Siamo ormai agli sgoccioli della campagna portata avanti dalla Rete laica per l’istituzione di un registro dei testamenti biologici nel comune di Bologna, sulla scia di altri comuni, da Modena a Firenze, da Pisa a Budrio. Una campagna che il “cartello” laico ha promosso e condotto e alla quale è seguita la proposta del Partito democratico stesso. L’ordine del giorno sull’istituzione del registro è stato approvato nella tarda serata di lunedì 23 novembre, dopo una serie di polemiche, insulti e recriminazioni varie tra i consiglieri comunali, con l’opposizione che ha lasciato la seduta prima della votazione.
La proposta che il Pd sta perseguendo è però diversa da quella della Rete laica, sebbene, secondo il portavoce della Rete Maurizio Cecconi, ci sia ancora spazio per un accordo comune, visto che il testo della delibera del Pd deve ancora essere scritto.
La multiforme ma attivissima Rete laica
È necessario fare un passo indietro per capire chi è stato il promotore di quello che, comunque andranno le cose, sarà un grande successo in favore della laicità, soprattutto in tempi come i nostri in cui i cieli politici sembrano chiusi da nubi di fanatismo.
La Rete laica è un soggetto politico che è venuto alla ribalta da pochi mesi, proprio grazie a questa iniziativa. Non un blocco monolitico, ma un insieme eterogeneo di associazioni che ha saputo porsi in modo forte sull’opinione pubblica ed evidentemente sulle istituzioni. Ne fanno parte l’Associazione Bologna città libera, la cellula Luca Coscioni Bologna con Serafino D’Onofrio, l’Uaar bolognese (Unione atei agnostici razionalisti) di Roberto Grendene, la Chiesa Evangelista Metodista di Bologna con Guido Armellini, la nostra stessa rivista, nonché molte altre associazioni, senza contare che a questa campagna si è unita anche la comunità ebraica di Bologna. Tutti compatti intorno alla figura del portavoce Cecconi, in un impegno comune verso la laicità di Bologna, o in un senso più lungimirante, dello stato stesso.
La scelta del primo obiettivo politico della Rete è stata piuttosto semplice. Partire con un argomento delicato ma fortemente sentito dall’opinione pubblica come il testamento biologico si è rivelato un banco di prova molto favorevole.
La raccolta firme
Se già da fine settembre la Rete laica discuteva su quale fosse il mezzo migliore per affrontare la questione, a metà ottobre si è lanciata all’azione. Il fine: arrivare il prima possibile a raccogliere almeno 2.000 firme valide di cittadini bolognesi (come previsto dalle norme) per una proposta di delibera popolare. Con la campagna “Testamento biologico. Liberi di scegliere” e approfittando di un’occasione favorevole come le primarie del Pd del 25 ottobre, la Rete è riuscita a raccogliere 1.500 firme soltanto nel primo fine settimana.
Anche la redazione bolognese di LucidaMente si è impegnata nella raccolta: ai banchetti predisposti all’aperto, hanno sfidato il gelo autunnale in tanti, dal direttore alla caporedattrice, dal coordinatore a molti redattori.
Arrivare a 2.500 è stato relativamente facile, nonostante le dure opposizioni comparse immediatamente. Ne è un esempio Paolo Foschini, vicepresidente del Consiglio comunale, esponente del Popolo della libertà, che ha subito definito “violenta” la Rete laica e uno “sperpero di denaro pubblico” l’istituzione di un registro di testamenti biologici, nonché una delle tante “pruderie laiciste”.
La proposta del Pd…
In seguito alla campagna di Rete laica, già a fine ottobre il Pd ha sciolto le proprie remore e ha cominciato a discutere una propria versione di testamento biologico, da aggiornare periodicamente e da compilarsi insieme al medico curante. Sono le prime indiscrezioni sul testo che verrà proposto, definito dalla Rete laica pericolosamente vicino a quello del Pdl nazionale.
