Il volume “Sesso Chiesa Streghe” (Fefé Editore) di Maria Mantello ricostruisce gli stereotipi e i modelli patriarcali cattolici sulla figura femminile
Il mito mariano della Chiesa cattolica può essere visto come uno strumento ideologico che essa ha adoperato per reprimere le donne e, più in generale, i cambiamenti sociali. Sesso Chiesa Streghe. Una storia vecchia e nuova di femminicidi (Fefé Editore, Roma 2022, pp. 226, € 17,00) di Maria Mantello, presidente dell’Associazione nazionale del libero pensiero Giordano Bruno, ricostruisce storicamente e ideologicamente i meccanismi, compresi quelli che identificano la sessualità col “peccato”, che hanno provocato non solo discriminazione e oppressione, ma persino genocidi come la caccia alle “streghe”.
Di seguito proponiamo ai lettori l’Introduzione al libro, intitolata Un modello sociale per il controllo della donna.
Storicamente esiste una tradizione sessuofobico-misogina di matrice cattolica che ha inciso a tal punto le coscienze con stereotipi e pregiudizi reiterati per secoli, tanto da riaffiorare ancora oggi nonostante i processi d’emancipazione ottenuti dall’universo donna. Si pensi solo alla persistenza del vecchio adagio «chi dice donna dice danno», che risale a san Girolamo, l’illustre padre della Chiesa che preferì evirarsi per non cadere in tentazione. Oppure alla misoginia “naturalistica” di san Tommaso d’Aquino, che nella sua Summa Theologiae definiva la donna «deficiente di qualcosa», «un maschio mancato».
O ancora ad altre “misericordiose” amenità di chierici-pilastro della teologia cattolica come san Paolo («L’uomo è il capo della donna»; «La donna deve stare soggetta al marito in tutto»; «La donna impari in silenzio con ogni sottomissione. Perché non permetto alla donna d’insegnare, né d’usare autorità sul marito, ma stia in silenzio»), sant’Agostino («Nulla allontana di più dalle vette dello spirito dell’uomo che le carezze della donna e ogni toccamento del corpo») o sant’Alberto Magno («La donna […] quello che non riesce ad ottenere da sola, cerca di raggiungerlo con la falsità e con inganni demoniaci […]. L’uomo si deve guardare da ogni donna, come da un serpente velenoso e da un demonio cornuto»). Questo libro evidenzia come la Chiesa cattolica abbia contribuito con imposizioni e visioni dogmatiche a produrre il modello sociale per il controllo della donna, creando anche il fertile terreno per una vera e propria operazione di sterminio: la lucida follia della caccia alle streghe contro la discendente di Eva, la creatura imperfetta, la facile porta del demonio, come teologi e santi inquisitori propugnavano si dovesse ritenere. Un’operazione femminicida che nelle “streghe” assassinava le donne ribelli al sacralizzato modello patriarcale. Erano erbarie, medichesse, speziarie, levatrici, ricercatissime per le loro cure. erano le “buone fate”, che potevano cambiare il fato, il destino… Quindi pericolose concorrenti per la Chiesa dei “miracoli”, che percepiva proprio le loro conoscenze farmaceutiche di intralcio alla rassegnata accettazione della sofferenza del «corpo-peccato», cardine dell’ideologia cattolica per la conquista dell’immaginifico cielo.
Sebbene in un tempo assai lungo (dal Medioevo alla fine del Settecento), tra sospettate, inquisite, torturate, violentate, incarcerate, esiliate, bruciate vive nel «nome di Cristo» – o meglio nominando Cristo invano – è stato calcolato un numero di milioni di donne-streghe, vittime della «santa persecuzione» che ha avuto vette d’attivismo tra il Cinquecento e il Seicento. Il libro ricostruisce questa incredibile storia dell’orrore con documentate analisi, non mancando di sottolineare come la dogmatica cattolica non defletta dalla conservazione e riproposizione del suo modello di donna costruito sul mito mariano, usato anche come baluardo contro i cambiamenti rivoluzionari della storia.
Quell’immaginario di donna per «vocazione» dedita all’altro, che, inculcato e sedimentato nei secoli, ritroviamo nell’odierno catechismo e ribadito nelle encicliche dei papi a noi coevi. Questo mito di donna vocata al sacrificio e all’abnegazione veicola e resiste alimentando il magma della subcultura maschilista. Le “nuove streghe” sono le donne colpevoli di non voler obbedire agli schemi sessisti in cui le si vorrebbe ancora ingabbiate ma che esse hanno spezzato conquistando leggi di dignità, parità, autodeterminazione. Una rivoluzione mal digerita da maschilisti alla ricerca di un risarcimento contro la nuova antropologia di donna che irreversibilmente avanza. Un maschilismo che non riesce a concepire un rapporto paritetico con le donne e, per questo, nella disperata riconquista della superiorità perduta, sbocca nella ferocia femminicida; ma che non è certo meno pericoloso quando si cela sotto la maschera di paternalismo “benevolo” con la favola dell’«eterno femminino». Allora il vero problema da affrontare è la questione della sindrome maschilista, che, come un virus, resiste contro gli anticorpi della libertà e dell’uguaglianza cercando di ripristinare decadute e decadenti figure di patriarcato.
