Nel suo nuovo libro “Il nuovo ordine erotico” (Rizzoli) il giovane pensatore Diego Fusaro contesta le attuali tendenze sessuali, a partire dalla teoria gender. Dopo aver distrutto nazioni, cultura e diritti sociali, la cultura dominante, attraverso l’“eroticamente corretto”, intende annientare la famiglia e la figura del padre
Anche il più distratto telespettatore, radioascoltatore, ecc. avrà notato negli ultimi dieci anni un radicale cambiamento nelle pubblicità, negli spot, nelle trasmissioni, nelle fiction… Pian piano, o improvvisamente, sono diventate protagoniste quelle che una volta erano definite (rispettabili) eccezioni o trasgressioni: giovanotti “creativi”, festaioli scatenati, adùlteri, minorenni, eros selvaggio e/o di gruppo, gay, lesbiche, drogati… con contorno di piercing e tatuaggi…
Ovviamente, tutto all’interno di una società banalmente e superficialmente multietnica e multiculturale, colored alla Benetton e alla Oliviero Toscani, con una gioventù “nomade” in eterno giro per il mondo, senza radici, vuota e vacua, che parla il basic english e che ha come unico scopo il divertimento. Nella pubblicità la famiglia alla “Mulino Bianco” è pressocché sparita; per fortuna, direte – a ragione – voi lettori. Ma il problema è un altro. Secondo voi il capitalismo, l’industria consumistica, il potere economico-finanziario, le cui più tipiche voci influenti sulle masse sono la pubblicità e la comunicazione, dopo cent’anni di perbenismo, bigottismo, discriminazione, conservatorismo, sessuofobia, sono diventati all’improvviso aperti, progressisti, libertari? Quale illuminazione e anelito libertario! Meglio di Paolo sulla via di Damasco! Ciò che sta dietro il nuovo pensiero del turbocapitalismo è svelato dal giovane filosofo Diego Fusaro nel suo saggio Il nuovo ordine erotico. Elogio dell’amore e della famiglia (Rizzoli, 2019, pp. 416, € 19,00).
Il neocapitalismo, che ormai domina economicamente, sociologicamente e culturalmente l’intera società occidentale, tende a precarizzare tutto, a mercificare tutto, a indifferenziare tutto, in nome di slogan carezzevoli quanto ingannevoli come l’orwelliana neolingua, quali fluidità, nomadismo, libera migrazione, libero spostamento di merci, idee, tecnologie, opportunità, la (falsa) libertà (in realtà, sfrenato desiderio senza limiti), l’abbattimento di ogni confine fisico, morale, tradizionale. Il sesso e il corpo degli esseri umani diventano una merce come tante: al tradizionale concetto marxista di plusvalore, Fusaro aggiunge quello del plusgodimento.
I nemici dell’attuale pensiero unico sono la stabilità, i diritti sociali, le nazioni, le lingue e le culture nazionali, l’identità di individui e popoli, l’amore (che, quasi tautologicamente, è, in quanto tale, gratuito), quindi la famiglia (naturale, già definirla tradizionale significa essere caduti nella trappola). Scrive Fusaro: «Il capitale flessibile non accetta l’esistenza di comunità solidali estranee al nesso mercantile tra individui competitivi e deeticizzati. Per questo, non può tollerare l’esistenza dell’amore donativo, né di quel suo compimento che è l’istituto etico della famiglia». Quest’ultima, infatti, «rappresenta, del resto, l’ultimo baluardo del welfare state, in quanto fornisce protezione sociale all’individuo costretto al precariato, garantendogli assistenza, reddito e servizi». Nell’era dominata dal turbocapitalismo esiste una sola regola: non devono esistere regole, in quanto ogni regola è un ostacolo al sopruso del più forte. In tale ottica, è funzionale il «superamento a) della stabilità affettiva e sentimentale (la famiglia monogamica borghese); b) della formazione culturale volta a favorire la παιδεία, la “formazione” di uomini dotati di radici e di spessore critico (la scuola e l’università […]), c) della stabilità professionale garantita dal posto fisso e a tempo indeterminato e d) dello Stato sovrano nazionale come luogo della signoria del politico sull’economico».
Anche il nobile femminismo storico è rovesciato nell’ideologia politically correct (o, meglio, dell’eroticamente corretto) in un «femminismo […] coerente con il nuovo assetto della produzione: è ora l’uomo a dover diventare donna, adattandosi senza riserve al nuovo ordine del capitalismo postfordista. […] In luogo dell’emancipazione femminile, l’integralismo liberale produce la femminilizzazione della società» (vedi La crisi dell’universo maschile secondo Éric Zemmour). L’intera categoria maschile viene messa sotto accusa «per caratteri innati e biologici», vale a dire secondo una nuova forma manichea razzista e discriminatoria (misandria) per la quale «il ruolo dell’oppressore non è più assegnato allo sfruttatore che sta in alto, a prescindere dal suo sesso e dal suo orientamento: è attribuito al genere maschile, reo di opprimere da sempre quello femminile mediante il patriarcato e il sessismo», sicché alla lotta di classe verticale subentra una «lotta di genere orizzontale».
