Il racconto che pubblichiamo – La grande Amaranta della nostra redattrice Viviana Viviani – è risultato vincitore del recente concorso indetto da il Resto del Carlino. Possiamo affermare che mai premio fu più meritato. L’opera è un meccanismo perfetto per lo svolgimento narrativo e le sapienti ellissi che permettono un finale che, più che “a sorpresa”, si potrebbe definire sconvolgente.
Inoltre, se pensiamo al cinismo imperante, all’ipocrisia dei buoni sentimenti che sottende al contrario la violenza e lo sfruttamento più disumano dell’individuo, è facile affermare che La grande Amaranta risulti una delle denunce più lucide della società odierna che abbiamo mai letto.
«Datele una stanza più luminosa e cibo migliore. Non bado a spese. Voglio che Anna viva a lungo e in salute. E non fatele mai mancare fogli e colori. Solo quando disegna è felice. Ecco l’assegno». «Grazie signora, lei è molto generosa», disse la suora, accennando un inchino, prima di lasciarci sole.
Mia sorella era seduta sul letto, tra i muri bianchi. Unica nota di colore nella stanza il blocco da disegno accanto a lei. Pazza, fin da bambina. «Posso permettermi il meglio per te, ora. Sono diventata una persona importante, sai?». Mentre parlavo non mi guardava, giocava con le sue dita e sorrideva. «Ricordi quando nostra madre è morta? Mi ha fatto promettere che mi sarei occupata di te». Mia sorella alzò gli occhi, lo sguardo stralunato come sempre. Le labbra parvero incresparsi.
«Ti odiavo perché tutte le attenzioni erano per te. Eri fragile, diversa, speciale. Io ero quella normale. Come fosse una colpa. Ho dovuto rinunciare all’Istituto d’Arte, i soldi servivano tutti per le tue cure, ricordi?». Mia sorella tornò a giocare con le dita, indifferente.
«Mamma diceva che occuparmi di te mi avrebbe ripagato di tutto, che la generosità ripaga sempre. Non ci credevo, invece aveva ragione». Così dicendo le sfiorai la mano, poi presi il blocco da disegno.
«Vediamo i tuoi ultimi capolavori». Macchie informi di colore si fondevano a forme geometriche, senza logica apparente. Presi il blocco e lo sostituii con uno nuovo.
«Devo andare. Nel prossimo mese sarò al lavoro. Ma tornerò, non temere. Non smetterò mai di occuparmi di te».
Sì, sono una persona importante ora, pensai richiudendo la porta. Amaranta, la pittrice autodidatta che, neanche trentenne, ha rivoluzionato il rapporto tra colore e forma. E già qualche critico scrive “la grande Amaranta”. Ho solo tre settimane per riprodurre su tela questi disegni, per la mia mostra personale a Parigi. In quali folli menti sa nascondersi il talento! Mia madre aveva ragione. Occuparmi di mia sorella si è rivelato molto utile. La generosità ripaga sempre.
L’immagine: Madchen (Bambine, 1911, Wien, Graphische Sammlung der Albertina) di Egon Schiele (Tulln, 12 giugno 1890 – Vienna, 31 ottobre 1918).
Jessica Ingrami
(LucidaMente, anno IV, n. 47, novembre 2009)