Mario Riccio lavora come specialista in anestesia e rianimazione presso l’Ospedale di Cremona. E’ impegnato sui temi bioetici da più di quindici anni. Componente dell’Associazione culturale Consulta di Bioetica di Milano, è il medico che ha assistito Piergiorgio Welby nelle ultime ore della sua vita. A lui abbiamo chiesto di redarre una prefazione all’edizione italiana del libro di Chaussoy, ed egli ha acconsentito, scrivendo il testo che riportiamo sotto. Lo ringraziamo per questo, ma soprattutto per la nobilissima e coraggiosa condotta tenuta nel corso della drammatica vicenda che lo ha visto protagonista.
Ho letto questo libro tutto d’un fiato.
E’ un testo forte, crudo, diretto. Non si perde intorno al problema, ma lo affronta direttamente. Così come non poteva non fare un medico dell’emergenza.
L’ho letto, per la prima volta, in un momento particolarmente delicato e difficile della mia personale vicenda giudiziaria: ero in attesa del parere, poi rivelatosi positivo e risolutivo, del Giudice per l’Udienza preliminare.
Ho ritrovato tutti i miei convincimenti, le mie riflessioni, le mie certezze ed i miei timori che poi sono comuni a tutti i medici che lavorano in area critica.
La storia mi era nota. Ma ovviamente non avevo la prospettiva soggettiva che ci offre la lettura del libro.
Traspare, anzi il testo ne è completamente impregnato, il profondo rispetto dell’Autore per il paziente, per il suo diritto all’autonomia decisionale, per il suo universo di valori.
Ha voluto aprirci la porta non solo del reparto di rianimazione da lui diretto, ma anche e sopratutto quella di casa sua.
Ci ha voluto ricordare, cioè, come ogni convincimento, ogni decisione di un uomo, nasca dalle sue esperienze personali.
Ma nel caso di un medico, questi convincimenti, queste decisioni, non possono mai tradursi in un superamento del volere del paziente.
Il paziente si affida al medico perché vuole che questi gli presenti tutto quello che la scienza offre. Ma al contempo vuole ovviamente rimanere padrone delle proprie scelte.
Soggetto attivo e non mero oggetto destinatario di qualsiasi trattamento sanitario oggi disponibile.
E’ questa oggi forse la sfida più impegnativa che attende il moderno medico tecnologico.
Saper presentare al paziente con onestà e chiarezza tutto l’immenso bagaglio tecnico-scientifico di cui il medico dispone, e che si arricchisce sempre più rapidamente, ma confrontarlo sempre con il sistema di valori del paziente.
Pronto ad accettare e rispettare che quell’universo di valori possa essere anche profondamente differente dal proprio.
L’Autore, partendo dalla propria drammatica esperienza, ha saputo esporre tutto questo con semplicità, onestà e chiarezza.
Non credo che avesse l’obiettivo di convincere qualcuno, ma certo, dopo la lettura del testo, nessuno può avere dubbi sull’innocenza dell’Autore.
Consiglio la lettura di questo libro a tutti. In particolare però ai giovani che dovranno sempre più confrontarsi con queste problematiche, indifferentemente che nel futuro siano operatori sanitari o pazienti. O, come talvolta accade, rivestano entrambi i ruoli contemporaneamente.
Cremona, 14 agosto 2007
L’immagine: una foto del dottor Riccio.
Mario Riccio
(LucidaMente, anno II, n. 23, novembre 2007)