Una delle poche, disperate vittorie dell’Occidente cristiano nei confronti dell’aggressività islamica fu quella di Lepanto (7 ottobre 1571). Arrigo Petacco ce la racconta nel libro “La croce e la mezzaluna” (Mondadori). Però l’alto commissario italiano la ignora
«L’idea di uno scontro tra islam e “Occidente” – una parola in cui tutto è messo insieme e confuso – ha indotto in errore le nostre politiche e le nostre narrazioni. L’islam ha un posto nelle nostre società occidentali. L’islam appartiene all’Europa, occupa un posto nella storia dell’Europa, nella nostra cultura, nel nostro cibo e – ciò che più conta – nel presente e futuro dell’Europa. Che piaccia o no, questa è la realtà».
«Alcune persone stanno ora cercando di convincerci che un musulmano non può essere un buon cittadino europeo, che con più musulmani in Europa sarà la fine dell’Europa. Queste persone non sono solo sbagliano sui musulmani. Queste persone si sbagliano sull’Europa, non hanno idea di cosa sono l’Europa e l’identità europea». Beh, forse dell’identità europea non ha idea chi ha detto tutto ciò. Tale discorso, così rassicurante e carezzevole, è stato pronunciato a Bruxelles lo scorso 24 giugno 2015 dall’alto commissario per la Politica estera e della Sicurezza dell’Unione europea, Federica Mogherini (Partito democratico). L’occasione è stata fornita da uno dei consueti, periodici convegni “eurarabi” o “eurabici”: Call to Europe V: Islam in Europe. A organizzarla, la socialdemocratica Feps (Foundation for european progressive studies). Il suo presidente? Massimo D’Alema, vivaddio!
Prima di pronunciare, per di più nel corso di un’importante occasione ufficiale, certe affermazioni così lontane dalla verità storica e dal presente, la signora in questione avrebbe dovuto almeno sfogliare molti libri riguardanti ciò di cui ha parlato. Uno può essere La croce e la mezzaluna. Lepanto 7 ottobre 1571: quando la cristianità respinse l’islam; autore Arrigo Petacco, è uscito per la prima volta nel 2005 per Arnoldo Mondadori Editore ed è stato più volte ristampato (ora inserito negli Oscar Mondadori, pp. 200, € 10,00). Invitiamo l’alto commissario a leggerlo.
Così la Mogherini verrebbe a conoscenza di fatti e verità che qualche decennio fa gli studenti italiani di scuola media sapevano a menadito, prima dell’avvento, in tutte le scuole della penisola, del “politicamente corretto”, dell’edulcorazione della realtà storica in nome di una resa della cultura italiana ed europea, massacrata e annientata attraverso l’indecifrabile “multiculturalismo”. Come se ci si potesse aprire e si potesse avere rispetto per gli altri, se non se ne ha per sé, per la propria storia, per i propri principi, per ciò di cui andare orgogliosi. La signora Mogherini, insomma, scoprirebbe che l’identità europea si è salvata – e forse si è persino formata – difendendosi per più di undici secoli dall’aggressività islamica, dai progetti di conquista totale. Che le pochissime battaglie vittoriose europee (Poitiers 732, appunto Lepanto 1571 e Vienna 1529 e 1683), compresa la prima crociata (la sola arrisa dal successo), sono stati disperati tentativi di difesa per arginare un nemico fanatico e spietato, il cui obiettivo finale era l’occupazione completa dell’Europa e la sottomissione forzata dei suoi abitanti e della cristianità, giustificate, anzi enfatizzate ed esaltate dalla religione musulmana.
Un avversario mortale che, una volta assoggettati i territori nordafricani e del Vicino Oriente, da secoli e secoli romani e cristiani (vedi Mediterraneo e “Medio Oriente”: chi li ha “invasi”?), era via via arrivato fino alla Francia, alla Sicilia, a Roma (saccheggiata nell’846), ai Balcani, a Vienna, e aveva dominato, grazie anche alla pirateria, sull’intero mar Mediterraneo (altro che mare nostrum!). Nel suo libro Petacco parte dalla caduta di Costantinopoli (1453), che apre ai Turchi ottomani («gente terragna originaria dei deserti dell’Asia centrale»), islamici ancora più rozzi e crudeli degli arabi, non solo la strada per i Balcani, fino a Vienna (la “Mela d’oro”, per gli ottomani), ma l’egemonia assoluta sul Mediterraneo.
