L’originalità della mostra fotografica “Sguardi dal fronte” consiste nel recupero di immagini, inedite quanto crude, tratte dal fondo Bersari
Nel corso della Prima guerra mondiale il capitano Mario Borsari, nato a Modena nel 1883 da ricca famiglia di possidenti, era stato posto al comando di diversi autoparchi e officine automobilistiche. Questa circostanza permise al militare di scattare moltissime foto sfuggendo alla rigida censura militare, che di certo non gradiva immagini che testimoniassero la crudeltà, la ferocia, l’immenso dolore provocato dagli eventi bellici.
Tali foto inedite, in grandi e curate riproduzioni, le cui sequenze hanno permesso la creazione di un video, sono l’oggetto della bella mostra Sguardi dal fronte: la Grande Guerra nel fondo fotografico Mario Borsari, che, con inaugurazione sabato 24 ottobre alle ore 17, sarà allestita a Vignola, presso le sale della Meridiana (piazza dei Contrari), fino a domenica 10 gennaio. A organizzarla il Comune di Vignola e la Fondazione di Vignola, con la collaborazione del Gruppo di documentazione vignolese Mezaluna-Mario Menabue. Attenzione: la mostra è aperta solo di sabato e domenica (10-12; 15,30-18,30), tranne che martedì 8 dicembre e giovedì 6 gennaio.
Il fondo fotografico Borsari è stato donato al Comune di Vignola dalla famiglia Borsari-Bartoli, erede del grande chimico, patriota e letterato vignolese Francesco Selmi. Esso consta di oltre 3.000 foto e 1.600 negativi ed è stato interamente digitalizzato a cura dell’Ibc Regione Emilia-Romagna. Prossimamente sarà oggetto di un intervento di restauro e catalogazione in modo da renderlo pienamente fruibile. Come si è già accennato, nel contesto della mostra è stato realizzato un video, ottenuto “animando” le fotografie con programmi di elaborazione delle immagini. Il prodotto è commentato con testimonianze diaristiche e documentali sulla realtà della vita in trincea e della guerra, accompagnate dal suono della fisarmonica. L’audiovisivo, realizzato in collaborazione con alcuni studenti dell’Istituto di istruzione superiore “Primo Levi”, verrà proiettato nella sede della mostra e potrà essere scaricato dai siti istituzionali e su YouTube.
Il percorso espositivo, appositamente pensato con una struttura flessibile così da favorire il trasporto e l’allestimento della mostra presso altre sedi disponibili a ospitarla, si articola in oltre 70 fotografie di vari formati. Gli scatti di Borsari hanno il dono dell’immediatezza, con un fondo di ironia nei confronti degli alti comandi militari e di disincanto rispetto allo scarto netto che esiste tra le parole roboanti delle dichiarazioni ufficiali e la dura realtà quotidiana. Essi documentano fasi cruciali del conflitto, seguendo il sottile filo che divideva la vita dalla morte sui campi di battaglia: dagli effetti dei gas asfissianti lanciati dagli austriaci sul Carso il 29 giugno 1916, alle distruzioni arrecate dalla guerra nei paesi a ridosso del fronte. Oltre a questo, degne di nota risultano le fotografie che rappresentano numerosi mezzi motorizzati, velivoli e pezzi di artiglieria in dotazione alle forze armate italiane, a testimonianza del particolare interesse di Mario Borsari per il nuovo volto della guerra tecnologica moderna.
Infine una curiosità: nel fondo sono state rinvenute tre immagini che documentano un episodio descritto nel diario di guerra di Giuseppe Rondoni, conservato presso l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano. La sequenza fotografica, ricostruita durante il riordino, si riferisce alla vicenda di un povero mulo colpito il 14 agosto 1915 a San Canzian d’Isonzo da un proiettile da 305 mm: «Oggi hanno tirato diversi colpi da 305 su S. Canziano, paesetto vicino e dietro a noi, dove c’è un magazzino di sussistenza. Ai conducenti della nostra batteria, che vanno a fare la spesa là, è stato ammazzato un cavallo. Un altro proiettile, che è andato a cascare vicino ad un mulo, ha fatto balzare in aria questo mulo, il quale, ricascando sopra ad un tetto, l’ha sfondato, ed è andato in una camera. Avrebbe mai pensato quel mulo di volare, e tanto più, di andare a morire in una camera da letto? Eppure anche questo è stato ammesso dal 305. Per gettarlo fuori della camera, hanno dovuto rompere una finestra». Con una cupa dose di macabro quanto spietato umorismo, la crudeltà della guerra non risparmiava neppure i poveri animali, che certamente di quell’evento non avevano alcuna responsabilità.
Le immagini: la locandina della mostra; Trincea austriaca con morti, presso il monte Podgora (oggi monte Calvario); Ufficiale italiano all’interno di una chiesa bombardata; Morti asfissiati dal gas (29 giugno 1916) a Sagrado (Gorizia), frazione San Martino del Carso.
(m.d.z.)
(LucidaMente, anno X, n. 118, ottobre 2015)