Alla 57ª Biennale gli artisti al centro di un percorso diviso in nove Trans-padiglioni. Le parole della curatrice Christine Macel e del presidente della rassegna, Paolo Baratta
La Biennale di Venezia, evento d’arte contemporanea tra i più attesi dagli appassionati, ha preso il via il 13 maggio, tra le splendide sedi dei Giardini e dell’Arsenale, e sarà aperta al pubblico fino al 26 novembre. L’edizione di quest’anno sarà denominata Viva Arte Viva.
L’esposizione internazionale, curata da Christine Macel e sovrintesa dal presidente della manifestazione, Paolo Baratta, presenterà ai visitatori 120 artisti provenienti da 51 paesi; tra loro 103 ne sono per la prima volta protagonisti. Viva Arte Viva si sviluppa lungo un percorso composto da nove capitoli o famiglie d’artisti, che vanno a costituire i nove Trans-padiglioni. Ognuno di questi ha un presupposto principale, dal quale prendono forma le opere esposte. Si inizia dai Giardini con il Padiglione degli Artisti e dei Libri, dove si riflette sulla questione dell’otium e del negotium, e si passa attraverso il Padiglione delle Gioie e delle Paure, fino a giungere all’Arsenale, seconda sede della Biennale.
Qui il percorso prosegue con gli altri sette spazi. Ci immergiamo, infatti, nel Padiglione dello Spazio Comune, in quello della Terra, attento ai problemi ambientali, e in quello delle Tradizioni. Seguono gli ultimi quattro: il Padiglione degli Sciamani, quello dei Colori, quello del Dionisiaco, che rende omaggio alla sensualità e alla figura femminile, e, nono e ultimo, il Padiglione del Tempo e dell’Infinito, luogo all’interno del quale si respira un’atmosfera atemporale. L’itinerario svela i segreti più intimi e oscuri; in esso prendono forma la gioia e la serenità, la paura, la sofferenza, la morte ma anche il senso di umanità.
«La mostra si propone come un’esperienza che disegna un movimento di estroversione, dall’io verso l’altro, verso lo spazio comune e le dimensioni meno definibili, aprendo così alla possibilità di un neoumanesimo» afferma la Macel. La rassegna è sostenuta da ben 86 partecipazioni nazionali, delle quali ben tre sono presenti per la prima volta: Antigua e Barbuda, Kiribati e Nigeria. L’ispirazione però è unica e rivolta appunto verso il neoumanesimo, vero tema centrale dell’esposizione, che vuole indicare un equilibrio nella crescente complessità del mondo. Al riguardo la curatrice della manifestazione si è soffermata ancora a lungo: «Una mostra ispirata all’umanesimo. Un umanesimo che celebra la capacità dell’uomo, attraverso l’arte, di non essere dominato dalle forze che governano quanto accade nel mondo. È un umanesimo nel quale l’atto artistico è a un tempo atto di resistenza, di liberazione e di generosità».
L’arte dunque svolge un ruolo cruciale: quello di testimone della riflessione, della libertà e dell’espressione individuale, in un momento come questo di conflitti e aspre divergenze. Altro postulato della 57ª edizione è quello di collocare gli artisti al centro: Tavola Aperta, Progetto Pratiche d’Artista, La Mia Biblioteca, sono i piani paralleli che indirizzano la rassegna verso una nuova dialettica pubblico-artista.
A tal proposito, importanti le parole di Baratta: «La Biennale si deve qualificare come luogo che ha come metodo, e quasi come ragion d’essere, il libero dialogo tra gli artisti e tra questi e il pubblico». Il quale poi aggiunge: «Questa biennale è dedicata a celebrare, e quasi a render grazie, all’esistenza stessa dell’arte e degli artisti, che ci offrono con i loro mondi una dilatazione della nostra prospettiva e dello spazio della nostra esistenza». Gli fa coro la Macel: «Viva Arte Viva è così un’esclamazione, un’espressione della passione per l’arte e per la figura dell’artista. Viva Arte Viva è una Biennale con gli artisti, degli artisti e per gli artisti».
Orari di apertura: ore 10-18, chiuso lunedì; sede dell’Arsenale: ore 10-20, solo venerdì e sabato fino al 30 settembre.
Valerio Masetti Boldrini
(LucidaMente, anno XII, n. 128, giugno 2017)