Il dio “personale” non produce alcun danno e rimane custodito nel singolo individuo come patrimonio della sua interiorità. Mentre le religioni “storiche”… Le riflessioni di Paolo Bancale, direttore di “NonCredo”
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Un dio, anche quello considerato il migliore, detto magari il “dio dell’amore”, solo che lo si inserisca in una religione “storica” che se ne appropria facendone un feticcio per i suoi “credenti”, ecco che si trasforma in un ispiratore di stragi, crociate, roghi di vivi, inquisizioni, torture e bieche oppressioni. E questo ce lo dice la Storia.
Morale? Meglio un’infinità di qualsivoglia “pseudo-dèi” individuali, ciascuno come tacito testimone della interiorità o della ricerca intellettiva in qualsiasi persona al quale, per motivi tutti propri, piaccia pensarla in quel modo, che non anche una sola religione la quale, animata dai propri proconsoli ecclesiali alla guida dei loro “credenti”, inalberi un dio come proprio vessillo. Il discrimine sta tutto nel ruolo passivo e complice del credente, cioè di chi “crede, si affida, recepisce, subisce, si identifica” in qualcosa che gli hanno raccontato o imposto, a lui estraneo, e se lo fa andare bene. Ma allora non è più sano qualcuno che si pone delle domande e che in qualche modo si risponde come meglio può? Però così, si potrebbe obiettare, questi non è né ateo (“No god”) né agnostico. E allora? È qualcuno che in proprio ha cercato e ha pensato e ha dubitato e si è dato una risposta esistenzialmente valida per se stesso, e che, così agendo, non è affatto un “credente” (che meglio sarebbe chiamare un “fedele”, cioè fedele a precetti altrui avendo abdicato ad una ricerca propria). Egli invece ha fatto esattamente tutto quello che un Uomo ha il dovere interiore di fare: cercare e cercare di capire, sia pure a modo suo, se ciò gli basta. È comunque un “Religions free”.
Tutto l’opposto, quindi, del “credente/fedele” condizionato da pseudo-verità altrui, d’accatto, subìte o raccolte per strada.Ecco perché visioni deiste o giù di lì (Voltaire? Hume?) che possono rappresentare oneste ed etiche posizioni intellettive o spirituali strettamente personali, non vanno affatto omologate con il dramma della storia post-antica dell’umanità, rappresentato dalle masse eterodirette di “fedeli”, creduli e credenti, spesso fanatici, ma sempre pilotati dai teurghi delle gerarchie, aggregati nelle categorie delle religioni organiche, rivelate, istituzionalizzate. NonCredo e ReligionsFree quando parlano di credenti, cioè di ”fedeli”, e di noncredenti sono convinti portatori di questa visione.
Paolo Bancale – dall’archivio di NonCredo. La cultura della ragione, «volume bimestrale di cultura laica»
(LucidaMente, anno VIII, n. 90, giugno 2013)
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