Aldous Huxley l’aveva profetizzata nelle sue opere più celebri, oggi l’abbiamo sotto i nostri occhi…
La figura dello scrittore, filosofo, scienziato britannico Aldous Huxley (1894-1963) e le sue stesse opere e posizioni sono talmente complesse e variegate, e a volte contraddittorie e discutibili (come la scelta di assumere droghe psichedeliche), che è impossibile sintetizzarle in poche righe. In questo articolo-antologia, vorremmo invece concentrarci sul suo romanzo distopico Il mondo nuovo (1932); anzi, sul suo proseguimento, Ritorno al mondo nuovo (1958), di cui riporteremo alcuni brani (i grassetti sono nostri).
Distopie che si avverano…
Il motivo è presto detto. Il primo, infarcito di neologismi tecnocratici, molto descrittivo, oggi appare datato, noioso, stucchevole e quindi di difficile lettura, sebbene l’immaginazione di un mondo iperorganizzato e tutto centrato su scienza e tecnologia prefiguri molto profeticamente la realtà cui si sta avviando il nostro pianeta sotto la spinta totalitaria dei potenti della Terra (neocapitalismo, poteri sovranazionali, circo mediatico, Big Tech, Big Pharma, ecc.). Il secondo, invece, è un saggio che intende tornare sui contenuti, il significato e il messaggio del primo libro, fornendone una spiegazione e un aggiornamento. Rispetto all’altra famosa distopia descritta da George Orwell nel suo celeberrimo 1984, il totalitarismo huxleyano è dolce. Mentre nell’incubo orwelliano il dominio assoluto appartiene al partito unico e al potere poliziesco-militare e gli esseri umani sono ridotti a una massa informe, miserabile e odiante sotto l’incubo di una guerra senza fine (vi ricorda forse l’odierno, interminabile, conflitto bellico ucraino?), nel “mondo nuovo” a dominare sono scienza e tecnologia (vedi anche qui). Scrive, infatti, Huxley in Ritorno al mondo nuovo: «Un governo del terrore funziona nel complesso meno bene del governo che, con mezzi non-violenti, manipola l’ambiente e i pensieri e i sentimenti dei singoli».
Gli individui sono apparentemente liberi, ma, in realtà, programmati dalla nascita in provetta fino alla morte; per di più, si sentono felici grazie a droghe e all’esaudimento dell’edonismo individuale e individualistico (cfr. Il sesso sporco del neocapitalismo). Non occorre più adoperare una violenza esplicita: gli esseri umani sono resi ottusi e quindi apparentemente felici da notizie irrilevanti e dai piaceri ottenuti; non c’è più bisogno di bandire cultura, libertà, spiritualità, creatività, perché nessuno le chiede, anzi, nessuno sa più cosa siano (leggi pure il nostro Cultura della cancellazione o cancellazione della cultura?)… Peraltro, nello stesso Ritorno al mondo nuovo di Huxley, è prevista un’emergenza continua (come, oggi, guerra Russia-Ucraina, cambiamento climatico, disoccupazione e precariato, povertà diffusa, prezzi impossibili dei prodotti energetici, ecc.): «Una crisi permanente giustifica il controllo su tutto e su tutti, da parte del governo centrale».
