Malìa d’Eurasia è il primo romanzo di genere fantasy di Anna Marani (collana La scacchiera di Babele, Edizioni di LucidaMente, pp. 196, € 14,00). La protagonista deve affrontare fin dalle prime pagine inaspettati cambiamenti, che renderanno la sua storia anche un vero e proprio Bildungsroman. Tuttavia, come anticipazione, abbiamo scelto un brano della seconda parte dell’opera, in cui la descrizione degli elementi della natura in tumulto – furia rabbiosa, convulsa e incontrollabile – appare particolarmente efficace e spaventosa. L’evento, del resto, riveste un ruolo decisivo per le sorti di uno dei personaggi principali dell’opera, Anteros.
D’improvviso fu come se la Natura si fosse ribellata, e poiché l’esistenza stessa della Fortezza Oscura appariva inconcepibile, ella sembrò volerla distruggere scatenando la potenza degli elementi.
Dopo l’Esplosione del Tutto, mai catastrofe più violenta si era abbattuta sul mondo degli uomini, fino a quella notte.
Una notte senza luna, una notte in cui tutta Eurasia risuonava dell’abbaiare forsennato dei cani, del volo convulso di stormi di uccelli che si sollevavano improvvisamente dagli alberi, in massa, lanciando alte grida. Una notte in cui, mentre i mari arretravano e la terra cominciava a tremare nel profondo, ogni suono si era spento e il mondo era parso restare, muto e con il cuore in gola, in attesa della fine imminente.
Poi lunghe crepe avevano preso a percorrere la superficie d’Eurasia, mentre le acque si rovesciavano ruggendo sulle sue coste e i venti battevano spietatamente alberi, case e montagne. Per qualche istante fu come se la terra intendesse inghiottire il mondo degli umani, e uomini, bestie, carri e case venivano divorati dal sottosuolo, schiacciati dalle rocce che sprizzavano, incandescenti, dalla cima delle montagne, e percossi e annegati dalle acque ribollenti di mari e fiumi.
E con Eurasia intera, anche la Fortezza Oscura si piegò e si spezzò, mentre la pietra gemeva e si sbriciolava.
Rannicchiato su se stesso, la testa tra le mani a proteggersi dal soffitto che crollava, Anteros aveva pensato che la fine fosse sopraggiunta, che la Morte stesse venendo a prenderlo.
Poi il torrione si era contorto in modo inverosimile, e incrinandosi si era rovesciato in mare.
Così il mago si era ritrovato immerso in acque profonde, nere e ribollenti, trascinato giù insieme a ciò ch’era rimasto della torre, della cella, del suo tormento. I polmoni avevano spasimato aria fin quasi a scoppiare, mentre il sale gli aveva dato il tormento pungolando ferite recenti, ancora aperte.
Ma era risalito, lottando contro i gorghi e le correnti, ritrovandosi infine a emergere in acque tornate placide. Alle sue spalle, dai ruderi della Fortezza si levavano grida disperate, mentre esplodeva un incendio ruggente pronto a divorarne i resti.
Dinanzi a lui, le coste lontane dell’Isola del Cane.
Sempre meglio che tornare indietro.
(da Malìa d’Eurasia di Anna Marani, Edizioni di LucidaMente)
L’immagine: Evasione (tecnica mista pastello e acquerello) di Germana Luisi, per la copertina del libro.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno I, n. 2 EXTRA, supplemento al n. 10, 15 ottobre 2006)