Il Consiglio dei cittadini stranieri e apolidi è stato eletto domenica 2 dicembre 2007 dagli oltre 9.200 elettori, dei circa 43.000 ufficialmente residenti nella provincia di Bologna, con una partecipazione al voto superiore al 21. Per i cittadini stranieri residenti a Bologna, il Consiglio, che si è presentato alle elezioni con lo slogan “Lascia un segno di democrazia”, rappresenta la conquista di un importante diritto, poiché è il primo organismo elettivo di rappresentanza della popolazione straniera a livello provinciale. Il Consiglio può esprimere pareri e proposte su tutte le materie di competenza del Consiglio provinciale: il parere è obbligatorio sulle proposte di bilancio preventivo e sulle spese riguardanti le politiche per gli stranieri.
E’ il pakistano Asif Raza il presidente del Consiglio dei cittadini stranieri e apolidi. L’elezione è avvenuta giovedì 10 aprile 2008 a palazzo Malvezzi durante la terza seduta del Consiglio, presieduta da Maurizio Cevenini, presidente del Consiglio provinciale e della commissione elettorale, il quale ha certificato la regolarità della competizione e ha convalidato gli eletti. Alla seduta è intervenuto anche l’assessore alle Politiche sociali, Giuliano Barigazzi.
Qui di seguito l’intervista avvenuta con il neopresidente il 30 maggio 2008 nella sede della Provincia di Bologna in via Zamboni 13.
Parli un po’ di lei…
Sono nato il 2 maggio 1973 a Lahore, in Pakistan, dove ho frequentato le scuole conseguendo una Laurea breve in Ingegneria chimica presso l’Islamia College Civil Line.
Mi trovo a Bologna dal 1994 e da allora mi occupo di mediazione linguistica e culturale. Da sempre svolgo attività di mediazione fra le istituzioni italiane e le varie comunità straniere. Sono presidente della Comunità pakistana a Bologna e provincia e segretario della Federazione pakistana in Italia, che raccoglie sul territorio nazionale 40 associazioni.
Sono membro della Consulta per il Ministero dell’Emigrazione pakistana e collaboro con l’ambasciata del mio paese per la tutela dei cittadini pakistani residenti in Italia.
Come è iniziata l’avventura?
Con 60 comuni della provincia siamo stati impegnati per ben tre anni. Per la preparazione per le elezioni abbiamo impiegato altrettanto.
La Giunta attuale ha appoggiato il progetto vedendolo come un primo passo verso una vera e propria integrazione. Bologna si è sempre dimostrata ben disposta nei confronti degli stranieri, grazie a una tradizione secolare che la vede accogliere con la Fondazione dell’Università schiere nutrite di studenti e lavoratori da ogni parte del mondo.
L’assessore Giuliano Barigazzi e il presidente della Provincia di Bologna Beatrice Draghetti, così come Maurizio Cevenini, hanno offerto un ottimo contributo laddove l’opposizione politica ha negato il progetto stesso.
Come hanno reagito i cittadini stranieri di fronte alla chiamata al voto?
Hanno dimostrato di essere maturi a livello politico e disposti a dire la loro in nome dei diritti che ritengono che anche a loro spettino.
Ho detto loro che è inutile aspettare che qualcuno ti offra i diritti come un dono, al contrario, occorre lottare. Penso di avere scelto le forme più tradizionali per avvicinarmi a loro e agli amministratori.
La legge 286 T.U. regolamenta gli immigrati ma dimostra di non agevolare la situazione degli stranieri in Italia. Per ottenere il permesso di soggiorno l’impatto con la questura e i continui rimandi è l’ostacolo più duro da superare per uno straniero. Il diritto alla cittadinanza dunque viene acquisito con non poca sofferenza. Gli stranieri hanno perciò espresso il desiderio di voler avere un confronto, un dialogo anche politico, perché al momento il governo non ha purtroppo contatti con la realtà.
Penso che, se sei straniero, ti dimostri disponibile al dialogo e qualcuno ti offre la possibilità di farlo, si può collaborare in modo perfetto. La campagna elettorale ha voluto dimostrare la volontà degli stranieri di partecipare a un confronto.
Quale è stata l’affluenza alle urne? Ha corrisposto alle sue aspettative?
Ha votato il 21% dei cittadini stranieri. La presenza, a mio parere, è stata buona, considerato che siamo stati impegnati nella campagna elettorale per soli 2-3 mesi. Non sono stati certamente i tempi delle elezioni politiche!
La Provincia fortunatamente ha appoggiato completamente il progetto.
L’opposizione come ha reagito?
Personalmente ho ricevuto i complimenti dalla rappresentanza locale di Alleanza nazionale, anche se il nostro progetto non è stato appoggiato da loro.
Quali sono gli obiettivi a medio e lungo termine del Consiglio?
Noi puntiamo a entrare a contatto con la classe dirigente e portare la nostra voce. Ieri nessuna personalità politica mi dava il numero di cellulare, oggi ho un’agenda piena di contatti e di appuntamenti. Penso che questa sia già una piccola dimostrazione di come il Consiglio abbia peso a livello provinciale.
Molti immigrati sono stati regolarizzati con le leggi Martelli, Turco-Napolitano e poi la Bossi-Fini. Tra attese, decreti e burocrazie varie, sono necessari ben 10 anni perché si possa ottenere la cittadinanza. Dunque, entro pochi anni il flusso dei cittadini immigrati sarà aumentato, considerando coloro che già hanno fatto domanda.
