A Tinchi di Pisticci, in provincia di Matera, un uomo imbraccia un’arma e, in pieno centro cittadino, fa fuoco contro una bestiola. Si annoiava!
Tinchi di Pisticci, nel Materano. Pochi giorni fa, il 13 giugno, un trentenne, appena uscito da un circolo ricreativo in pieno centro abitato, imbraccia una carabina ad aria compressa, prende la mira e spara a un cagnolino a pochi metri di distanza, sotto gli occhi allibiti del padrone.
Il veterinario, che ha successivamente medicato l’animale, ha riscontrato, effettivamente, la presenza di una ferita di forma circolare a una zampa causata da un pallino: il risultato è che il cane è rimasto zoppo. L’uomo, invece, grazie anche alla presenza di alcuni testimoni, è stato denunciato per maltrattamento di animali e spari in luogo pubblico. A questo punto, però, la notizia perde di scalpore: l’uomo è stato “ripreso” dalle autorità, quindi già punito a sufficienza, e il cane… beh, il cane si riprenderà e poi, in fondo, è solo un animale. Ma se fosse stato un bambino? Se quest’uomo avesse mirato, anziché alle zampe di un quadrupede, alla testa di un bimbo? La prima sensazione è che siamo abituati a misurare la gravità di un atto a seconda del soggetto a cui è rivolto. In questo caso, al di là della vittima, non c’è forse un atto di pura violenza? Non si è giustamente portati a pensare che quest’uomo sia in ogni caso un potenziale pericolo per tutti?
Uscire in strada e sparare, seppur con un’arma ad aria compressa, non è forse sintomo di un disagio più profondo? Non lede, forse, la sicurezza di ognuno di noi, indipendentemente da dove si va a conficcare il pallino? Crediamo che si sia persa un po’ la sensibilità e la lucidità nel giudicare tali azioni, forse perché ne siamo talmente circondati che arriviamo a banalizzarle. Se anche l’essere umano è un animale, con lo stesso diritto alla vita e con la stessa capacità di provare gioia e dolore come tutto il resto del creato, qual è la motivazione che spinge le persone a ritenere un atto del genere meno grave se fatto contro una creatura priva di parola? Il cane ha sofferto: stava passeggiando tranquillo, immerso negli odori della strada, quando un dolore lancinante lo ha colpito alla zampa. E l’autore del gesto si è giustificato così: «Mi annoiavo, l’ho fatto per divertimento». C’è da chiedersi, seriamente, cosa farà la prossima volta che proverà noia.
Jessica Ingrami
(LM MAGAZINE n. 24, 18 giugno 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 78, giugno 2012)
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