Secondo, riuscitissimo disco della band bolognese: “The Cold Summer of The Dead” (Etichetta Trovarobato/Parade e Blinde Proteus)
«Silenzio, intorno: solo, alle ventate, / odi lontano, da giardini ed orti, / di foglie un cader fragile. È l’estate, / fredda, dei morti». Molti ricorderanno questi versi. È la terza e ultima strofa della poesia Novembre di Giovanni Pascoli: sottile, impressionista, simbolico, ossimorico, illusorio accostamento tra luce/oscurità, freddo/caldo, speranza/morte.
E proprio la parte finale del testo pascoliano, tradotta in inglese, è il titolo scelto dal gruppo bolognese dei Junkfood per il loro nuovo disco, The Cold Summer of The Dead – prodotto da Trovarobato/Parade e Blinde Proteus –, in uscita il 4 febbraio 2014. Il riferimento a Novembre ha un ulteriore significato, se si pensa che il cd è stato registrato in presa diretta proprio nel novembre 2013 alle Officine Meccaniche di Milano da Tommaso Colliva, che l’ha pure mixato. Che noi avessimo un debole per i Junkfood lo si era capito dal largo spazio che abbiamo assegnato all’interno della nostra rivista al loro primo lavoro, Transience (vedi Altro che musica-spazzatura…; L’anti-jazz dei Junkfood; I’m god’s lonely man, ai quali rimandiamo per altre notizie sul gruppo, i loro componenti e gli strumenti), nonché alla loro sonorizzazione del film Dementia, una discesa noir negli inferi della psiche.
Tale fiducia è di nuovo ripagata da un lavoro ancora più complesso e originale, che, con movimento circolare (In Circles, appunto, è l’ultimo brano), si apre e si chiude nel rumore e nell’indeterminatezza. Si prenda, ad esempio, la traccia 4, On Canvas: a un inizio lento e sommesso, segue una crescita delle sonorità, fino a un’esplosione sinfonica coinvolgente. O The Quiet Sparkle: brano solenne, quasi misticheggiante, con una parte finale costituita da misteriosi, arcani suoni.
Ci si lasci prendere dalla frenetica – quasi una ballata – Days are numbered o dall’ampia e ben costruita The Maze. Ma tutte le composizioni (otto complessivamente) sono caratterizzate da un clima austero, rigoroso, nel quale le ascendenze jazz-rock, progressive, ambient, elettroniche, pervengono sempre a originali evocazioni, a inattesi stati di alterazione dal “normale”, a coinvolgenti spettri sonori, che regalano struggenti visioni all’ascoltatore. Grazie, Junkfood.
On line è disponibile il video di Below the Belt (live rehearsals).
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno IX, n. 98, febbraio 2014)