L’Unione forense per la tutela dei diritti umani richiama l’attenzione sull’udienza della Grande Camera della Corte europea sul caso Hirsi e altri contro Italia, tenuta il 22 giugno a Strasburgo.
«Il fatto stesso che il Governo italiano sia stato chiamato a rispondere dei respingimenti di massa davanti a questa corte è certamente un segnale importante. Soprattutto considerando il gran numero di ricorsi che non vengono accettati» dichiara l’avvocato Anton Giulio Lana, difensore dei 24 migranti e componente del direttivo dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani.
«I ricorrenti (11 somali e 13 eritrei), da noi rappresentati», dichiarano gli avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci, «sono solo una parte delle circa 200 persone, tra cui bambini e donne incinte, intercettate il 6 maggio del 2009 dalle autorità italiane a Sud di Lampedusa. Una volta trasferiti sulle imbarcazioni italiane, sono stati riportati a Tripoli contro la loro volontà. Durante il viaggio non è stato loro detto dove sarebbero stati portati, né sono state acquisite informazioni sulla loro identità o provenienza, calpestando di fatto il loro diritto d’asilo».
«Il Governo italiano non finisce mai di stupire: in udienza ha avuto l’ardire di affermare che la Libia all’epoca dei fatti era un luogo sicuro, nonostante le precise informazioni fornite dalle principali organizzazioni per i diritti umani! Uno schiaffo», continua Lana, «a persone come Ermias Berhane e Tsegay Habtom che hanno trascorso gran parte degli ultimi due anni in centri di detenzione libici, sottoposti ad abusi di ogni genere. Tanto più con riferimento al primo che, scappato dai bombardamenti in Libia, è riuscito ad arrivare in Italia ed ha ottenuto proprio ieri il riconoscimento dello status di rifugiato. Per cui abbiamo un Governo che da un lato respinge collettivamente in alto mare dei migranti, mentre dall’altro riconosce formalmente che fra di loro vi sono dei rifugiati, palesando la contraddittorietà della politica dei respingimenti».
«L’importanza del caso si evince anche dalla partecipazione al processo di numerose organizzazioni non governative come Human Rights Watch, Amnesty International, la Fédération internationale des ligues des droits de l’ Homme e la Human Rights Law Clinic della Columbia University di New York», continua Saccucci, «all’udienza, l’UNHCR ha confermato le condizioni deplorevoli di trattamento dei migranti respinti in Libia. Auspichiamo che la corte si pronunci al più presto sanzionando definitivamente la prassi dei respingimenti in alto mare, e rendendo giustizia ai centinaia di rifugiati vittime di tortura in Libia».
«Ora dobbiamo aspettare il pronunciamento della Corte, ma siamo molto fiduciosi. Sarà un momento importante, la decisione andrà a incidere sulla politica migratoria italiana ed europea, quindi sull’apertura o meno verso i migranti degli stessi Stati membri. Non ci si può mostrare indifferenti nei confronti di questi eventi, tantomeno di fronte al coinvolgimento della comunità internazionale. Bisogna che il Governo si assuma finalmente le responsabilità dei danni causati dalle sue politiche in materia di migrazione», concludono Lana e Saccucci.
Link udienza:
Viviana Viviani
(LucidaMente, anno VI, n. 67, luglio 2011)