Il nostro Paese ancora una volta colpito dalle alluvioni e dalle polemiche. Tra scarsa prevenzione e amministrazioni locali assenti, il dissesto non è solo idrogeologico
A partire dallo scorso 25 ottobre si sono succedute – come purtroppo spesso accade nel nostro Paese – le ennesime tragedie derivate dal maltempo. Da nord a sud i temporali si sono abbattuti senza tregua. Le prime regioni a farne le spese sono state la Liguria e la Toscana, nelle Cinque Terre e in Lunigiana; il 4 novembre è stata la volta di Genova; il 7 novembre numerosi allagamenti hanno interessato l’Isola d’Elba; infine il 23 novembre è toccato alla Calabria e alla Sicilia, nel Catanzarese e nel Messinese. La dinamica è quasi sempre la stessa: fiumi e torrenti che esondano travolgendo in pochi minuti tutto ciò che incontrano con una forza impietosa e devastante.
A pagarne il prezzo più alto, quello che va oltre ogni bene materiale, la vita, sono state 20 persone. Un numero drammatico, reso ancora più tale dal fatto che tra le vittime sono presenti dei bambini. Considerata la violenza con la quale l’acqua si è riversata nelle strade e nelle case, il bilancio poteva essere ulteriormente tragico; va ricordato, però, che stiamo parlando di vite umane e i freddi numeri, anche se all’apparenza confortanti, nascondono un carico di sofferenza e ingiustizia difficilmente sanabili.
Dopo la tristezza, è la rabbia a prendere il sopravvento. Le polemiche hanno travolto le amministrazioni pubbliche e gli enti locali fino ad arrivare al governo centrale. Tutti si chiedono se si sia fatto abbastanza, in termini di prevenzione e cura del territorio, per evitare un simile disastro. A Genova, ad esempio, il sindaco Marta Vincenzi è stato accusato di non aver chiuso con un’ordinanza le scuole, nonostante fosse stata diramata l’allerta 2 che prevedeva il non utilizzo dei piani terra degli edifici. Il primo cittadino dal canto suo si è difeso, intervistato dalle varie emittenti tv nazionali, affermando: «Se avessimo chiuso le scuole, le macchine in giro sarebbero state molte di più in quanto i cittadini avrebbero portato i figli dai nonni. Abbiamo ripulito il Bisagno, abbiamo speso 6 milioni sul Fereggiano» spiega riferendosi ai due torrenti tracimati. «Non abbiamo colpe, se non quella di non aver spiegato meglio cosa significa allerta 2» ha poi concluso.
L’inadeguatezza e l’impotenza della classe politica, nel suo complesso, appaiono sempre più evidente. Di fronte a tragedie come queste, l’unica risposta è il discolparsi a ogni costo, scaricando sull’eccezionalità degli eventi le proprie mancanze. Le dimissioni non sono nemmeno prese in considerazione. La responsabilità politica e morale ormai è a discrezione del singolo, anziché essere valore assoluto di cui rendere conto alla collettività.
Il vero problema resta, comunque, la totale assenza in Italia di un piano strategico per la messa in sicurezza del territorio. Un “dissesto organizzativo” e istituzionale che ogni volta ci costa in vite umane e danni materiali, in un Paese come il nostro dove oltre l’80% della popolazione vive in zone ad alto rischio. La Protezione civile ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, è vero, soprattutto dal punto di vista dei soccorsi (un esempio significativo è il terremoto dell’Aquila del 2009), ma per quanto riguarda la prevenzione c’è ancora molto da fare.
Bisognerebbe innanzitutto aggiornare la mappa del rischio idrogeologico, individuando le aree più esposte. Servirebbe la collaborazione e la volontà politica da parte delle istituzioni per dare inizio a un serio percorso di investimenti programmatici. In un momento di crisi economica e politica come quello che stiamo vivendo, tutto questo appare come un miraggio. Ma la speranza nel cambiamento deve esserci, per far tornare l’Italia il Belpaese invidiato da tutto il mondo.
Luca Piazza
(LucidaMente, anno VI, n. 72, dicembre 2011)
BISOGNA RIVEDERE COMPLETAMENTE CERTE CATEGORIE MENTALI COME QUELLA DEL “PROGRESSO”
LEGATO ESCLUSIVAMENTE ALLO SVILUPPO CAOTICO DEL MONDO INDUSTRIALE A SCAPITO DELLO SVULUPPO O, ALMENO, ALLA TUTELA DEL TERRITORIO, DELL’AGRICOLUTRA E DEL TURISMO SOSTENIBILE (BASTI PENSARE A QUELLO CHE AVVIENE IN VAL DI SUSA)!
BISOGNA RIVEDERE COMPLETAMENE CERTE CATEGORIE MENTALI SUBDOLAMENTE DIFFUSE DA
PERSUASORI NON CERTO “OCCULTI”, COME QUELLA DI UN “PROGRESSO” LEGATO ESCLUSIVAMENTE ALLO SVILUPPO CAOTICO DEL MONDO INDUSTRIALE, SPESSO A SCAPITO DELLO SVILUPPO O, ALMENO, DELLA TUTELA DEL TERRITORIO, DELL’AGRICOLTURA E DI UN TURISMO SOSTENIBILE.
BASTI PENSARE, PER FARE UN ESEMPIO, ALLA DEMONIZZAZIONE IN ATTO DEI VALLIGIANI CHE SI OPPONGONO ALLO SCELLERATO E, TRA L’ALTRO, COSTOSISSIMO PROGETTO DELLA TAV IN VAL DI SUSA.
EPPURE DIFENDONO IL LORO (ANCHE NOSTRO) HABITAT E LE TASCHE DEI SOLITI NOTI, TAR-TASSATIMI CONTRIBUENTI!!!