Nel pamphlet “La democrazia dei signori” (Laterza) Luciano Canfora sembra presagire ciò che è avvenuto lo scorso 29 gennaio: la crisi dei partiti italiani rischia di favorire l’avvento di una repubblica presidenziale, mentre il declino di una casta inetta e litigiosa sta demolendo le istituzioni democratiche
Il mondo contemporaneo è ben lontano dagli standard democratici sanciti nel 1948 dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, il cui articolo 21, comma 3, dichiara che: «La volontà popolare è il fondamento dell’autorità di governo» (vedi Universal Declaration of Human Rights, in www.ohchr.org). La cosiddetta «postdemocrazia», infatti, si è da tempo diffusa negli stati occidentali, dove spesso «il dibattito elettorale è uno spettacolo saldamente controllato […] da gruppi rivali di professionisti esperti nelle tecniche di persuasione» e «la politica viene decisa in privato dall’integrazione tra i governi eletti e le élite che rappresentano quasi esclusivamente interessi economici», mentre «la massa dei cittadini svolge un ruolo passivo, acquiescente, persino apatico» (Colin Crouch, Postdemocrazia, Laterza).
In Italia, in particolare, si è assistito nell’ultimo trentennio all’avvento di ben quattro governi tecnici – guidati rispettivamente da Carlo Azeglio Ciampi (1993), Lamberto Dini (1995), Mario Monti (2011), Mario Draghi (2021) – che, sostenuti da un’ampia maggioranza, hanno cercato di sopperire alla inettitudine di una casta incapace di risolvere le crisi politiche. La débâcle dei partiti italiani si è accentuata dopo l’ascesa al potere di Draghi ed è stata ampiamente testimoniata dall’indecoroso bailamme per l’elezione del presidente della Repubblica: il 29 gennaio le forze politiche, dopo aver litigato su tutti i nomi proposti, hanno dovuto infine riconfermare con voto plebiscitario Sergio Mattarella (tra l’altro, lo stesso giorno nel quale veniva eletto presidente della Corte costituzionale l’inossidabile quanto discusso Giuliano Amato)! Questa situazione di stallo, rendendo instabili i governi, potrebbe indurre ben presto a una riforma delle istituzioni in senso presidenzialista (vedi Stefano Azzarà, Presidenza della Repubblica: verso una democrazia postmoderna, in www.micromega.com). Il declino «postdemocratico» del nostro sistema politico è stato oggetto di un’attenta analisi da parte di Luciano Canfora, professore emerito dell’Università di Bari, che ha di recente pubblicato il pamphlet La democrazia dei signori (Laterza, pp. 74, € 12,00).
Lo studioso pugliese denuncia nel saggio l’«anomalia tutta italiana», cioè la tendenza a designare i capi di governo a prescindere dall’esito delle elezioni, che rappresenta la causa prioritaria «del crescente discredito del Parlamento e dei partiti politici». Canfora, in particolare, critica la controversa nascita del «governo Mattarella-Draghi» che «costituisce un tornante della storia politica italiana» in grado di causare «mutazioni non irrilevanti» negli assetti istituzionali, soffermandosi ad analizzare il seguente passaggio del discorso tenuto al Senato dall’attuale premier il 17 febbraio 2021: «Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquisire sovranità condivisa» (vedi Il testo integrale del discorso di Mario Draghi al Senato, in www.repubblica.it). Da questa sibillina dichiarazione traspare la possibilità di un rafforzamento dell’Italia all’interno dell’Unione europea, a patto però della costituzione di «un esecutivo guidato da un personaggio considerato “sicuro” dalle cerchie decisive della Ue».
La transizione «postdemocratica» ha subito nel Belpaese un’accelerazione nel marzo 2020, quando – a causa della pandemia – il Parlamento ha trasferito di fatto il potere legislativo nelle mani di quello esecutivo. Da circa due anni, infatti, le leggi più urgenti vengono emanate tramite i decreti del presidente del Consiglio dei ministri, che non necessitano di conversione da parte delle Camere. Con l’avvento del governo Draghi, inoltre, è aumentato il ricorso ai voti di fiducia e ai decreti legge che i parlamentari, impauriti dalla fine anticipata della legislatura, si limitano obbedienti a ratificare (vedi Antonio Gesualdi, Governare il paese come una banca: con Draghi record di decreti e voti di fiducia, in www.lindipendente.online). Anche gran parte della stampa nazionale sta servilmente contribuendo alla mitizzazione di Draghi come «uomo forte», dimostrandosi incline sia «ad anticipare (molto più che assecondare) i desiderata del princeps», sia a «interpretare, beninteso in senso ammirativo, i suoi atti» (vedi Giornalisti genuflessi a Draghi: questo mestiere è proprio finito, in www.ilcorriere.it).
