuh del Tempio del Villaggio), che è tuttora attiva nell’isola e all’estero.
La mostra L’arte e la danza balinesi nella Collezione Wistari. Diario di una cosmopolita sarà visitabile fino al 10 maggio 2015 (da martedì a domenica, dalle 10,00 alle 18,00) presso il Museo delle Culture di Lugano (all’Heleneum, via Cortivo 24-28, Lugano-Castagnola). Per informazioni si può consultare il sito web del museo.
Luciana Rossi
(LucidaMente, anno X, n. 112, aprile 2015)