Le immagini: Maria Mantello e la copertina del suo libro.
Nicola Marzo
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 198, giugno 2022)
In linea di massima niente da eccepire sull’articolo. Come negare che in tutta la storia umana le religioni hanno cercato di reprimere le donne? Ancora oggi ne vediamo i segni. Quello che non mi trova d’accordo è fare di tutta un’erba un fascio, includere cioè anche il cristianesimo tn tutto questo. Badate bene, ho detto il cristianesimo, non la cristianità. In effetti la frase scritta nel finale dell’articolo, cioè che molte donne sono state “bruciate vive nel «nome di Cristo»” è una sacrosanta verità. Ma questo è stato fatto da organizzazioni che si DEFINISCONO cristiane, non dai VERI cristiani, i discepoli di Cristo. Gesù aveva predetto che molti si sarebbero definiti tali, ma erano falsi.
” (Matteo 7:21-23) 21 “Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore’,… ma solo chi fa… 22 …molti mi diranno: ‘Signore, Signore, non abbiamo profetizzato nel tuo nome, e nel tuo nome espulso demòni, e nel tuo nome compiuto molte opere potenti?’ 23 Allora io dichiarerò loro: ‘Non vi ho mai conosciuto!…’”
E’ vero, l’articolo riporta anche frasi definite “misericordiose amenità” scritte dall’Apostolo Paolo, chiaramente definite così nella loro connotazione negativa di affermazioni strampalate e ridicole (vedi Treccani) ma quelle frasi andrebbero viste nel loro contesto, all’interno dell’intero pensiero cristiano.
Paolo loda spesso le donne per il coraggio, lo zelo e l’ospitalità. Alcune le menziona anche per nome come “Trifena e Trifosa, donne che hanno faticato nel Signore” e “Perside, nostra diletta, poiché ha compiuto molte fatiche nel Signore”. (Romani 16:12) Evodia e Sintiche, scrisse Paolo, avevano “combattuto a fianco a fianco con [lui] nella buona notizia”. (Filippesi 4:2, 3) Anche Priscilla, insieme ad Aquila, suo marito, aveva servito al fianco di Paolo. Lei e Aquila avevano perfino “rischiato il proprio collo” per Paolo, che fu pertanto indotto a scrivere: “Non solo io ma anche tutte le congregazioni delle nazioni rendono grazie”. — Romani 16:3, 4; Atti 18:2.
In quanto ai ruoli assegnati da Dio nel matrimonio, Paolo scrisse: “Le mogli siano sottomesse ai loro mariti come al Signore, perché il marito è capo della moglie come anche il Cristo è capo della congregazione, essendo egli il salvatore di questo corpo”. (Efesini 5:22, 23; confronta 1 Corinti 11:3). Sì, marito e moglie hanno ruoli diversi, ma questo non vuol dire che uno sia inferiore all’altro. I due ruoli sono complementari ed entrambi promuovono il benessere della famiglia. Inoltre, l’autorità del marito non doveva essere esercitata in maniera oppressiva, infatti aggiunse: “I mariti devono amare le loro mogli come i propri corpi”. (Efesini 5:28, 29) I figli dovevano ubbidire sia al padre che alla madre. — Efesini 6:1, 2. Degne di nota sono anche le parole di Paolo relative alle intimità coniugali: “Il marito renda alla moglie ciò che le è dovuto; ma anche la moglie faccia similmente verso il marito. La moglie non esercita autorità sul proprio corpo, ma il marito; e similmente, nemmeno il marito esercita autorità sul proprio corpo, ma la moglie”. — 1 Corinti 7:3, 4.
L’insegnamento del cristianesimo espresso dall’Apostolo Paolo non contiene una teologia maschilista che esclude le donne. Anzi, Paolo disse che nel corpo di Cristo, “non c’è né Giudeo né Greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina”. — Galati 3:28.
