Un disco autoprodotto interamente strumentale, in cui il musicista Nicola Denti invita alla riscoperta della dimensione più profonda dell’io
Il musicista, anzi, più precisamente, chitarrista, compositore e fondatore dell’Accademia Musicale di Parma, Nicola Denti, è uscito lo scorso 28 febbraio col suo project album autoprodotto Egosfera. Un lavoro curato e ambizioso, frutto delle fatiche di un artista che non è certo un novellino all’interno del panorama musicale. Basti pensare agli anni trascorsi presso l’Accademia Musica moderna di Modena e il Conservatorio Felice Dall’Abaco di Verona, sino al suo ruolo di docente e alla parallela attività con svariati gruppi musicali.
La collaborazione più stretta è quella con la band Custodie Cautelari, di cui è membro dal 2014. Torniamo, però, a occuparci di Denti in quanto solista e concentriamoci sulla raccolta da poco pubblicata. Essa contiene dieci canzoni, tutte fruibili già su Spotify e Youtube: Day one, Distorted reality, The project, When all seems lost, Escape from madness, By the river, All good things, Awakening, Brain charmer e The long journey. Egosfera si presenta come un prodotto rock, totalmente strumentale, in cui la protagonista indiscussa è la chitarra dell’autore. Naturalmente non manca l’ausilio di altri grandi professionisti del settore come Salvatore Bazzarelli, Bryan Beller, Pier Bernardi, Emiliano Bozzi, Federico Paulovich, Lucio Piccoli, Anna Portalupi, Sbibu e Fausto Tinello, il tutto arricchito dal mastering di John Cuniberti. L’idea che ha portato alla creazione dell’opera era presente già da diverso tempo, ma viene riportata alla luce nel 2016 dopo la composizione di The project.
Inoltre, tutte le ispirazioni che hanno condotto al “parto” sono arrivate durante dei viaggi in auto. Pare quindi scontato aggiungere che il viaggio è proprio il tema centrale: Ekow, il protagonista fittizio, decide di partire verso Egosfera. Già dal titolo si capisce come il percorso intrapreso non sia solamente fisico, ma anche e soprattutto interiore: un’esplorazione della sfera/dimensione interna dell’io, dell’ego inteso come autocoscienza; un interrogarsi, affrontando paure e incubi che distorcono la visione della realtà, per giungere all’acquisizione di una maggiore consapevolezza.
L’obiettivo di Ekow, come quello di ognuno di noi, non risiede nel raggiungimento della meta, bensì nella riscoperta (durante il vagabondaggio) della sua parte più intima. La conquista dell’equilibrio emotivo è ciò che consente di iniziare sempre nuovi “pellegrinaggi”; d’altronde, l’autoanalisi non termina mai: ci evolviamo, cambiamo e dunque non finiremo mai di scoprire nuovi aspetti di noi stessi. Tale concetto viene espresso magistralmente attraverso una narrazione completamente musicale che sprigiona molteplici immagini. A seconda della sensazione o della figura da evocare nell’ascoltatore, il compositore si avvale dell’uso di diversi elementi a sua disposizione: basso, percussioni, synth, riff di chitarra, richiami a diversi generi come la musica classica, sequenze di natura rockeggiante e melodie malinconiche.
Tutto s’incastra molto bene nelle singole tracce, tra le quali spiccano alcune davvero interessanti: Day one, per cominciare, è esplicitamente un inno al coraggio e alla speranza; When all seems lost, invece, è la ballad del disco; By the river un brano acustico ma intenso, in cui sonorità americane e africane si alternano regalando un senso di pace all’orecchio del pubblico. Un sound tutto da scoprire, davvero appropriato per un’avventura solitaria on the road di 47 minuti circa.
Le immagini: la copertina dell’album Egosfera e una foto di Nicola Denti.
Arianna Mazzanti
(LucidaMente, anno XV, n. 173, maggio 2020)