Come analizzare un argomento tanto attuale quanto scottante, come quello dei territori palestinesi, senza lasciarsi intimorire e influenzare da altri studiosi autorevoli sul tema né dagli opinion makers conformisti? Vi riesce la giovane giornalista Antonella Ricciardi con la sua prima pubblicazione: Palestina, una terra troppo promessa (Prefazione di Gilberto Roch, Controcorrente, pp. 180, euro 10,00).
Riportando la vicenda all’obiettività storica, la Ricciardi permette al lettore di ripercorrere le varie fasi del massacro del popolo palestinese. Il libro – preceduto dalla Prefazione di Gilberto Roch – autorevole esponente della comunità palestinese in Italia, cerca di smantellare l’immagine d’Israele dipinta dall’Occidente come unica oasi democratica della regione. La saggista non entra nel merito della polemica sull'”esportazione” della democrazia occidentale, bensì intende portare alla luce gli enormi interessi economici che stanno dietro alle continue violazioni del diritto internazionale a scapito dei palestinesi.
Dietro al mito della “Terra promessa” agli ebrei si cela una strategia di dominio geopolitico manovrata da lobbies interessate allo sfruttamento delle ingenti quantità di petrolio di cui la regione è ricca. La creazione dello stato israeliano è lo strumento utilizzato da tali gruppi per disgregare il mondo arabo e poter sfruttare al meglio i giacimenti petroliferi: divide et impera. L’autrice ironizza attraverso il titolo del suo libro sul mito di questa terra “troppo promessa”, tanto da giustificare anche attraverso la religione cinque guerre, massacri e distruzioni.
La Ricciardi non usa mezzi termini: è genocidio quello che sta avvenendo in Palestina. Documenta obiettivamente la sua tesi, sottolineando il messaggio razzista, non troppo celato dietro al considerarsi “popolo eletto” da Dio e, di conseguenza, meritevole di una terra promessa. L’espulsione di 900 mila profughi, scacciati dalle loro case nel 1948, non può essere definita razzista? Anche il governo italiano non ha fatto molto per contrastare questo genocidio, omettendo di menzionare profughi e massacri, case e famiglie distrutte. E complice è pure l’alta finanza statunitense, che continua a manovrare la situazione politica sociale ed economica non solo di questa regione.
Ammirevole il coraggio della Ricciardi e della casa editrice Controcorrente nel pubblicare questo libro. Ammirevole la sua puntigliosa documentazione dei fatti e il riportarci alla realtà delle vicende anche attraverso parole come quelle del primo presidente dello stato d’Israele, David Ben Gurion: «Perché gli arabi dovrebbero fare la pace? Se fossi un dirigente arabo non la firmerei con Israele. È normale: abbiamo preso il loro paese. Certo, Dio ce lo ha permesso, ma il nostro Dio non è il loro. È vero che siamo originari di Israele, ma la cosa risale a 2000 anni fa: in che cosa li riguarda? Ci sono stati l’antisemitismo, i nazisti, Hitler, Auschwitz, ma è stata colpa loro? Loro vedono una cosa sola: siamo venuti e abbiamo preso il loro Paese. Perché dovrebbero accettare questo fatto?».
L’immagine: la copertina del libro di Antonella Ricciardi.
Francesca Gavio
(LucidaMente, anno V, n. 54, giugno 2010)