Scrive ancora Fusaro: «Il capitale postsessantottesco di libero consumo e di libero costume non soltanto non necessita più della figura del padre: deve abbatterla, annichilendo con essa ogni simulacro della Legge a beneficio del desiderare capitalistico illimitato». Del resto, sul massacro, tutto occidentale, della figura maschile e paterna si era già espresso chiaramente lo psicoanalista Massimo Recalcati nel suo libro dal significativo titolo Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre (Feltrinelli, 2013). Il tutto «per non prendere mai in esame la contraddizione principale: l’economia di mercato che tutti […] rende alienati e che non cessa di fondarsi su sfruttamento, classismo, precarizzazione e offesa permanente della dignità umana». L’uguaglianza, infatti, secondo il pensiero neocapitalista, coincide «con la neutralizzazione e con l’indistinzione», mentre prospera «la disuguaglianza economica, l’unica che non venga mai messa in discussione, né menzionata». Invece «la vera giustizia sta nel riconoscere e nel trattare con il medesimo rispetto le alterità e le differenze degli individui e dei popoli» e non nell’indifferenziato.
Incontri e rapporti sessuali facili, occasionali, rapidi, compulsivi, trasgressioni fini a se stesse e pornografia estrema, tutto tramite Internet, sono gli esempi forse più evidenti del consumismo sessuale, fino ad arrivare agli orrori delle banche del seme e dell’utero in affitto. In realtà la «liberalizzazione individualistica dei consumi e dei costumi» senza l’assunzione di alcuna responsabilità è una pratica falsamente emancipativa: alla «Legge normante» si sostituisce «quella del Desiderio anomico». Su questi concetti si può citare pure Recalcati: «Il culto del godimento e la logica del suo puro dispendio […] sono divenuti un regime di amministrazione e manipolazione biopolitica dei corpi sotto la nuova Legge dettata dal discorso del capitalista: il sesso compulsivo, l’affermazione di una libertà senza Legge […] il nostro tempo ha fatto del godimento un imperativo che anziché liberare la vita la opprime rendendola schiava», pervenendo così a una «radicale distinzione dell’Eros dal desiderio». Non esistono più i valori, i princìpi, i tabù, i confini, i limiti del Giusto, del Bello, del Vero, del Buono, ma tutto scade a livello della possibilità, sconfinata, di realizzare il Desiderio.
Anche quella che Fusaro definisce «gendercrazia» rientra nella strategia neocapitalista di indifferenziazione, precarizzazione e sottomissione degli individui e dell’umanità (vedi anche Teoria gender sì, teoria gender no). Peraltro, a scanso di equivoci, Fusaro ribadisce più volte l’importanza del rispetto dei diritti acquisiti da gay, transessuali, ecc., e di ogni orientamento sessuale tra persone consenzienti. Certo, Il nuovo ordine erotico ha difetti e corre qualche rischio. Tra i difetti vi è quello della continua ripetizione degli stessi concetti, forse secondo uno stile di scrittura “marxiano”; le oltre 440 pagine potevano essere condensate nella metà o meno ancora. Tra i rischi, vi è quello di mitizzare famiglia e matrimonio, cioè di cadere in un idealismo non solo hegeliano, ma in un’idealizzazione tout court. Purtroppo, la realtà ci induce a pensare che spesso tra le mura domestiche si sviluppi tanta infelicità e che il matrimonio possa essere un cappio al collo dei coniugi. Un’altra annotazione: l’analisi del cambiamento dei costumi sessuali operata dal saggista riguarda soprattutto il mondo occidentale.
Indubbiamente, nella sua prepotenza il neocapitalismo tende a espandere la propria ideologia dappertutto, ma islam, Cina, India, Africa e altre culture non sono state ancora sommerse dal nuovo ordine erotico. E, purtroppo, non è detto che l’unica alternativa al consumismo sessuale siano i matrimoni combinati, la società patriarcale, la sottomissione della donna, la famiglia tribale, i clan, le caste e altre piacevolezze del genere: l’imbecillità di neofemminismo, gendercrazia e misandria, la discriminazione del maschile e della famiglia naturale, la sessualità anarcoide, sono tessere del puzzle che condurrà alla Grande Sostituzione.
Comunque, Diego Fusaro si conferma ancora una volta tra i più brillanti e interessanti giovani filosofi italiani anticonformisti (vedi pure la nostra recensione di un altro suo saggio, Pensare altrimenti). Quali sono le soluzioni che l’autore propone per opporsi al nuovo ordine erotico?: «La rivalorizzazione della comunità solidale e, dunque, la riconquista della dimensione corale del Noi […] per una riverticalizzazione del conflitto, per una riumanizzazione dei rapporti umani e per una ripoliticizzazione della lotta, i cui obiettivi primari, in vista dell’attuazione di un comunitarismo inter-nazionale […] di stati solidali e comunitari, rispettosi delle loro differenze e specificità, consistono nella riattuazione […] dell’eticità in senso hegeliano, dalla famiglia allo Stato, dai sindacati ai fondamenti della vita pubblica». Infine, senza voler strumentalizzare od operare collegamenti forzati, non si può fare a meno di pensare all’orribile vicenda dei bimbi sottratti alle famiglie e degli affidi a Bibbiano e dei servizi sociali della Val d’Enza (vedi Bibbiano, terzo settore e privato sociale: cosa c’è sotto davvero). Da un lato l’ideologia: lo psicologismo e il sociologismo di sinistra. Dall’altro l’oggettiva disarticolazione della famiglia naturale; non difenderla se è in difficoltà, ma toglierle i figli. Che, tanto, secondo il pensiero unico turbocapitalista, non sono anch’essi merce? (Leggi, dello stesso Fusaro, Bibbiano, prove tecniche di attuazione del gender-capitalismo).
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XIV, n. 165, settembre 2019)