Partendo dall’editoriale del nostro direttore sui “tradimenti”, ci scrive una nostra affezionata lettrice, che punta il dito su stato, politica, magistratura, ma, soprattutto sulle responsabilità di ogni cittadino. E, poi, La Marianna, Napoleone, Bologna e Bergamo…
Carissimo direttore, quando ho letto la prima volta, la scorsa settimana, il tuo editoriale su tradimenti e traditori, l’ho fatto di sfuggita. Oggi l’ho riletto e ti scrivo. Proviamo a entrare nel merito concreto dei problemi reali, quotidiani, degli esseri umani di questo paese.
Siamo stati traditi e continuiamo a esserlo, non perché qualcuno al vertice è venuto meno a ideali e ideologie. Siamo traditi perché paghiamo le tasse, ri-paghiamo i servizi che stanno diventando disservizi, tri-paghiamo per aiutare le popolazioni terremotate e non si fa nulla (parole di Vasco Errani, che, se è lì a non fare nulla, potrebbe dimettersi come gesto di protesta… no! come protesta, si dimette dal Partito democratico, quando, per trasparenza, non dovrebbe essere in questa fase di nessuna corrente, rischio polmoniti!). Ma il senso di responsabilità non appartiene né ai vertici, né a molti cittadini.
Siamo traditi da una giustizia che ci mette 20 anni a emettere sentenze, anche contro abusi a minori, così il colpevole non solo resta impunito, ma può macchiarsi di ulteriori crimini. E a uno dei fratelli Savi (20 omicidi e 100 feriti) concede i domiciliari… Invece imprigiona per 21 anni un innocente in galera, senza aver neanche provato a dargli, appunto, i domiciliari! Io sono convinta che il carcere debba servire per riabilitare e favorire il reinserimento nella società, ma si deve pur ammettere che qualcosa non quadra. Non può essere colpa solo del governo…
Siamo traditi da noi stessi: con il referendum abbiamo rischiato proprio quello che sta succedendo, e i parlamentari si chiamano fuori. Sono loro a votare le leggi, fino a prova contraria. Il referendum avrebbe potuto contenere quesiti disgiunti, ecc. I risultati sarebbero stati meno penosi, sia sul piano nazionale sia su quello internazionale. Poiché viviamo in democrazia, con tre poteri separati, non in un regime oligarchico, la responsabilità non può essere solo del governo, ma di tutto il parlamento e della magistratura (che non chiede quasi mai scusa). Poiché – ripeto – viviamo in una democrazia, le responsabilità sono di tutti noi. Tutti noi quando, pur potendo agire positivamente, commettiamo un illecito, purché ci sia utile, alzando le spallucce.
Sarebbe bene rimboccarci le maniche, guardare il positivo che c’è, e fare in modo che si estenda. Tutti noi stiamo tradendo le generazioni future. Noi, non solo Renzi, D’Alema, Sel, i populisti, l’immigrazione, Salvini, ecc… Il potere appartiene al popolo. E, come in ogni medaglia, ci sono due facce: diritti e doveri. Non credo nei capri espiatori. Circa la Marianna… a Bologna? Dal mio punto di vista, è retrò! Infatti, è datata 1789. La Rivoluzione francese ha tagliato teste non solo a monarchici, nobili, ma anche agli oppositori. Ha portato a un impero, quello napoleonico, che ha provocato moltissime guerre.
Ogni medaglia ha due facce, e la famiglia di Napoleone a Bologna ha guidato anche iniziative molto positive. Tuttavia, alla fine c’è stata la Restaurazione… e, girando in tondo, stiamo andando verso altre restaurazioni, tutti ritenendo di avere le mani pulite. La Marianna a Bergamo è il luogo, sulla punta di San Vigilio, dal quale si ammira la città e dove, quando marinavamo la scuola, o facevamo il giro delle mura veneziane con gli amici del cuore, ci fermavamo a gustarci una pausa. Io preferisco questa Marianna! Perché, se il processo di depoliticizzazione in atto mi fa venire il mal di stomaco, preferisco mantenere la salute: le strutture sanitarie non me la garantirebbero, non è ancora previsto lo stress da maltrattamenti politici, né il rimborso danni da parte dei responsabili. Cari saluti.
Mariateresa Martini
(LucidaMente, anno XII, n. 135, marzo 2017; editing e formattazione del testo a cura di Antonella Colella)