Dalle regioni omeriche e bibliche ad Atlantide e Rennes-le-Château: nel saggio “Storia delle terre e dei luoghi leggendari” (Bompiani) Umberto Eco ci conduce in tanti posti mitici
Vale veramente la pena lasciarsi ammaliare da quanto propone Umberto Eco nel suo ultimo libro Storia delle terre e dei luoghi leggendari (Bompiani, pp. 480, € 35,00): un viaggio alla scoperta delle località mitiche, attraverso continenti come la fantastica Atlantide, oppure paesi, carte geografiche e castelli favolosi.
Il primo punto sul quale l’autore si sofferma riguarda la “Terra piatta” e gli “antipodi”, dove gli uomini camminano a testa in giù e il cielo sta sotto il loro capo. Per Omero il nostro pianeta aveva la forma di un disco, circondato dall’Oceano e ricoperto dalla calotta celeste, mentre per Talete esso era piatto e galleggiava sull’acqua. Sembra che solo Parmenide e Pitagora ne avessero compreso la sfericità, il secondo per motivi squisitamente mistico-matematici. Eco ci parla anche di Anassimandro, Platone, Aristotele, Tolomeo, Eratostene e del mercante-geografo-navigatore siriano Cosma Indicopleuste (Costantino di Antiochia), che nella sua Topografia cristiana del VI secolo d.C., muovendo dal modello del Tabernacolo biblico, definisce il cosmo «rettangolare con un arco che sovrasta il pavimento piatto della Terra». Non mancano tuttavia le sorprese: nel vicino 1952, infatti, tale Wilbur Glenn Voliva, capo della Chiesa cristiana cattolica apostolica di Zion, nell’Illinois, tenta di riportare in auge il mito del mondo a forma di disco.
L’attenzione si sposta poi sui luoghi leggendari della Bibbia, come il misterioso fiume Sambatyon legato alle dodici tribù di Israele e il lussuoso palazzo di Salomone, la cui saggezza attirò, secondo la tradizione, la regina di Saba. Ma da dove veniva costei? Menzionata anche nel Corano, gli arabi la conoscevano come Bilquis, gli etiopi la chiamavano Macheda, mentre una versione persiana la rende ancora più misteriosa; ma è proprio in Etiopia che ella viene considerata un mito nazionale. E i re Magi da dove arrivavano esattamente? Si parte dall’analisi di documenti storico-letterari quali il Vangelo di Matteo, unica fonte cristiana canonica a descriverne l’episodio: perché l’evangelista non dice nulla circa il numero né accenna al loro essere re?
Cosa si può aggiungere sui fantastici territori visitati da Odisseo nei racconti di Omero? Dove ci conduce la ricerca dei luoghi di Ulisse? E che dire delle “Sette meraviglie del mondo”? Tra i posti leggendari dell’antichità si devono, infatti, enumerare il Colosso di Rodi, il Faro di Alessandria in Egitto, i Giardini pensili di Babilonia, il Mausoleo di Alicarnasso, la Piramide di Cheope a Giza, la Statua di Zeus a Olimpia e il Tempio di Artemide Efesia, il tutto accompagnato dai racconti di Aulo Gellio, Pausania, Plinio il Vecchio, Valerio Massimo e, addirittura, Giulio Cesare. Alcuni di questi siti mitici sono esistiti davvero? Cosa si sa sul misterioso regno del Prete Gianni? La Cronaca di Ottone di Frisinga narra che nel 1145 Ugo, vescovo di Gabala, in visita a papa Eugenio III nel corso di un’ambasciata armena, aveva parlato di un certo Gianni «rex et sacerdos» cristiano nestoriano, discendente dai Magi. Il viaggio di Umberto Eco, grande indagatore del mistero, continua poi alla ricerca del Paradiso terrestre, delle Isole Fortunate, dell’Eldorado (ricco di oro e pietre preziose), della terra di Mu, di Lemuria e della straordinaria Atlantide.
Il mito di questa favolosa isola, come noto, nasce da Crizia, dialogo (incompiuto) di Platone, ma è già accennato nel Timeo, del quale appunto Crizia riprende l’ambientazione e i personaggi; esso si interrompe sul più bello, ovvero proprio quando Zeus, convocati tutti gli dei, sta per punire gli abitanti di Atlantide per la loro cattiva condotta. Questo misterioso continente, sprofondato «in un singolo giorno e una notte di disgrazia» (evento impossibile dal punto di vista geofisico e geologico), va considerato soltanto il frutto di una narrazione fantastica?
Eco, nella Prefazione al libro, sostiene che vi sono «terre che realmente esistono ancora oggi, anche se talora sotto forma di rovine, ma intorno a cui si è creata una mitologia, come Alamut, su cui aleggia l’ombra leggendaria degli Assassini, come Glastonbury, ormai associata al mito del Graal, o come Rennes-le-Château o Gisors, che sono stati resi leggendari da speculazioni commerciali recentissime. Insomma, le terre e i luoghi leggendari sono di vario genere e hanno in comune solo una caratteristica: sia che dipendano da leggende antichissime la cui origine si perde nella notte dei tempi, sia che siano effetto di una invenzione moderna, essi hanno creato dei flussi di credenze. È della realtà di queste finzioni che il libro si occupa».
Storia delle terre e dei luoghi leggendari è un volume elegante e minuziosamente illustrato che accompagna i lettori in un magnifico viaggio tra tradizioni e misteri, letteratura e immaginazione, al cui interno mito e realtà si avvicendano in un racconto storico-scientifico curato nei dettagli: un libro che arricchisce la biblioteca di chi non si stanca di continuare a scoprire e a indagare.
Le immagini: foto di Umberto Eco; la copertina del libro; un disegno che riproduce Atlantide.
Marco Cappadonia Mastrolorenzi
(LucidaMente, anno IX, n. 98, febbraio 2014)
“Storia delle terre e dei luoghi leggendari” il libro illustrato di Umberto Eco ci conduce nel cuore di storie che hanno le radici in tempi antichi.