La testimonianza di uno scrittore. Anche nel paese limitrofo al nostro comincia a imperare il “liberismo anticultura”. Ma, a differenza dell’Italia…
Un popolo a volte dimostra la propria mancanza di rassegnazione anche senza mettersi a bestemmiare o a sfasciare vetrine in piazza. Testimonianza ne sia la manifestazione pacifica che circa trecento scrittori e intellettuali hanno tenuto il pomeriggio del 7 febbraio 2012 nel centro di Lubiana, con l’intenzione di aggiungere una nota polemica alla cerimonia ufficiale di premiazione del Premio Prešeren 2012, che si teneva la medesima sera in una sala congressi del grande Cankarjiev dom (palazzo destinato a incontri culturali, spettacoli, ecc. Ogni anno a novembre vi si tiene anche la fiera del libro nazionale).
Cosí quei trecento – dopo aver firmato, con altri cinquemila operatori culturali, una petizione che esprimeva la loro posizione rispetto al problema – si sono radunati all’aperto (il termometro segnava dieci sotto zero) e hanno discusso assieme, scandito tranquilli slogan, acceso lumini e… bruciato simbolicamente un violoncello autentico e funzionante. Perché? Qual era il “problema” che univa musicisti, scrittori e redattori, uomini di spettacolo e traduttori?
Semplice: il problema era che il governo ha deciso di eliminare il Ministero della Cultura, accorpandone le funzioni (e i funzionari) a quello dell’Istruzione. Prevedendone le probabilissime (io direi le ovvie) ricadute negative sul mondo dell’editoria e della cultura in genere, tutti si sono alquanto arrabbiati. La televisione nazionale ha dedicato servizi alla protesta sul primo canale. I giornali ne parlano tuttora (e anch’io, pur essendo un italiano vivente a Lubiana, faccio il mio dovere divulgando la faccenda, che dovrebbe far profondamente vergognare l’attuale governo sloveno). La cosa, insomma, non è restata incastrata nel “vuoto pneumatico” dell’omertà massmediatica – che invece in Italia funziona tanto bene quando c’è da annullare un evento “minoritario” sgradito al potere. Esempio: tu, cittadino, o tu piccolo coordinamento, scrivi alla Rai per dirle che il servizio fa schifo e spieghi con civiltà le tue ragioni? Nessuno ti risponde. È il “vuoto pneumatico”, il silenzio del potere che ti isola e ti uccide in quanto cittadino o piccola aggregazione di cittadini.
Ebbene, in Slovenia questo silenzio (nonostante un certo imbarbarimento evidente anche qui) è considerato immorale: se tu scrivi e spieghi civilmente le tue ragioni, esiste un funzionario che ti risponde, alla tv come in qualsiasi altro ente pubblico. E della cultura nessuno oserebbe addirittura dire, come il nostro Tremonti, che «non si mangia». E se anche qualche imbecille lo dice, c’è chi gli risponde a tono. E brucia i violoncelli sotto lo Cankarjiev dom.
Dunque, ovunque in Europa, davanti ai liberisti e ai liberomercatisti culturali, ai darwinisti sociali della cultura, agli ottusi nonlettori o lettori danbrowniani: resistere! Resistere! Resistere! Solidarietà alla lotta degli operatori culturali sloveni. E ai politici italiani: tagliassero le proprie scorte, non il bilancio della cultura, che già è uno dei piú bassi dell’Unione Europea!
L’immagine: il violoncello arso nel corso della manifestazione di Lubiana dello scorso 7 febbraio.
Sergio Sozi
(LM MAGAZINE n. 22, 14 febbraio 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 74, febbraio 2012)
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