In febbraio il compleanno dell’attore statunitense. La sua filmografia e i drammi vissuti, tra recitazione e vita reale
Il 18 febbraio John Joseph Travolta spegnerà 70 candeline. In attività dal 1969, non manca ancora di stupirci interpretando svariati ruoli cinematografici, anche in qualità di ballerino e cantante, come ha dimostrato dando vita a personaggi in pellicole che hanno fatto la storia del cinema. Tuttavia, i suoi primi 70 anni non sono stati vissuti soltanto all’insegna della gloria ma sono stati costellati anche da grandi tragedie familiari.
Una vita tra fama internazionale e aiuti umanitari
Nel 1977 Travolta si fa conoscere al pubblico mondiale quale attore e ballerino nel film La febbre del sabato sera (Saturday Night Fever), diretto da John Badham e musicato dai Bee Gees. Il ruolo gli vale la candidatura per l’Oscar al miglior attore. L’anno successivo doppia il successo in Grease (Brillantina) nel ruolo di Danny Zucco, in coppia con Olivia Newton-John, scomparsa un anno e mezzo fa e con cui ha realizzato una reunion nel 2018.
La seconda designazione per lo stesso Oscar arriva nel 1994 con Pulp Fiction, scritto e diretto da Quentin Tarantino. Nel 1995 è la volta di Get Shorty: per la sua interpretazione si aggiudica il Golden Globe per il miglior attore in un film commedia o musicale.
Stesse candidature anche per I colori della vittoria (1998) e Hairspray. Grasso è bello (2007). In quest’ultima pellicola l’attore è irriconoscibile nel ruolo di Edna Turnblad, la particolarissima madre della protagonista interpretata da Nikky Blosky.
Nonostante il successo Travolta vive la propria esistenza anche all’insegna della solidarietà. La sua passione per l’aviazione gli ha fatto conseguire l’abilitazione di pilota di linea e acquistare tre aerei, che guida egli stesso. Infatti, decollando con uno di loro, nel 2010 ha personalmente recato aiuti umanitari ad Haiti dopo il disastroso terremoto.
I ruoli negli altri film
Nel decennio successivo a La febbre del sabato sera e Grease la sua carriera – e conseguentemente la sua notorietà – subiscono un forte rallentamento. Urban Cowboy (1980), Blow Out (1981), Staying Alive (1983), séguito de La febbre del sabato sera, per la regia di Sylvester Stallone, Due come noi (1983), nuovamente in coppia con la Newton-John, ne sono un esempio. Questo calo di popolarità, fra l’altro, spinge l’attore a rifiutare i ruoli in American Gigolò (1980) e Ufficiale e gentiluomo (1982), film che porteranno invece al successo Richard Gere.
Travolta torna alla ribalta nel 1989 con Senti chi parla e i sequel Senti chi parla 2 (1990) e Senti chi parla adesso! (1993), tutti in coppia con la compianta Kirstie Alley. Seguono ruoli più impegnati nei già citati Pulp Fiction e Get Shorty, nonché ne Il rovescio della medaglia. Inoltre, solo per citare alcuni dei suoi lavori, Face/Off. Due facce di un assassino; I colori della vittoria; Battaglia per la terra; Codice: Swordfish; From Paris with love e Le belve (Savages); Io sono vendetta.
Le origini italiane e l’esordio a Broadway
L’attore vanta radici italiane, essendo il padre Salvatore originario di Godrano, in provincia di Palermo. Le doti artistiche le ha ereditate dalla madre di origini irlandesi, Helen Cecilia Burke, attrice e cantante nel gruppo vocale radiofonico The Sunshine Sisters prima che diventasse docente di inglese e di arte drammatica. Nella sua educazione, le origini materne hanno la meglio su quelle paterne: Travolta ha infatti raccontato di essere stato, da bambino e ragazzo, più vicino alle tradizioni irlandesi che a quelle italiane. Cresciuto secondo la religione cattolica, nel 1975 – ventunenne – diventa membro attivo di Scientology.
Fin da piccolo, insieme ai suoi cinque fratelli, si esibisce in recite settimanali per amici e conoscenti di famiglia. Appena dodicenne inizia a prendere lezioni di tip-tap, su consiglio di Fred, fratello di Gene Kelly. Nel 1971 decide di dedicarsi completamente alla carriera artistica e lascia la Dwight Morrow Hight School.
Il primo vero ruolo da attore arriva lo stesso anno, nella compagnia itinerante del musical Grease: il successo ottenuto lo fa conoscere in tutti gli Stati Uniti. In séguito approda a Broadway con lo spettacolo Rain.
Il doloroso addio alle persone amate
Parallelamente a gratificanti successi professionali l’attore subisce gravissime perdite affettive. La prima la vive appena ventitreenne: nel 1977 la sua compagna Diana Hyland – attrice conosciuta l’anno precedente sul set de The Boy in the Plastic Bubble – muore a causa di un cancro al seno. Nel 1978 perde anche la madre.
Successivamente ritrova l’amore e nel 1991 sposa Kelly Preston, interprete insieme a lui della pellicola del 1989 Gli esperti americani. Dall’unione nascono tre figli: Jett nel 1992, Ella Blue nel 2000 – che nove anni dopo recita con il padre in Daddy Sitter – e Benjamin nel 2010. A inizio 2009, in vacanza con la famiglia alle Bahamas, Jett muore adolescente, per cause inizialmente non precisate: in séguito si scoprirà che il ragazzo soffriva della Sindrome di Kawasaki e che era autistico.
Il 12 luglio 2020 arriva un ulteriore grande lutto: Kelly perde una lunga battaglia contro il cancro al seno. L’attore lo annuncia con una toccante nota, nella quale si congeda temporaneamente dalle scene per stare accanto ai figli.
Il 2022 è un altro anno di dolore per Travolta, che perde due affezionatissime compagne di lavoro: in agosto Olivia Newton-John muore dopo un’interminabile lotta contro il cancro e in dicembre è la volta di Kirstie Alley. Desideriamo concludere con le parole – che non hanno bisogno di commento – che l’attore ha rivolto a Olivia alla notizia del suo decesso, ispirate al brano Hopelessly devoted to you che lei interpretò magistralmente in Grease: «Ci rivedremo ancora lungo il cammino e saremo di nuovo uniti, di nuovo insieme. Sono sempre stato tuo fin dal primo momento in cui ti ho vista e lo sarò sempre. Il tuo Danny, il tuo John».
Le immagini: a titolo gratuito da Pexels (autori cottonbro studio e Sebastian Ervi).
Emanuela Susmel
(LucidaMente 3000, anno XIX, n. 218, febbraio 2024)
Sembra ieri quando lo apprezzavamo giovane e baldanzoso!
Però rimane un bel “giovane… antico” e soprattutto un grande artista.
Auguri!