Nel suo primo lungometraggio, “Non lo so ancora”, la regista Sargentini costruisce atmosfere lievi, ma dense di suggestivi ricordi, in omaggio all’amicizia con il critico cinematografico Morandini
Fabiana Sargentini è una giovane regista romana che nel 2004 ha vinto il concorso Anteprima al Bellaria film festival con il documentario Sono incinta e, di nuovo, l’anno successivo con Di madre in figlia. Dal genere con cui si è fatta conoscere e apprezzare, è ora approdata al suo primo lungometraggio di fiction, Non lo so ancora, selezionato per il concorso Miccichè alla Mostra internazionale del nuovo cinema, svoltasi a Pesaro dal 24 al 30 giugno, dove è stato notato per l’originalità del soggetto e la freschezza della realizzazione. Fabiana, ora, è in attesa di un buon riscontro nelle sale, essendo in procinto di firmare un contratto di distribuzione… Intanto, il suo film sarà il 10 luglio a Bimbi belli, la rassegna di opere prime curata da Nanni Moretti; il 20 luglio al Laura film festival di Levanto e, in agosto, al Molise cinema festival.
Di attesa è colma anche la storia narrata, sul casuale incontro, nel cortile di un ospedale, tra un uomo e una donna che decidono di condividere, fino al giorno successivo, le ore che li separano dal responso di indagini cliniche appena effettuate. La solitudine in un momento critico, la circostanza di un treno che non parte e la discreta insistenza di Ettore (Giulio Brogi) convincono presto Giulia (Donatella Finocchiaro) a rimandare la partenza all’indomani e accettare l’ospitalità offerta da quell’anziano signore che le ha ispirato subito fiducia e simpatia. Come succede solo in rari e irripetibili momenti, dall’empatia a prima vista nasce tra i due il desiderio di prolungare la reciproca conoscenza, allontanando il momento del commiato, quasi che l’avvicinarsi al mistero dell’altro possa svelare qualcosa di sé, di una propria incertezza che sospende il futuro. Per la quarantenne Giulia l’esito delle analisi dirà se potrà o meno essere mamma, mentre, per l’ottantenne Ettore, il responso indicherà la causa della tosse insistente che da tempo lo affligge.
La storia non è riconducibile a un genere codificato, non essendo un dramma né una commedia, e neppure un incontro che prelude a un amore, né si conclude con l’avventura di una notte… È invece la storia delicata e innocente dell’affinità tra due persone, evanescente come gli acquerelli di Luca Padroni con cui la regista ha voluto sottolineare i passaggi più significativi, fatti di sguardi e stati d’animo condivisi, difficili da interpretare e comprendere dal di fuori. Le situazioni sfumate ma, al tempo stesso, dense di significato di un’opera quasi crepuscolare, coinvolgono lo spettatore nel dipanarsi lento e lieto di un racconto in cui, a ripensarci, non succede niente di più dell’incontro tra un uomo in età e una donna non più giovanissima, ai quali capita di condividere un’attesa che dura un giorno.
Il film, scaturito da un soggetto dell’anziano critico Morando Morandini, si ispira alla conoscenza tra lui e Fabiana, nel 2004, al Festival di Bellaria, dove la giovane regista concorreva con il documentario Sono incinta. La storia del loro incontro, quindi, è l’elemento autobiografico che ha fornito lo spunto per Non lo so ancora, un prodotto abbastanza atipico se rapportato al panorama nazionale, ma piuttosto riconducibile a un genere del cinema francese che si fonda sulla comunicazione verbale e sull’analisi psicologica, mentre poco vi succede sul piano dei fatti. Morandini, leggendo la sceneggiatura di Carlo Pizzati, si era reso conto della carenza, nella narrazione, di avvenimenti e personaggi definiti, ma l’amicizia coltivata nel tempo e la grande stima per la Sargentini sono valse a dargli la certezza che alle lacune della sceneggiatura avrebbe rimediato il Fabiana’s touch, come ha sempre definito la qualità, professionale e umana insieme, della giovane amica. La regista romana non ha tradito la sua fiducia, scegliendo di ambientare il film in Liguria, a Levanto, seconda patria di Morandini, località che ha contribuito a rimarcare il carattere intimista e raccolto di Non lo so ancora, le cui scene, girate nella stessa abitazione nella quale il critico ha vissuto per anni con moglie e figlie, hanno potuto arricchirsi del calore di rapporti famigliari che ancora aleggiano nella bella casa di Levanto.
La prova di Brogi e Finocchiaro è particolarmente ispirata e spontanea e conferisce al film un’aura felice, che contribuisce a valorizzare la bellezza di rapporti umani che prescindono da finalità di opportunismo e interesse. Altro merito di questo piccolo e intrepido film è il dare spazio a un tempo dell’attesa, sentito come parte integrante della vita, anziché disconosciuto a vantaggio di un modo di vivere che si risolve nell’agire, nel consumare e nel volere denaro e successo. Il tempo di Ettore e Giulia, durante il loro breve incontro, si stempera in un’attesa che è vissuta con la speranza e l’accettazione di un senso più vero dell’esistenza.
Silvana Tabarroni
(LucidaMente, anno VIII, n. 91, luglio 2013)
Una duplice rassegna ad ingresso gratuito dal titolo Immagini che suonano bene dedicata al documentario d’arte e della musica, ospitate nelle sedi della Biblioteca Agorà del Comune di Lucca e della Fondazione Banca del Monte di Lucca, curata da Alessandro Romanini in collaborazione con Nicola Borrelli e con l’assistenza di Giulia Farsetti, che hanno selezionato una serie di produzioni audiovisive recenti e altri audiovisivi classici per guidare gli spettatori alla scoperta dei segreti e dei principi poetici di grandi artisti internazionali. Promossa da Artlab e Immagine del suono, in collaborazione con Biblioteca Agorà-Comune di Lucca, Fondazione Banca del Monte di Lucca, Fondazione Centro Arti Visive Pietrasanta, Lucca Film Festival, Spam! rete per le arti contemporanee, Circolo del Cinema di Lucca, Cineforum Ezechiele, l’iniziativa mira a diventare un vero e proprio festival, vista la ricca tradizione storica della città di Lucca rispetto alla musica e all’arte, la cittadina toscana rappresenta l’ideale palcoscenico. “Anche questa iniziativa – commenta l’assessore alla cultura del Comune di Lucca Patrizia Favati – si inserisce nella scelta di promuovere la biblioteca civica come luogo di incontro e di diffusione della cultura nella pluralità dei suoi aspetti, in questo caso il punto di vista del cinema sulla musica, in consonanza con ciò che avviene sul territorio e in rete con le associazioni”.
Grazie, Ricky, per le dettagliate info.
Resto in attesa di leggere, qui, se e quando il film della Sargentini sarà nelle sale in Toscana, commenti, apprezzamenti e critiche….