È il nuovo gioco del momento: a partire dal 2015 le “escape room” hanno invaso tutto il territorio italiano. Una nuova e originale dinamica di gruppo che permette a grandi e piccini di mettersi alla prova e passare del tempo in compagnia in un modo alquanto alternativo
Nella stanza non si vede nulla, solo buio pesto. C’è uno schermo: segna 60 minuti. Una voce da un citofono. Si sente a malapena: «Cercate l’attaccapanni». Gli occhi cominciano ad abituarsi. Il video illumina appena la stanza. È piccola, spoglia, solo qualche articolo d’arredamento in qua e in là. A parte i compagni di squadra non c’è nessuno.
I giocatori si liberano di giacche e borse ingombranti. Inizia una tranquilla musica d’atmosfera, che, nell’oscurità, mette un po’ d’angoscia. Parte il countdown. Una luce illumina improvvisamente un baule. I secondi fuggono. Che la partita abbia inizio! È questa una situazione di tipo iniziale che i partecipanti si trovano ad affrontare dopo l’apertura della porta che li catapulta all’interno della realtà di Intrappola.To. Escape room. Al momento della prenotazione on line, il gruppo – da un minimo di due a un massimo di sei iscritti – riceve una mail: un problema da risolvere fornisce loro un codice per entrare nella camera. La puntualità è essenziale. Non viene fornita loro alcuna indicazione sulla camera: sanno solo che ci saranno delle tracce, degli enigmi, delle trappole. Lo scopo: trovare, entro un’ora, tutte le chiavi per poter uscire. Una regia misteriosa e invisibile guida i giocatori nelle mosse. Gli indizi sono pochi e ingannevoli: vengono trasmessi tramite lo schermo solo in caso di estrema necessità. I giocatori devono cercare di cavarsela da soli.
È una vera e propria corsa contro il tempo. Il sito ufficiale www.intrappola.to riporta dati un po’ sconcertanti: le possibilità di successo sono assai basse, solo il 3% ce la fa. Ma forse è proprio per questo che la gente non vede l’ora di mettersi alla prova. Alla fine dei 60 minuti, chi avrà raggiunto il 100% e risolto tutti i quiz, sarà libero di lasciare la sala. Chi invece non ce l’avrà fatta, sarà accompagnato fuori da un membro dello staff. Particolarità assai apprezzabile di questo nuovo svago cittadino è la possibilità di rivolgersi a un ampio pubblico: bambini, ragazzi, adulti, famiglie.
La spontaneità dei bambini può risultare essenziale per trovare gli oggetti e le indicazioni nascoste all’interno del locale, i ragionamenti dei più grandi indispensabili per risolvere le questioni più complicate. Il gioco di squadra è la chiave: nessuno potrà farcela da solo. Il fenomeno è nato nel 2006 a Los Angeles e si è rapidamente espanso in tutta Europa. Escape room LA offre diversi tipi di stanze, ognuna caratterizzata da una propria ambientazione e storia. Che cos’hanno in comune uno studio investigativo hollywoodiano anni Quaranta, una caverna sotterranea, un teatro invaso dai fantasmi e un misterioso laboratorio di un alchimista medievale? Assolutamente nulla, se non un obiettivo: uscirne tutti vivi. The detective, The cavern, The theatre e The alchemist sono le quattro escape room che a Los Angeles hanno appassionato milioni di persone. In Italia, quando Stefano Gnech e Daniele Massano hanno ideato e aperto la prima escape room a Torino nel gennaio del 2015 non potevano immaginarne il successo.
Da allora si è registrato un boom impressionante: sul sito ufficiale si contano a oggi 21 città italiane presso le quali è possibile prenotare una sessione di gioco, tra le quali Milano, Roma, Genova, Bologna, Rimini e Ravenna. I tipi di stanze e di indovinelli da risolvere si sono moltiplicati e Intrappola.To è diventato uno dei giochi più amati dagli italiani. Dai più grandi ai più piccini, tutti vogliono mettere alla prova la loro sensibilità e il loro ingegno investigativo cercando indizi e risolvendo enigmi complicati.
Le immagini: Intrappola.To a Ravenna; l’immagine della stanza the detective a Los Angeles dal sito www.escaperoomla.com.
Alessandra Darchini
(LucidaMente, anno XI, n. 128, agosto 2016)