Tutto questo, in attesa di arrivare a Roma (la “Mela rossa”, già nell’846 violata e saccheggiata dai saraceni, come accennato appena sopra). Non a caso il grido di guerra ottomano era sempre lo stesso: «Làilahà, Allah! Roma! Roma». La supremazia sul Mediterraneo da parte dell’islam era quasi assoluta e avveniva soprattutto attraverso la pirateria, le cui fila erano tenute proprio dai sultani turchi. Genova, Venezia e le altre potenze marinare erano costrette a pagare umilianti tributi. Del resto, ci dimentichiamo del tutto che la “scoperta” dell’America fu dovuta all’illusione di rompere il monopolio dei commerci con l’Oriente, saldamente in mano ai turchi, cercando un’altra via marittima per l’Asia. L’impresa di Colombo avrà come effetto non voluto quello di far crollare la centralità del Mediterraneo, con conseguenze negative soprattutto per l’Italia.
La pubblicazione di Petacco, prima di giungere al clou della battaglia di Lepanto, narrata nei minimi dettagli (i capitoli XI e XII, che consigliamo di non perdervi), descrive con vivezza il contesto mediterraneo del tempo. Si tratta di un affresco dei crimini turchi, arabi e islamici che ci fa inorridire: incursioni, saccheggi e massacri, che spinsero molte popolazioni italiche a trasferirsi verso l’interno della penisola, più sicura, anche se più povera; sanguinosi assedi (Malta, Cipro); crudelissimo trattamento dei prigionieri messi al remo delle imbarcazioni; pedofilia praticata comunemente senza alcuno scrupolo né morale né religioso sui minori europei catturati ritenuti più belli (per non dire della violenza sessuale normalmente praticata sulle disgraziate cristiane cadute nelle mani dei turchi); incapacità di formare un proprio valido ceto politico, militare, commerciale, culturale autoctono, per cui ci si serviva di cristiani ed ebrei, più o meno convertiti (ecco i giannizzeri, i pirati rinnegati spesso di origine calabrese, i visir); patti non mantenuti (anzi infranti con immane efferatezza; vedi il martirio a tradimento di Marcantonio Bragadin). Insomma, disumanità e terrore generalizzati.
Del resto, come afferma lo stesso saggista, «nella loro storia i turchi hanno sempre usato la crudeltà come strumento di dominio. La loro religione d’altronde non vietava di torturare, decapitare e fare scempio degli infedeli. Per molti di loro, la crudeltà era addirittura un godimento». Alcuni eventi sembrano così essere caratterizzati da una persistenza storica, che ci porta all’attualità: la comune pratica della schiavitù (si pensi a ciò che oggi subiscono i migranti dall’Africa subsahariana); i rapimenti mirati di nobili italiani e italiane con lo scopo di pingui riscatti; la continua giustificazione di guerre e violenze arbitrarie, di pura aggressione, in nome di Allah e della jihad: la subordinazione dei cristiani. Altri fenomeni di lunga durata, però riguardanti il Vecchio continente: le divisioni politiche tra gli stati europei (oltre che religiose tra cattolici, riformati e ortodossi), le gelosie tra i leader, gli opportunismi, le viltà… e le vere proprie intese col nemico. Insomma, pare che, nel complesso, poco sia cambiato dal XVI secolo a oggi.
Intendiamoci, non è che i cristiani dell’epoca – forse per loro e per nostra fortuna di posteri – fossero degli agnellini pronti a farsi sgozzare: anche gli orrori commessi dagli europei sono raccapriccianti. Ma è certo che le crudeltà maggiori, e soprattutto la consuetudine alla ferocia e alla brutalità, alla pedofilia e all’omicidio, considerate non come deviazioni e “peccati” forzatamente ammessi in guerra, ma come dettami insiti nella jihad, comportamenti comuni e quotidiani, appartengono esclusivamente al mondo musulmano. Gli europei tentavano solo di difendersi. Disperatamente, come i cavalieri di Malta.
Come mai tutto ciò non viene più “narrato”, anzi è apertamente obnubilato e censurato? Come dice lo stesso autore de La croce e la mezzaluna, a causa della posizione ideologica de «gli storici europei afflitti da sensi di colpa». Tali sensi di colpa per gli orrori commessi (comunque ben inferiori a quelli compiuti dagli extraeuropei), col loro corollario di luoghi comuni, si sono ormai diffusi, tra tutti gli strati sociali e a ogni livello culturale. E ciò grazie pure agli attuali contenuti scolastici politically correct e islamofili vigenti nel Vecchio continente. A nulla vale che le brutalità europee siano state in qualche modo parzialmente bilanciate sia dalle ammissioni, dalla vergogna e dai pentimenti, sia dai grandi progressi dell’Occidente nel campo della scienza e dei diritti umani, civili, sociali. Il mondo islamico ha mai riconosciuto i propri orrori, ha mai chiesto perdono, come quello cristiano, per le atrocità compiute nei secoli e che si perpetuano ancora oggi in nome della fede e della religione? Si dimentica così ogni retaggio del passato, con le sue tragiche verità e continuità, e si declamano slogan preconfezionati privi di fondamento. Vero, Mogherini?
