Monet & compagni a palazzo Albergati, in una singolare mostra di intrecci parentali tutti da scoprire
Dal 29 agosto 2020 hanno riaperto le porte di palazzo Albergati a Bologna (via Saragozza 28), rimaste purtroppo, ma doverosamente, chiuse a lungo causa emergenza Covid-19. Potremmo definirla, nell’accezione positiva dell’espressione, una ripartenza impressionante. L’aggettivo ci funge, ovviamente, da ponte semantico proprio col soggetto della mostra organizzata dal gruppo Arthemisia: Monet e gli impressionisti. Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Parigi.
Si tratta di 57 quadri arrivati dal celebre Musée Marmottan Monet di Parigi e disposti lungo un percorso articolato su due piani. Il pubblico è inizialmente avviato al tour da un video in cui la curatrice Marianne Mathieu, direttore scientifico del museo Marmottan, delinea la storia dell’edificio-casa, delle tele e della corrente artistica cui esse appartengono. Introduzione che s’impegna nell’illustrare anche la dimensione più intima e familiare del movimento pittorico dell’impressionismo. Un obiettivo percepibile fin dal principio dell’esposizione grazie al ritratto di Victorine de Bellio, eseguito da Pierre-Auguste Renoir (Limoges 1841-Cagnes-sur-Mer 1919). Tra il 1940 e il 1947 la donna, figlia di Georges de Bellio, “il medico degli impressionisti”, donò alla fondazione dell’Académie des beaux-arts della capitale francese un insieme di svariati pezzi da collezione. Un gesto che diede inizio al susseguirsi di importanti lasciti da parte, ad esempio, di Michel Monet.
Infatti, nel 1966, alla sua morte, il Marmottan ereditò più di cento opere. Moltissime, ovviamente, firmate dal padre Claude Monet (Parigi 1840-Giverny 1926), come il Campo di tulipani in Olanda che apre appunto l’allestimento bolognese. Realizzato nel 1886 durante uno dei soggiorni nella regione dei polder, il dipinto esprime il fascino che suscitavano nel maestro le tonalità variopinte dei fiori insieme alle vivaci tinte riflesse nei canali. Lui stesso ammise che il colore fu un’«ossessione quotidiana», fonte di gioia e tormento. Quindi, lo studio dell’accostamento cromatico e della luce rappresentano il fulcro del suo approccio artistico, confermato e mantenuto sino ai lavori più tardivi, realizzati nella residenza di Giverny. Svariati, tra quelli che raffigurano i più noti soggetti del suo giardino (il ponte giapponese, le ninfee, gli iris e i glicini), sono fruibili nella seconda parte del circuito a palazzo Albergati.
Tornando, però, alla prima sezione della visita, alle donazioni e al senso tormentato d’inquietudine creativa, non possiamo esimerci dal citare la presenza delle differenti creazioni di Renoir, uomo molto insicuro che ha passato gran parte dell’esistenza in miseria. Di sua mano, è un piacere ammirare un altro ritratto, quello di Julie Manet, del 1894, nipote del famoso Édouard poiché figlia del fratello Eugène e della talentuosa pittrice Berthe Morisot (Bourges 1841-Parigi 1895). Un capolavoro che si fa emblema dei rapporti instaurati tra i membri di quel gruppo d’innovatori. Legami confermati ulteriormente se si pensa che l’olio su tela in oggetto è parte del lascito di Annie Rouart, discendente della coppia Morisot-Manet, in quanto Julie fu moglie di Ernest Rouart. Questi fu l’unico allievo di Edgar Degas (Parigi 1834-Parigi 1917), il quale era talmente affezionato al padre, Henry Rouart, da dipingerne il profilo, ora visibile sempre all’interno dell’evento culturale bolognese.
In aggiunta agli esemplari citati, a palazzo Albergati sono esposte anche le fatiche di Eugène Boudin (Honfleur 1824-Deauville 1898), colui che sollecitò il giovane Claude alla tecnica en plein-air; di Camille Pissarro (Isole Vergini americane 1830-Parigi 1903) e del suo maestro Jean-Baptiste Camille Corot (Parigi 1796-Parigi 1875); della talentuosa Morisot, collega, modella e poi cognata di Édouard Manet (Parigi 1832-Parigi 1883); di Paul Signac (Parigi 1863-Parigi 1935) e di Alfred Sisley (Parigi 1839-Moret-sur-Loing 1899). Tutti in un certo senso “presenti” per testimoniare l’unione degli uni con gli altri. Infatti, non a caso Monet teneva nella propria camera da letto le opere dei suoi amici perché erano quelle di cui amava maggiormente circondarsi. Dunque, l’evento Monet e gli impressionisti è un viaggio verso la dimensione più personale di chi ha adorato così visceralmente l’arte da segnarne la storia.
La mostra Monet e gli impressionisti è aperta a Palazzo Albergati (via Saragozza 28, Bologna) fino a domenica 14 febbraio 2021, tutti i giorni dalle ore 10 alle 20 (chiusura biglietteria ore 19). Dato che l’accesso si allinea alle consuete norme di sicurezza per contenere l’epidemia da coronavirus in atto, possono entrare 25 persone ogni 20 minuti (massimo 75 l’ora). È perciò caldamente consigliato l’acquisto della prevendita online. Precisiamo, infine, che il prezzo del biglietto varia da 9 a 18 euro. Per altre informazioni dettagliate vi rimandiamo al sito www.palazzoalbergati.com; in caso di ulteriori dubbi, si può scrivere una e-mail all’indirizzo press@arthemisia.it o chiamare il numero 051030141.
Le immagini: Campo di tulipani in Olanda (Claude Monet, 1886, olio su tela, 54×81 cm, lascito di Michel Monet); Ninfee (Claude Monet, 1916-1919 circa, olio su tela, 150×197 cm, lascito di Michel Monet); Ritratto di Julie Manet (Pierre-Auguste Renoir, 1894, olio su tela, 55×46 cm, lascito di Annie Rouart); Ritratto di Henry Rouart (Edgar Degas, 1871, olio su tela, 27×22 cm, lascito di Annie Rouart). Tutte le foto sono state scattate alla mostra dall’autrice dell’articolo.
Arianna Mazzanti
(LucidaMente 3000, anno XV, n. 177, settembre 2020)