Si, Paolo scrisse la frase che costituisce l’uomo capo della donna, specie nella congregazione e nella famiglia. (I Corinti 11:3) Questo insegnamento può risultare sgradito ad alcuni, ma fa parte dell’ispirata Parola di Dio. Anziché cercare di annullarlo cambiando la Bibbia, i cristiani sinceri, uomini e donne, dovrebbero studiare attentamente il principio dell’autorità per sapere come applicarlo nell’interesse di entrambi, seguendo il perfetto esempio di Gesù. Come si legge in Efesini 5:21-33: ” 21 Siate sottomessi gli uni agli altri… 22 Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore, 23 perché il marito è capo della moglie proprio come il Cristo è capo della congregazione,… 24 E come la congregazione è sottomessa al Cristo, così anche le mogli devono esserlo ai mariti… 25 Mariti, continuate ad amare le vostre mogli, come il Cristo ha amato la congregazione e si è consegnato per lei …. 28 Allo stesso modo i mariti devono amare le mogli come il proprio corpo. L’uomo che ama sua moglie ama sé stesso; 29 nessuno infatti ha mai odiato il proprio corpo, ma lo nutre e se ne prende cura,… 33 ciascuno di voi deve amare sua moglie come ama sé stesso; d’altra parte, la moglie deve avere profondo rispetto per il marito.”
Sono amenità queste? Amare le mogli come i” loro corpi”, come Gesù “amò la congregazione dando la vita per questa” sono affermazioni “amene”?
Passiamo ora a un’altra frase definita “amena”: «La donna deve stare soggetta al marito in tutto». (1 Timoteo 2:11, 12) 11 La donna impari in silenzio con piena sottomissione. 12 Non permetto alla donna di insegnare né di esercitare autorità sull’uomo; deve invece rimanere in silenzio. Riguardo all’espressione “piena sottomissione” riportata in 1 Timoteo 2:11, l’erudito biblico William E. Vine afferma: “L’ingiunzione non invita a rinunciare ad usare la propria mente e la propria coscienza, né ad abbandonare l’obbligo di usare il proprio giudizio; la frase ‘con ogni sottomissione’ è un monito contro l’usurpazione dell’autorità, come, ad es., nel versetto successivo”: ‘stare in silenzio’. Il “silenzio” qui menzionato aveva a che fare con l’insegnare e l’esercitare autorità spirituale nella congregazione, e andava osservato per rispetto verso la relazione fra uomo e donna comandata da Dio, di cui Paolo aveva parlato in precedenza.
Concludiamo con l’affermazione secondo la quale Eva, è la creatura imperfetta, la facile porta del demonio. La Bibbia afferma che entrambi, uomini e donne sono stati preda del demonio e questo li ha resi imperfetti con le tragiche conseguenze che vediamo da millenni tra le quali la distorsione del ruolo dell’uomo e della donna. Non era così da principio. Nella Bibbia è riportata la più bella frase poetica che il primo uomo Adamo pronunciò quando vide sua moglie: ‘Questa è finalmente osso delle mie ossa e carne della mia carne…’”(Genesi 2:23). Dio era d’accordo con questa affermazione e aggiunse una cosa che doveva essere la base per l’umanità per tutta l’umanità (Genesi 2:24) “24 Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne.”
Dove sta la REPRESSIONE in questa frase. In questo insegnamento?
Grazie per l’attenzione Bruno Bargiacchi
Gia’ il primo (nefasto) monoteismo è la causa dell’ avversione nei confronti della donna !
Basterebbe leggere quel passo “ispirato” (??) di Gen. 13.4 _ ove l’ anonimo autore riporta:
– egli ( l’ animale umanoide di genere maschile) ti DOMINERA’ !
A seguire il successivo passo (3.20):
il (bambinone) Adam chiamo’ sua moglie Eva….
Nell’ accezione biblica “chiamare / dare un nome ” è un segno di Dominanza !!
Seguiranno altri funesti passi _ miranti a considerare la donna SOLO come un oggetto (e NON soggetto) per il piacere degli animali umanoidi..
Si pensava che il successivo cristianesimo elevasse la donna alla sua dignita’ che merita !
Ma la costituenda dottrina fu forgiata dal malaticcio proveniente da Tarso.. – Questo pittoresco personaggio è stato il PRIMO scrittore con le sue stravaganti lettere. Solo 25/30 anni seguiranno i (sacri ?) vangeli _ quando ormai il pensiero del malaticcio tarsiota prevalse sulle altre correnti della primitiva setta gesuana !!
Fu cosi’ che la donna per altri 2 millenni rimase sempre come l’ ultima ruota del carro. Solo negli ultimi 50 anni – la donna ha preso coscienza della sue capacita’, del suo talento, della sua forza..ecc..ecc….
Ma questo grazie al suo coraggio e alla sua volonta’ mirante a dimostrare che NON E’ per nulla inferiore al bambinone maschio _ quello che si piscia addosso e ha bisogno della mamma !
Di certo la chiesa (super-maschilista) si è ben guardata di far evolvere la donna _ anzi è stata la brutale carnefice che l’ ha oppressa per secoli e secoli. Maledetto sia il mono-teismo !!
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