Dopo varie ipotesi è prevalsa la scelta di aderire all’invito di +Europa-Italia in comune
Capire la politica non è sempre esercizio facile, qualche volta è complicata anche per chi, come il sottoscritto, segue con curiosità e passione il suo evolversi. Mi pongo una prima domanda: come mai partecipo attivamente al congresso straordinario del Partito socialista italiano (Psi), contribuisco alla vittoria della maggioranza congressuale e mi trovo a condividere le tesi della minoranza? Il congresso del Psi si svolge alla fine dello scorso marzo con la discussione di due mozioni: sostanzialmente la differenza sta nelle prospettive politiche.
La maggioranza propugna l’accordo con il Partito radicale, quelli di Radio radicale, organo della Lista Pannella (per la quale occorre scongiurare la chiusura voluta da questo governo illiberale), riesumando il simbolo della Rosa nel pugno che nel 2006 qualche soddisfazione ci arrecò. La mozione minoritaria, invece, ritiene non produttiva tale ipotesi individuando migliori prospettive politiche in un patto con +Europa (Radicali italiani), intesa su cui peraltro in quel momento questi ultimi non si erano ancora espressi. Nel frattempo, incombono le procedure per la presenza dei partiti alla competizione elettorale delle europee 2019. Davanti al Psi si prospettano le seguenti opzioni: non partecipare al voto (che non è la massima aspirazione per un partito!); partecipare con il proprio simbolo (si tenga conto che sarebbe necessaria la raccolta di oltre 150 mila firme, limite proibitivo per noi, e con la concreta probabilità di ottenere un risultato molto al di sotto del 4% previsto come soglia di sbarramento per queste elezioni); cercare un’alleanza con altre forze politiche (individuando affinità ideali e politiche e concrete disponibilità ad allearsi) e, infine, trovare ospitalità in altre liste.
In verità esiste un’ulteriore possibilità: presentarsi con l’avvallo del gruppo Partito socialista europeo, comprendendo nel nostro simbolo la sigla Pse (Partito socialista europeo). Questa opportunità, ampiamente sfruttata – credo – da tutte le liste presenti in Italia alle prossime elezioni europee, esonera dalla raccolta delle firme. Difatti, il Psi chiede al gruppo europeo l’autorizzazione a tale procedura ricevendone un diniego evidentemente sollecitato dal Partito democratico e, durante lo svolgimento del citato congresso socialista, ed esattamente il 30 marzo, l’ineffabile segretario Nicola Zingaretti presenta il proprio simbolo con a fianco la sigla Pse (della quale non ha bisogno per evitare la raccolta firme in quanto gruppo presente nel Parlamento italiano) e invita i socialisti a votare la sua lista dietro l’ospitalità di qualche candidato a noi congeniale.
Non è la prima volta che dal Pd arriva questo “fraterno” aiuto. Era già successo nel 2013, quando Pier Luigi Bersani, allora segretario del Pd, ci negò l’apparentamento (e quindi la possibilità di una partecipazione con il nostro simbolo) per le elezioni politiche nazionali, preferendo concederlo al movimento di Bruno Tabacci. Tuttavia, ci ospitò perlomeno nelle proprie liste, che, bloccate e senza preferenze, consentirono il ritorno dei socialisti nel Parlamento italiano. Alla fine di gennaio 2019 si è svolto il congresso di +Europa, che ha visto la sconfitta del candidato radicale Marco Cappato e l’elezione a segretario di Benedetto Della Vedova, sponsorizzato da Tabacci. Alla fine di marzo il partito Italia in comune (leader il sindaco di Parma, l’ex pentastellato Federico Pizzarotti) rompe l’alleanza con i Verdi (probabilmente perché tutti i sondaggi le accreditavano una modestissima percentuale) e stipula un accordo con +Europa. Il 7 e 8 aprile scorsi sono state le due date utili per la presentazione delle liste al Ministero degli Interni e la lista +Europa con Italia in comune, supportata dal Partito democratico europeo (che consente la non raccolta delle firme), ha depositato la propria lista.
Successivamente da tale lista viene rivolto l’invito al Psi ad aderire a un’alleanza elettorale con l’obiettivo di raggiungere il fatidico 4% per eleggere rappresentanti al Parlamento europeo. Il Psi accetta l’invito, ma è ormai troppo tardi per concordare la presenza della nostra identità nella lista che, comunque, vedrà la presenza, in ognuna delle cinque circoscrizioni, di una nostra compagna. Del resto, nel 2014, ospiti nelle liste del Pd, con il meccanismo delle preferenze non eleggemmo nessun socialista. Ospiti nella lista Pd 2019 avremmo avuto lo stesso esito e, oltretutto, una sempre maggiore difficoltà a convincere i nostri iscritti a votare per un partito che certamente non gode delle nostre simpatie.
Nel nuovo raggruppamento abbiamo almeno due speranze: arrivare al quorum ed eleggere dei rappresentanti e, perché no, qualche nostro compagno. Per concludere: ecco perché ho convintamente sottoscritto una mozione maggioritaria e mi trovo, senza rinunciare ai miei dubbi, a sostenere la linea della mozione minoritaria. Sarà questa la strada per passare da un’alleanza elettorale a un’alleanza politica? Vedremo nel prosieguo delle iniziative politiche (galvanizzate, speriamo, dal risultato elettorale) per avere una Europa più giusta, più sicura e competitiva, più giovane, più aperta e più nostra, come ha scritto la candidata socialista Rita Cinti Luciani, e per creare in Italia un partito di sinistra, laico e riformista. Un solo rammarico: i rapporti con il Partito radicale, al quale vanno riconosciuti serietà e coerenza, nella speranza che in un futuro, non lontano, si possano ricomporre le divergenze e le incomprensioni per realizzare un movimento aperto, ampio e coeso.
Franco Ecchia – Partito socialista italiano, Federazione di Bologna
(LucidaMente, anno XIV, n. 161, maggio 2019)