Perché l’Italia, secondo i comunisti italiani, dovrebbe uscire dall’Alleanza atlantica. Una campagna a sostegno dell’iniziativa
Riceviamo e pubblichiamo una presa di posizione pervenutaci dalla Federazione bolognese del Partito dei comunisti italiani.
Nei giorni scorsi è stata lanciata una campagna per l’uscita dell’Italia dalla Nato (inviare le adesioni a comitatononato@gmail.com). Un’iniziativa, sostenuta dal Pdci, che ha l’obiettivo di mettere in discussione il Patto atlantico che è al centro di tutti i conflitti di questi ultimi anni.
L’Italia, facendo parte della Nato, secondo i dati ufficiali della stessa Alleanza,deve destinare alla spesa militare in media 52 milioni di euro al giorno, cifra in realtà superiore che il Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) quantifica in 72 milioni di euro al giorno. Secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell’Alleanza, la spesa militare italiana dovrà essere portata a oltre 100 milioni di euro al giorno. È un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese sociali, che potrebbe essere fortemente ridotto se l’Italia uscisse dalla Nato.
L’Alleanza atlantica persegue una strategia espansionistica e aggressiva. Dopo la fine della guerra fredda, ha demolito con la guerra la Federazione jugoslava; ha inglobato tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, tre dell’ex Urss e due della ex Jugoslavia; ha occupato militarmente l’Afghanistan; ha demolito con la guerra la Libia e tentato di fare lo stesso con la Siria. Ha addestrato forze neofasciste e neonaziste ucraine, organizzando il putsch di piazza Maidan che ha riportato l’Europa a una situazione analoga a quella della guerra fredda, provocando un nuovo pericoloso confronto con la Russia.
Ha iniziato a proiettare le sue forze militari nell’Oceano Indiano nel quadro di una strategia che mira alla regione Asia-Pacifico, provocando un confronto militare con la Cina. In tale quadro, le forze armate italiane vengono proiettate in paesi esterni all’area dell’Alleanza, per missioni internazionali che, anche quando vengono definite di «peacekeeping», sono guerre finalizzate alla demolizione di interi Stati (come già avvenuto con la Federazione jugoslava e la Libia).
Uscendo dalla Nato, l’Italia si sgancerebbe da questa strategia di guerra permanente, che viola la nostra Costituzione, in particolare l’articolo 11, e danneggia i nostri reali interessi nazionali. L’appartenenza alla Nato priva la Repubblica italiana della capacità di effettuare scelte autonome di politica estera e militare, decise democraticamente dal Parlamento sulla base dei principi costituzionali.
La più alta carica militare della Nato, quella di comandante supremo alleato in Europa, spetta sempre a un generale statunitense nominato dal presidente degli Stati Uniti. E anche gli altri comandi chiave della Nato sono affidati ad alti ufficiali statunitensi. La Nato è perciò, di fatto, sotto il comando degli Usa che la usano per i loro fini militari, politici ed economici. L’appartenenza alla Nato rafforza quindi la sudditanza del nostro Paese agli Stati Uniti, esemplificata dalla rete di basi militari Usa/Nato sul nostro territorio che ha trasformato il nostro paese in una sorta di portaerei statunitense nel Mediterraneo.
Particolarmente grave è il fatto che, in alcune di queste basi, vi sono bombe nucleari statunitensi e che anche piloti italiani vengono addestrati al loro uso. L’Italia viola in tal modo il Trattato di non-proliferazione nucleare, che ha sottoscritto e ratificato. L’Italia, uscendo dalla Nato, riacquisterebbe la piena sovranità: sarebbe così in grado di svolgere la funzione di ponte di pace sia verso Sud che verso Est.
Partito dei comunisti italiani – Federazione di Bologna
(LucidaMente, anno X, n. 109, gennaio 2015)
Magnifico!!
USCIAMO DALLA NATO PER MEZZO DI UN ORDINE DELGIORNO!
EVVIVA; finalmente questa si che è una iniziativa seria !
GLI USA GIA STANNO TREMANDO!!!