Il Consiglio ha creato un percorso, un atteggiamento politico-sociale e, man mano che continueremo il nostro lavoro, saremo sempre più rappresentati.
Ma parliamo di fatti di cronaca. Il problema della sicurezza è sotto gli occhi di tutti. I giornali denunciano sempre più reati dei clandestini e tra gli italiani cresce la paura. Che posizione prende il Consiglio? Come vede la decisione di qualche tempo fa del sindaco di Bologna Cofferati di evacuare i campi nomadi e le strade dai lavavetri per poi non pronunciarsi più al riguardo?
La lungimiranza è una caratteristica che manca a chi governa. Ci si cura sempre solo dell’emergenza. Ad esempio, il caso di un clandestino che stupra un’italiana, o lo scippo effettuato da un rom ai danni di una bolognese.
Io ritengo che occorra prendere provvedimenti non solo per oggi ma anche per domani. Quello che temo è che il pacchetto-sicurezza del Governo vada a colpire indistintamente tutti gli immigrati regolarizzati che a Bologna e provincia hanno una famiglia e un lavoro e sono ben lungi dall’essere coinvolti e interessati ad attività illecite.
La legge Maroni sul reato di immigrazione intende stringere ulteriormente il cappio della legge Bossi-Fini, penalizzando inevitabilmente i cittadini già residenti e regolarizzati. Per quanto riguarda i permessi di soggiorno, gli immigrati sono costretti a pagare sempre di più dei cittadini locali per le politiche burocratiche. Ogni richiesta di permesso necessita di una marca da bollo e tempi interminabili di attesa in questura. Pensi a come ciò possa risultare gravoso per chi non ha uno stipendio!
Come vede e giustifica il fenomeno immigratorio in Italia? Secondo l’Istat l’integrazione e la parità sono una dura conquista, provata dal fatto che i figli di immigrati (bambini e adolescenti) sono i più sofferenti…
I cittadini stranieri residenti in Italia sono 3,5 milioni. L’Italia invecchia, e la famiglia italiana si sta disgregando. La società è sempre più composta da famiglie unipersonali o al massimo composte da due persone. Questo sembra essere il destino dell’Italia.
Il numero degli stranieri regolarizzati aumenta, ma si diffonde contemporaneamente il germe della paura del diverso. Bologna, come dicevo, è aperta per tradizione all’esterno, ma il fenomeno immigratorio, essendo così forte e veloce, lascia spiazzato il cittadino locale italiano. Noi siamo i primi a volerci integrare alla popolazione italiana, siamo disposti a lavorare e a costruirci una famiglia in Italia.
Siamo i primi a volere cercare la sicurezza come i cittadini bolognesi e vogliamo condannare chi infrange la legge. Ma la sicurezza non c’è perché, come i bolognesi, pensiamo che, se viene arrestato qualcuno per un crimine, dopo pochi giorni esce di prigione e ricomincia a commettere lo stesso crimine. Se vengono mandati via i rom dai campi nomadi abusivi, il giorno dopo ritorneranno, perché non hanno niente da perderci. Questo perché, come dicevo, non viene fatta una politica lungimirante che curi le piaghe della società a lungo termine. Come si può avere sicurezza se chi delinque è posto allo stesso livello di chi invece si comporta secondo la legge?
Ribadisco: il pacchetto sicurezza colpirà tutti indistintamente coloro che vivono e lavorano in Italia da anni e non le schegge impazzite che si aggirano per la città.
Cosa intende dunque fare il cittadino immigrato regolare per fare un passo avanti e migliorare nel suo piccolo la situazione?
Noi cerchiamo di parlare all’Italia, ai cittadini italiani.
Se l’Italia non ha bisogno di noi che ce lo dica. Ma io non penso proprio che sia così. Perché l’Italia ha bisogno di noi, del nostro lavoro. Perché regolarizzerebbe ogni anno così tanti stranieri se non avesse intenzione di integrarli nella società? Evidentemente perché, non crescendo la popolazione autoctona, ha bisogno di un’ondata nuova di manodopera esterna (i lavoratori di fabbrica, le badanti, i cuochi, gli infermieri, sono solo un esempio). Perché mettere a disposizione quote per immigrati se poi si promuove una politica contro il flusso immigratorio?
L’italiano non può scegliere di disporre di un lavoratore e poi non curarsi dei problemi sociali che questi può lamentare scontrandosi con una realtà così diversa da quella che viveva nel suo paese. La politica deve essere a largo raggio perché gli immigrati non continuino a sentirsi degli “ospiti” di un paese in cui lavorano, vivono e consumano.
Io mi sento italiano, ma questo paese è ben lungi ancora dal darmi completa fiducia per me e per i miei figli.
Quale è il grado di rappresentabilità negli altri territori italiani?
Nella Provincia di Ferrara e a Rimini ci sono già rappresentanze locali di comunità di stranieri, ma l’esperienza di Bologna è indubbiamente unica nel suo genere poiché il Consiglio è per regolamento più autonomo. Ciò distingue il progetto della Provincia di Bologna da quello di altre realtà italiane.
Oggi pomeriggio avrà luogo la prima seduta del Consiglio degli stranieri con la presenza del presidente della Provincia, di Cevenini e degli assessori. Nutro molte speranze in questo primo incontro.
L’immagine: Raza Asif.
Alessandra Cavazzi
(LM Magazine n. 3, 15 giugno 2008, supplemento a LucidaMente, anno III, n. 30, giugno 2008)