Sorprendente il primo album del compositore napoletano Gaetano Savio. Un lavoro sofisticato, impreziosito dalla voce femminile di Nicoletta Battelli
Lo ascolti e pensi a una produzione statunitense. Se vogliamo fare gli “originali”, britannica o canadese. O di quei freddi amanti del jazz che sono gli scandinavi. Invece, si tratta di un italianissimo progetto.
Uscito lo scorso 7 giugno, sono, generosamente, ben dodici i brani contenuti nel primo, omonimo, album di Evan, alter ego del compositore, produttore e dj partenopeo Gaetano Savio. Ad accompagnarlo nel suo progetto, la preziosissima voce di Nicoletta Battelli, Pietro Santangelo ai sassofoni, Charles Ferris alla tromba, Ron Grieco al basso, Antonio Fresa al piano, Jack D’Amico al rhodes, Antonio Imparato alla tromba, Marco Castaldo alla batteria, Roberto Porzio al piano, Salvatore Rainone alla batteria, Vincenzo Lamagna al basso. Il risultato che ne scaturisce è un disco incredibile, che ripercorre e ricostruisce il bello del jazz, pure attraverso rivisitazioni e nuovi arrangiamenti. Dalle atmosfere alle sonorità flessuose, dalle improvvisazioni alle armonie, dalla creatività alla raffinatezza.
Nel disco sfilano in rapida successione brani cantati o solo musicali, rifacimenti di cover e limpida originalità, la “canzone pura” e l’hip hop, il jazz e il funk, la house e il soul, l’elettronica e il pop, spesso mescolandosi in originali contaminazioni. E in alcune tracce sembrano rivivere voci, risonanze e strumenti dei grandi del jazz, il tutto ricreato con ammirevole virtuosismo. Si comincia dal funk e dall’hip hop anni Ottanta di Into My World per passare al riarrangiamento di On The Sunny Side Of The Street, componimento tradizionale addirittura degli anni Trenta.
A volte Evan ci trasporta a inizio anni Sessanta, agli anni Sessanta solari e danzanti di Burt Bacharach e Carole King, per intenderci, come in Don’t Quit o in Fall in Love (che, però, viene proposta anche in una Part 2 hip hop). La strumentale Impressions è puro jazz-funk, mentre altre rivisitazioni sono quelle del sesto brano contenuto nel cd, Swollen, una cover dei Bent, riproposta in modo molto “confidenziale”, di Plastic Dreams, techno del 1993, o di Say Goodbye, col quale si chiude il disco. All’infinita dolcezza di Rise (traccia 9, dedicata alla poetessa afroamericana Maya Angelou) seguono i suoni stridenti, sincopati, e i ritmi accesi di Lizard. Grazie all’eleganza e alla raffinatezza della musica di Evan, vi potrete così trovare proiettati in tempi e luoghi diversi.
Magari in un nebbioso porto o per le strade di una metropoli notturna o in un dancing sul mare, in locali lussuosi o equivoci, da avventure e da spy story (ascolta/vedi/senti Thrill Me), tra luci vivaci o, al contrario, soffuse, mentre intorno a voi fluttuano insondabili enigmi: sentimentali, esistenziali, legati al fato. Del resto, si sa, siamo tutti marionette in mano agli imprevedibili scherzi della sorte. Insomma, stendetevi sul divano e sognate una serata speciale. Se, poi, sdraiata accanto a voi c’è davvero una bella donna, non vi mancherà nulla. Purché non vi facciate affascinare più dai suoni provenienti da Evan che dalla sensuale signorina. O non confondiate le carezze musicali con quelle della compagna di giochi erotici.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 126, giugno 2016)
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