Il saggio “I Robot e noi” (il Mulino) ci ricorda che la quarta rivoluzione industriale è già partita: le macchine escono dalle fabbriche, entrano negli ospedali e nella società… approdando infine nel nostro cervello
La parola “robot” ha origine dal dramma di Karel Čapek del 1921, Rossum’s Universal Robots, dal termine ceco robota, che significa “lavoro forzato”. Il libro I Robot e noi (pp. 104, € 10,00, il Mulino) di Maria Chiara Carrozza, studiosa di biomeccatronica, biorobotica e neuro-robotica ed ex ministro dell’Istruzione, propone al lettore di fare un breve viaggio nella robotica. Tale disciplina, nata per sostituire il lavoro usurante dell’industria, sta applicando nuove potenzialità abilitanti e trasversali, come il cloud e le tecnologie meccaniche additive tridimensionali.
Si avvale inoltre dei risultati ottenuti dall’intelligenza artificiale, in particolare dei miglioramenti registrati nei settori del machine learning e del deep learning. Essi producono algoritmi e più efficaci metodi di apprendimento che, applicati nei robot, ne sostengono e stimolano capacità decisionale e autonomia. Le macchine acquisiscono così crescenti abilità manipolatorie, possibilità di elaborare le informazioni, di compiere scelte e di conservare memoria e conoscenza nel cloud. I cinque capitoli del libro descrivono il percorso evolutivo che la robotica ha seguito: da industriale a “di servizio”, da sociale a “dentro di noi”. L’autrice intende mostrare la centralità della scienza nei cambiamenti in corso, legati alla cosiddetta “quarta rivoluzione industriale”. Quarta rivoluzione dove sarà dirompente il problema, già presente in tutte le precedenti, del rapporto fra evoluzione tecnologica, automazione e posti di lavoro. Nel 2019 si prevede un aumento rilevante del numero dei robot installati a livello mondiale, che raggiungerà la soglia di 2,6 milioni di unità.
Aspetti salienti della crescita della robotica sono gli straordinari progressi nella medicina chirurgica, lo sviluppo d’interfacce uomo-macchina, la costruzione di esoscheletri e tute sensorializzate. Per essere progettati, i robot richiedono un forte approccio interdisciplinare e la presenza di diverse competenze: dalla meccanica all’informatica, all’elettronica, fino alla psicologia comportamentale. A Carrozza interessa soprattutto tratteggiare le trasformazioni delle applicazioni della robotica a seguito della sua estensione dal mondo dell’ingegneria industriale alle neuroscienze e alla fisiologia. Discipline nelle quali gli automi rappresentano palestre di sperimentazione, specie negli ambiti del funzionamento del cervello umano e della coordinazione senso-motoria. Essi migliorano le prestazioni attraverso i progressi tecnologici e scientifici e sostituiranno a breve i lavoratori nel produrre servizi importanti, come quelli alla persona.
Il robot presenta però anche dei limiti: è soggetto al problema dell’usura, della difficoltà di riconfigurazione, del fermo macchina e della manutenzione. Ma il progresso degli studi scientifici, integrati con l’intelligenza artificiale, l’informatica e le tecnologie di comunicazione, permetterà di superare molte delle barriere attuali. La ricerca dovrà in particolare cercare di avvicinare le persone alle macchine in maniera appropriata, in condizioni di sicurezza e senza danni. In breve tempo il robot sociale entrerà nelle nostre case per occuparsi di anziani e disabili, inoltre circolerà nelle strade con veicoli a guida autonoma. A lui potremo delegare non soltanto le occupazioni fisiche, come avveniva in passato, ma anche una parte delle nostre attività cognitive. L’autrice ritiene che l’ingresso degli automi in società ponga soprattutto la sfida di costruire uno strumento più affidabile e interattivo tra corpo umano e ambiente. Carrozza ricorda che la letteratura e il cinema hanno anticipato il tema delle leggi morali necessarie per operare in sicurezza tra gli uomini. Nel film del 1980 diretto da Alberto Sordi, Io e Caterina, il robot, efficiente nelle faccende domestiche, mostra aggressivi sentimenti di gelosia per il padrone.
Secondo Carrozza, diventerà presto decisivo affrontare il tema delle leggi morali da applicare al robot sociale. E anche quello di definire, con adeguate procedure, la responsabilità della macchina verso la proprietà e le persone con cui entra in contatto. Il viaggio nella robotica passa infine in rassegna la neuro-robotica, integrata con il cervello e la bionica, che produce parti impiantabili e interfacce neurali. Grazie a lei e alle neuroprotesi, la robotica riesce a raggiungere il risultato davvero sensazionale e inimmaginabile di farci dialogare intimamente con la nostra mente. Entrambe sono artefici della robotica “dentro di noi”, che s’impianta nel nostro corpo non per sostituirci nelle attività, ma per entrare in simbiosi con noi.
Le immagini: la copertina del saggio I Robot e noi; una foto della studiosa Maria Chiara Carrozza, autrice del libro; macchine robotiche impiegate in medicina.
Ugo Pietro Paolo Petroni
(LucidaMente, anno XIII, n. 150, giugno 2018)