La fiducia della gente nei partiti è crollata, come testimonia il massiccio aumento dell’astensionismo (oltre il 50%) nelle ultime tornate elettorali (con punte di quasi il 90% nelle recenti suppletive romane). Canfora ritiene che sia in corso una profonda metamorfosi del nostro sistema politico, perché, al di là delle formali distinzioni tra destra e sinistra, siamo in marcia verso «una forma originale di partito unico, internamente articolato […] ed esternamente suddiviso in singole formazioni». Esiste, quindi, il rischio dell’avvento di un «superpartito», le cui componenti saranno ridotte «al ruolo – al di là dei necessari battibecchi – di comparse». La subordinazione dei partiti all’esecutivo, del resto, è stata rimarcata proprio da Draghi nella conferenza stampa del 2 settembre 2021, quando non ha esitato a dichiarare quanto segue: «I partiti svolgano pure il loro dibattito, il governo va avanti».
L’opposizione politica, in questo momento, appare fiacca e nei partiti «anti-sistema» (come fu all’inizio il Movimento 5 stelle) «prevale prima o poi l’ala “governista”». Si tratta, in verità, di una tendenza trasformistica storicamente radicata in Italia: spesso, infatti, i partiti di opposizione hanno accettato compromessi con chi governa, rinunciando a cambiare lo status quo. Canfora – sulla falsariga di Domenico Losurdo (vedi Il suicidio della sinistra nell’epoca della globalizzazione secondo Domenico Losurdo) – critica, in particolare, l’«ex sinistra» (cioè il Partito democratico), che nell’ultimo quindicennio ha creduto erroneamente nel «governismo», trascurando i ceti sociali medio-bassi. Gli italiani più indigenti, pertanto, prima hanno dato fiducia ai pentastellati e ai leghisti, poi hanno quasi smesso di votare. L’autore, d’altro canto, è consapevole della marginalità dei «cultori puri delle passate certezze», cioè dei partitini della sinistra radicale (Partito comunista, Partito comunista dei lavoratori, Potere al popolo, Sinistra italiana, ecc.), che appaiono del tutto scollegati dalla «realtà effettuale».
Nemmeno la destra nostrana, tuttavia, è destinata a prevalere, perché il suo «elettorato popolare-oltranzista sarà man mano emarginato» da quello «economicamente più solido insediato nelle “aree ricche del Nord”», disposto ad accordarsi con «l’ex sinistra». Per risanare l’Italia, invece, sarebbe necessario modificare radicalmente «i cardini su cui fu costruita l’Ue», sostenendo «un gigantesco investimento che incrementi […] la pubblica amministrazione» e garantisca «la sopravvivenza di ciò che ancora resta dello “Stato sociale”».
Concludendo, ci troviamo in perfetta sintonia con le analisi di Canfora, soprattutto quando sostiene che si sta prefigurando un «ritorno del suffragio ristretto» di ottocentesca memoria, «non più imposto per legge ma realizzato per selezione “naturale” ed autoesclusione». Riteniamo, inoltre, che la «democrazia dei signori» sia il sistema politico più gradito alle grandi aziende multinazionali e alle influenti istituzioni transnazionali controllate dagli Stati Uniti (Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, Organizzazione mondiale della sanità, ecc.), le quali – insieme alla Cina – sono le responsabili degli odierni disastri ambientali e sociali, frutto per Canfora soprattutto «delle politiche imperialistiche dei potentati economici». La Casa Bianca ha approvato la svolta politica avvenuta in Italia nel febbraio 2021, perché l’atlantismo e l’europeismo del governo Draghi lo hanno reso «il nuovo perno di una Ue messa in riga», mentre è salita notevolmente la tensione militare ai confini tra Russia e Ucraina e pertanto – come se non bastasse la pandemia – venti di guerra soffiano nuovamente nell’Est europeo.
Le immagini: Sergio Mattarella (fonte: http://www.quirinale.it).
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno XVII, n. 194, febbraio 2022)