In occasione dell’uscita del suo nuovo disco “Visible Music for Unheard Visions” (produzione SonicaBotanica), il performer imolese espone le proprie installazioni presso la galleria Il Pomo da DaMo. E il 17 concerto con Simone Cavina dei Junkfood
Sonorità tutt’altro che facili e commerciali, suggestioni ambient, repetitive music, citazioni classiche, contaminazioni, trepidazioni musicali, suoni eterei, dissolvenze sfumate, memorie proustiane, ma anche inserzioni, rumori, malfunzionamenti, cacofonie, che convivono con melodie, armonie, ritmi… insomma, l’elettronica al servizio delle emozioni più multiformi e sottili.
E tutto questo c’è già nel titolo del disco: Visible Music for Unheard Visions (prodotto da SonicaBotanica e in uscita il 14 luglio), costituito da una doppia sinestesia: una musica che si vede, delle visioni da riascoltare. Stiamo parlando del nuovo lavoro del musicista, performer, video maker – ma è difficile trovare una definizione giusta per lui – Giovanni Dal Monte (noto anche come La Jovenc). Imolese, in azione fin dagli anni Ottanta, è più noto all’estero (grazie alle sue innumerevoli collaborazioni con artisti internazionali di musica elettronica, partecipazioni a festival, realizzazioni di colonne sonore) che in Italia, dove, peraltro, è stato più volte premiato nell’ambito della sperimentazione e dell’avanguardia musicale.
Ora intende sovvertire completamente l’antico detto del nemo propheta in patria, esponendo le proprie installazioni proprio a Imola, fino a sabato 25 luglio, presso la galleria Il Pomo da DaMo (via XX Settembre 27), con una mostra dal titolo identico a quello del disco. All’interno dell’evento, venerdì 17, alle ore 21,30, presso il cortile di Palazzo Tozzoni (via Garibaldi 18), esecuzione dell’opera con, alla batteria, Simone Cavina dei Junkfood. Ingresso gratuito; parte del ricavato della vendita del cd andrà all’Ant (Associazione nazionale tumori) della cittadina romagnola.
Consigliamo all’ascoltatore-spettatore di abbandonarsi, senza troppe mediazioni consce e razionali, all’ascolto-visione delle sette tracce di Visible Music for Unheard Visions, perdendosi in luminescenze elicoidali, in interstizi magici, in sfuggenti labirinti. Sì, alcuni brani possono apparire “difficili” e ostici, ma si resta ammaliati dalla fascinazione di Waves that never will be heard? Onde che non saranno mai ascoltate, così come Dal Monte crea ombre che non saranno mai viste (Shadows that never will be seen). In From the cage liriche voci ultradimensionali s’inseguono e s’aggrovigliano con dissonanze misteriche. Mentre “pop” e di più facile ritmo elettronico appare il divertissement Let’s go minimal, che, peraltro, invita, in maniera apparentemente contraddittoria, in realtà sarcastica, a non appagarsi del minimale massificato e perbenista. Musiche evocative, tragitti entro dimensioni di ombre e luci, sibilline blandizie, danze enigmatiche tra passato e futuro.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno X, n. 115, luglio 2015)