Nulla sembra cambiare, ma tutto è già cambiato
Secondo Huxley, altre strategie adoperate dal potere per poter tenere sotto controllo la gente sono la sovrappopolazione («l’eccesso di popolazione porta al disagio economico e sociale. Il disagio a sua volta chiede maggior controllo da parte dei governi centrali, maggior potere nelle loro mani»), l’eugenetica, la propaganda, la ricerca di capri espiatori, le tecniche di persuasione, la manipolazione del linguaggio («i nemici della libertà inquinano sistematicamente le fonti del linguaggio per forzare le loro vittime a pensare, a sentire, ad agire nel modo in cui vogliono farli pensare, sentire, agire», similmente alla neolingua orwelliana e all’attuale ideologia del politically correct), la diffusione degli stupefacenti… Qualcuno potrebbe controbattere: “Ma vi sono la democrazia e il voto a proteggerci!”. Invece, come stiamo vedendo oggi, anche nel nostro Paese e in Europa, le forme democratiche possono restare, apparentemente intatte, e le forze politiche antisistema potrebbero persino vincere le elezioni legislative (ad esempio, il Movimento 5stelle o Fratelli d’Italia, com’è successo nelle ultime due tornate elettorali nel nostro Paese); ma, in realtà, «la migliore fra le costituzioni, le migliori leggi preventive non gioveranno contro il sempre maggior incremento della sovrappopolazione e della superorganizzazione imposta dal crescere del numero e dal progresso della tecnologia. Le costituzioni non si abrogheranno e le buone leggi resteranno nel codice; ma tali forme liberali serviranno solo a mascherare e ad abbellire una sostanza profondamente illiberale».
Al riguardo, aggiunge lo scrittore: «Sotto la spinta continua della sovrappopolazione e della superorganizzazione, crescendo l’efficacia dei mezzi per la manipolazione dei cervelli, le democrazie muteranno natura; le antiche, ormai strane, forme rimarranno: elezioni, parlamenti, corti supreme eccetera. Ma la sostanza, dietro di esse, sarà un nuovo tipo di totalitarismo non violento. Tutti i nomi tradizionali, tutti i vecchi slogan resteranno, esattamente com’erano ai bei tempi andati. Radio e giornali continueranno a parlare di democrazia e di libertà, ma quelle due parole non avranno più senso. Intanto l’oligarchia al potere, con la sua addestratissima élite di soldati, poliziotti, fabbricanti del pensiero e manipolatori del cervello, manderà avanti lo spettacolo a suo piacere».
Lo strapotere delle élite
In effetti, da tempo ci siamo resi conto che i poteri economici e sovranazionali soverchiano le democrazie e i governi locali interessati al benessere del proprio popolo (non a caso sono stati criminalizzati, persino dall’attuale pontefice, termini del tutto accettabili quali sovranismo e populismo). Altro ritornello: “Ma esistono la libera stampa, la libera informazione!”. Risponde lo stesso Huxley: «Nelle democrazie d’Occidente c’è la censura economica e i mezzi di comunicazione di massa sono controllati dalla élite al potere». Tra l’altro, l’«industria della comunicazione di massa non dà al pubblico né il vero né il falso, ma semmai l’irreale, ciò che, più o meno, non significa nulla». Pertanto, tali mass media, più che a informare o ad acculturare, offrono un’«inarrestabile distrazione». C’è chi nutre la fideistica, banale speranza nei “giovani”; peccato che, secondo Huxley, essi, «cioè gli elettori di domani, non hanno alcuna fiducia negli istituti democratici, non hanno nulla da obiettare alla censura delle opinioni eterodosse, non credono che sia possibile il governo del popolo, e accetterebbero tranquillamente, purché la loro vita continui secondo il modello a cui sono abituati, un governo dall’alto, d’una oligarchia di esperti di vario genere».
Tre anni dopo la pubblicazione di Ritorno al mondo nuovo, nel corso di una conferenza tenuta nel 1961 alla Ucsf School of Medicine di San Francisco, Huxley dirà: «Ci sarà, in una delle prossime generazioni, un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici, in quanto verranno sviati dalla volontà di ribellarsi per mezzo della propaganda o del lavaggio del cervello, o del lavaggio del cervello potenziato con metodi farmacologici. E questa sembra essere la rivoluzione finale». Chi non riesce a scorgere in tali affermazioni alcuna analogia con la realtà che stiamo vivendo, e verso la quale ci stiamo ancor più crudamente avviando, forse è già entrato a far parte dei servi felici di essere stati privati della propria libertà…
L’immagine di apertura: a uso gratuito da pixabay.com.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 206, febbraio 2023)