Le immagini: copertine del libro di Petacco, alcune illustrazioni al suo interno e una cartina dei luoghi dello scontro navale.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno X, n. 116, agosto 2015)
Altri articoli sull’intolleranza islamica comparsi su LucidaMente: Mediterraneo e “Medio Oriente”: chi li ha “invasi”?; Islamismo: tutte le verità nascoste; Esistono i “musulmani moderati”? Lo dimostrino!; Quindici “pezzi” antislamici; Cara Oriana Fallaci… Lettera a un animo mai domo; Magdi Cristiano Allam, chiedi perdono!; Aleviti, islamici tolleranti (e perseguitati); Una tetra bandiera nera sventola in Medioriente; La persecuzione dei cristiani, oggi; Il Medioevo tra noi: ieri, oggi, sempre; Quelle imbarazzanti mutilazioni genitali femminili…; C’è la libertà di parlare di Maometto?; Contro lo sgozzamento lento degli animali da macello senza stordimento;
Ho letto precedentemente il libro di Petacco. Dobbiamo puntare ancora di più il dito contro tutta la cultura di sinistra dentro la quale comprendo anche tutti i cattolici “de sinistra” che con papa Bergoglio stanno avendo il loro protettore, per avere continuativamente, diuturnamente, incessantemente, demolito tutto quello che di esistente si trovava per sostituirlo con il nulla o meglio per sostituirlo con fumosi ragionamenti di socializzazione collettivista dal punto di vista economico e una altrettanto fumosa religione ibrida di cattoislamismo; entrambe le proposte, economica e religiosa, per giustificare quei comportamenti e popolazioni che NON hanno dato contributi positivi all’evoluzione umana. Per tutti questi motivi ho sempre concordato con quanto scriveva la Fallaci e auspico la venuta di uomini che sappiano tradurre in pratica quanto da lei scritto.
Grazie, Marco, per il suo intervento.
Il problema è che la strategia (o dittatura) culturale ed economica pare sia stata decisa da tempo dai grandi potentati.
Si immagini un tavolo con uno statunitense, un cinese, uno della troika europea, due-tre tra le multinazionali che da sole fatturano più dell’Italia intera, un emiro pieno di petroldollari, un produttore di armi, un paio di direttori delle famigerate agenzie di rating, un rappresentante dei network televisivi, un rappresentante per ogni grande religione, ecc.
Si chiama NUOVO ORDINE MONDIALE.
Lo scopo primario è sottomettere l’Europa, unico continente nel quale la qualità della vita era decente, creare insicurezza, disoccupazione, terrorismo, quindi un esercito di schiavi.
Caspita, Rino, hai sollevato un problema enorme.
Mentre da una parte sono convinto che la tua analisi storica non faccia una grinza, dall’altra mi chiedo cosa ci sia veramente sotto a questa arrendevolezza nei confronti dell’islamismo inteso come religione pari a quella cristiana.
Non penso sia solo una questione di ordine mondiale, anche se quello conta. Ho l’impressione che il mea culpa dell’Occidente sia ormai parte del suo DNA culturale e questo mi preoccupa, perché l’alternativa sembra solo il localismo rozzo ed egocentrico della Lega o dei pentastellati (parlando del solo caso italiano). Possibile che ci siano solo o lo scontro o la rinuncia alla propria identità culturale a partire dall’insegnamento della storia nelle scuole? Possibile che l’Occidente non abbia più un suo orgoglio culturale da far valere nei confronti di religioni e politiche predatorie?
Il mea culpa sembra nascondere il passato più scomodo senza tener conto, come messo in luce da te, che ancora più scomodo dovrebbe esserlo per i musulmani, ma lì di mea culpa non se ne parla, non rientra nei loro temi e schemi culturali. Essere aperti ad altre religioni e visioni del mondo non vuol dire rinunciare alla propria idea di libertà e progresso.
Un caro saluto, Vincenzo
Caro Vincenzo, come ho scritto a Mengoli:
immaginati un tavolo con uno statunitense, un cinese, uno della troika europea, due-tre tra le multinazionali che da sole fatturano più dell’Italia intera, un emiro pieno di petroldollari, un produttore di armi, un paio di direttori delle famigerate agenzie di rating, un rappresentante dei network televisivi, un rappresentante per ogni grande religione, ecc.
Il nuovo ordine mondiale è quello; aggiungiamoci, poi, i sensi di colpa perenni, e il suicidio dell’Europa sarà compiuto!
Grazie. Volevo comperare il libro di Petacco ed ho cambiato idea.
Per quel che costa… poco è il risparmio…