Non sono comunque le sole differenze che vedono contrapposti il Pd e la Rete. Il primo infatti sta vagliando la possibilità che in comune vengano consegnati i testamenti “in busta chiusa” e che si istituisca una lista con i nomi dei cittadini che hanno consegnato al notaio il proprio testamento biologico. Portare in Comune il proprio testamento in busta chiusa, però, sarebbe impugnabile da parte di un eventuale giudice, perché manca l’autenticazione della firma: chi potrebbe garantire che essa sia proprio quella del testamentario? Mentre l’ipotesi di custodire soltanto l’elenco di tutti i cittadini che si sono rivolti al notaio di fatto delegherebbe a privati (i notai) quello che dovrebbe essere un servizio pubblico.
…e della Rete laica
La Rete propone invece che sia proprio il comune ad autenticare le firme dei testamenti biologici per poi custodirli, come una sorta di appendice dell’ufficio anagrafe. La proposta è stata duramente contestata dall’opposizione di Pdl e Udc del Consiglio comunale, mentre la Lista Grillo, Prc e Sinistra per Bologna si sono schierati apertamente dalla parte della Rete laica. E in effetti Roberto Sconciaforni con il Partito della rifondazione comunista aveva aderito alla campagna “Testamento biologico. Liberi di scegliere” già dall’inizio di ottobre, tallonato dall’ex assessore Libero Mancuso di Sinistra per Bologna e da Giovanni Favia della Lista Grillo.
Sono stati proprio questi tre consiglieri a chiedere l’udienza conoscitiva che si è tenuta nella Sala bianca di Palazzo D’Accursio mercoledì 18 ottobre, durante la quale Cecconi ha presentato la proposta della Rete laica, aprendo un dibattito anche piuttosto acceso tra consiglieri e presenti, sull’utilità e la tenuta legale del registro. Sono volate critiche durissime sul testamento biologico da parte di alcuni “ospiti esperti” chiamati a dare un parere sulla questione. La sessione è andata avanti anche il giorno dopo con un’altra carrellata di esperti, stavolta intorno alla questione della privacy: «Un falso problema», secondo il portavoce della Rete laica. «Lo dimostra il fatto che il registro dei testamenti biologici, così come proposto dalla Rete laica, è già presente in diversi comuni italiani».
Aspettando il Tb
Lunedì 23 novembre, ancora una volta tra polemiche, scossoni e insulti, si è conclusa la prima fase del percorso verso il registro, con l’approvazione dell’ordine del giorno, che sancisce il passaggio in qualche modo dalla discussione alla pratica.
Cecconi smorza l’entusiasmo con cui è stato accolto il superamento di questo primo scoglio: «Una dichiarazione di principio necessaria, ma adesso la parola passa alla segreteria generale, che si è già dimostrata non particolarmente favorevole alla nostra proposta». Un mese e mezzo fa, infatti, aveva risposto alla proposta di delibera della Rete laica tirando in ballo proprio le questioni della privacy e dei dati sensibili, che renderebbero impraticabile la strada proposta dalla Rete. Il portavoce della Rete laica aveva già risposto al presunto ostacolo durante l’udienza conoscitiva, mettendo in campo il parere di Vittorio Angiolini, il legale di Englaro, secondo il quale l’autenticazione da parte del comune è una strada possibile.
Cecconi ventila comunque la possibilità che si possa arrivare a una discussione su un testo congiunto, che, quindi, non vanifichi la proposta di delibera della Rete laica e le volontà di 2.500 cittadini che hanno risposto con entusiasmo all’iniziativa. Non resta che aspettare il responso della segreteria. Le conclusioni, forse, per la fine dell’anno.
L’immagine: Maurizio Cecconi, portavoce della Rete laica bolognese, ascoltato dalle Commissioni Affari generali e istituzionali e Sanità, Politiche sociali, Politiche abitative e della Casa, nel corso dell’udienza conoscitiva del 18 novembre 2009.
Eva Brugnettini
(LM BO n. 5, 23 novembre 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 47, novembre 2009)