Cerchiamo di capire qualcosa in più sull’artrite reumatoide, malattia degenerativa che, dopo dieci anni di sofferenze, ha recentemente stroncato l’attrice, amatissima dal pubblico
Sono trascorsi pochi giorni dalla morte dell’attrice Anna Marchesini, adorata dai propri fan, scomparsa a soli 62 anni dopo una lunga malattia, progressiva e autoimmune: l’artrite reumatoide. Essa colpisce tra lo 0,5 e l’1% della popolazione adulta, principalmente – con un rapporto di 3 a 1 – le donne tra i 40 e i 60 anni, ma può interessare anche gli adolescenti, con una variante precoce detta artrite reumatoide dell’infanzia.
Vediamo cause, sintomi e cure di questa dolorosa patologia di cui si parla poco, forse perché si pensa che i malanni debbano sempre toccare agli altri. L’artrite reumatoide è un’infiammazione cronica autoimmune a carico delle articolazioni, o meglio della membrana sinoviale che le riveste, e non della cartilagine, la consumazione della quale provoca invece osteoartrosi (comunemente conosciuta come artrosi). In presenza della malattia la sinovia, il liquido extracellulare contenuto nelle cavità articolari, risponde con lo sviluppo di tessuto fibroso al suo interno, il rigonfiamento delle proprie cellule e una sovrapproduzione di liquido sinoviale all’attacco delle cellule immunitarie. L’infiammazione danneggia poi l’osso sottostante e la cartilagine, che si assottiglia progressivamente.
Di causa ignota, la patologia comporta dolore, tumefazione calda e irrigidimento, con graduale riduzione del movimento e della funzionalità degli arti interessati, oltre a gonfiore e deformità invalidante di mani, polsi, piedi, ginocchia, caviglie, anche, spalle, gomiti e rachide, con coinvolgimento simmetrico delle parti. L’infiammazione non riguarda tuttavia solo le ossa, ma può svilupparsi anche nei polmoni, nel cuore, nelle reni, negli occhi e, diffusamente, nei vasi sanguigni e nel sistema nervoso.
Allo stadio iniziale, un primo sintomo è solitamente rappresentato, per settimane o mesi, da una rigidità mattutina delle mani o di altre articolazioni che può durare ore, tendendo poi a scemare nel corso della giornata (a differenza dell’osteoartrosi, la cui rigidità al risveglio dura al massimo mezz’ora). Altre avvisaglie, talvolta generiche, dell’artrite reumatoide – difficile da individuare – sono spossatezza, perdita di peso, indolenzimento muscolare, febbre, secchezza di occhi e bocca, anemia, infiammazione dei tendini, presenza di noduli dolenti sotto gomiti e avambracci. Siccome alcuni di questi segnali possono essere confusi con quelli di altre patologie meno gravi, per gli accertamenti sono utili esami di laboratorio specifici che rilevano anemia, positività a un particolare anticorpo (il fattore reumatoide) o agli anticorpi anticitrullina e la velocità di eritrosedimentazione (Ves), oltre all’ecografia articolare.
Purtroppo non esiste una cura definitiva, ma grazie alla ricerca negli ultimi decenni le terapie mediche sono migliorate, garantendo ai pazienti il mantenimento dei normali ritmi e delle abitudini della vita quotidiana. La diagnosi precoce è sempre fondamentale, quanto intervenire tempestivamente con farmaci specifici: antinfiammatori, per ridurre i sintomi, e antireumatici, nei casi avanzati, per recuperare funzionalità e impedire all’infiammazione di danneggiare in modo definitivo le articolazioni, bloccandola o deviandone l’andamento.
Come già detto, le cause precise dell’insorgere della malattia sono sconosciute ma al contempo numerose: tra queste, una predisposizione genetica a sviluppare patologie autoimmuni (laddove, in parole povere, il sistema immunitario agisce in maniera alterata, dando risposte anomale o dirette contro il proprio organismo), problemi di natura endocrina, allergie alimentari, carenza di vitamine o minerali, stress, infezioni odontoiatriche, delle tonsille e dell’apparato uro-genitale, più o meno trascurate. Delineata nel 1800 dal medico francese Agostino Jacob Landré-Beauvais, l’artrite reumatoide è stata chiamata così cinquantanove anni dopo dal reumatologo britannico Alfred Baring Garrod. Di fatto, però, essa è sempre esistita e lo dimostrano numerosi scritti antichi – il primo del 123 d.C. – che ne elencano i sintomi; inoltre, studi su resti umani risalenti al 4500 a.C. e su quelli dei nativi americani ne confermano la presenza in tempi ancora più remoti.
Le malattie autoimmuni di per sé non provocano la morte, ma la presenza di infiammazioni croniche ha effetti secondari che abbassano l’aspettativa di vita (da 3 a 12 anni, come rivela uno studio del 2006) e modificano la condotta del soggetto che ne è affetto in campo privato, familiare, sociale e professionale. Esse incidono anche sull’equilibrio psicologico dei diretti interessati e di chi sta loro accanto.
L’attrice Anna Marchesini, ammalatasi dieci anni fa, ha combattuto con coraggio fino allo scorso luglio contro una forma rara, particolarmente aggressiva e molto grave di artrite reumatoide. Era apparsa in tv, senza paura, nel novembre del 2014 a Che tempo che fa di Fabio Fazio, mostrando al pubblico i segni, su volto e corpo, di una malattia che non le aveva di certo tolto spirito e carisma. Sfruttando l’ampio spettro comunicativo offerto da Internet e dai mass media, è importante mantenere alta l’attenzione sulle cosiddette “malattie rare”, che ormai tanto rare non sono: oggi l’artrite reumatoide interessa oltre 400.000 italiani. Esistono numerose associazioni alle quali ci si può rivolgere per informarsi ed eventualmente offrire il proprio aiuto e sostegno. Grazie alla ricerca in campo scientifico, negli ultimi venticinque anni sono stati fatti passi importanti per alleviare la sofferenza di chi viene colpito da patologie croniche invalidanti e migliorarne la qualità della vita.
Le immagini: il sorriso di Anna Marchesini (1953-2016), da sola e con gli altri componenti del “trio” Massimo Lopez e Tullio Solenghi; rappresentazione di un’articolazione colpita da artrite reumatoide e da artrosi (immagine tratta dal sito www.reumatoide.it) e altra immagine sulla malattia.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente, anno XI, n. 128, agosto 2016)