I disastri in campo sociale, nell’istruzione, nell’agricoltura e nella sanità. Un potere politico-culturale prevaricante. E la peggiore è la famigerata Fondazione Bill & Melinda Gates. A denunciarlo Linsey McGoey in “Altro che filantropi!” (Macro-Arianna Editrice)
Un semplice cittadino, pensando al fatto che alcuni capitalisti tra i più ricchi del mondo fanno tanta beneficenza, dirà: “Beh, in queste iniziative ci sarà pure qualcosa di buono; sempre meglio che li donino piuttosto che si tengano miliardi e miliardi di dollari tutti per sé”. Ma è proprio così?
“Non ti regala niente nessuno”
A svelare tutto ciò che c’è dietro carità, fondazioni benefiche, progetti pseudosolidali esportati nel mondo, è stata, tra gli altri, Linsey McGoey, docente di Sociologia presso il Dipartimento di Sociologia dell’Università dell’Essex. In particolare col suo libro No such thing as free gift (2015; in italiano si potrebbe rendere con “Non ti regala niente nessuno”). La pubblicazione è stata tradotta in Italia col titolo Altro che filantropi! (Prefazione di Enrica Perucchietti, Macro-Arianna Editrice, 2021, pp. 352, € 19,50).
L’autrice parte da lontano. Il filantropismo o, meglio, il filantrocapitalismo, è una peculiarità del mondo anglosassone e della cultura religiosa calvinista. Come ha spiegato Max Weber (1864-1920) nella sua fondamentale opera L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904), tale Weltanshauung è dominata dall’idea del denaro e dell’arricchimento. Dio sceglie i predestinati alla salvezza e li premia non solo col futuro paradiso in cielo, ma con i soldi in Terra. Il capitalista e il grande speculatore finanziario si sentono tanto riconoscenti da voler talvolta dare ai poveracci qualche briciola caduta dalla loro ricca tavola.
Non è tutto. Mentre nel cattolicesimo la carità è (o dovrebbe essere) solo un dono e basta, per il capitalista statunitense essa è fonte di ancora maggiori investimenti, speculazioni e guadagni!
Filantropi sporchi di sangue
La McGoey traccia una breve storia del filantropismo Usa da Andrew Carnegie ai Rockfeller, da Henry Ford fino ai coniugi (ex) Gates, ecc. Molti di loro hanno fatto massacrare minatori, lavoratori, operai, hanno eliminato con le buone o con le cattive gli avversari in campo economico o politico, hanno inquinato, hanno sfruttato i finanziamenti dello Stato nei momenti di crisi per poi criticare il suo ruolo sociale…
Però si sono lavati la coscienza e, addirittura, sono considerati da molti allocchi benefattori dell’umanità grazie agli interventi compiuti in campo socioeconomico, sanitario, culturale, agricolo, dalle loro potentissime fondazioni. In realtà hanno fatto poco bene per gli altri, molto per se stessi.
Guadagnare facendo la carità
Il “ritorno” della filantropia è molteplice. Oltre all’“immagine”, si va dalla conveniente esenzione, deduzione o elusione di tasse alla raccolta di donazioni. Dalla sempre maggiore influenza nel campo politico e sociale alla possibilità di imprimere una direzione ideologica ai settori dove si opera. Dal creare posti di lavoro al licenziare chi è “scomodo”.
Si possono inoltre sfruttare le crisi economiche e di altro genere o le paure delle popolazioni per imporre il proprio dirigismo: è il “capitalismo dei disastri” applicato secondo le teorie di Milton Friedman.
Ma l’aspetto più scandaloso della questione è che con la beneficenza si fanno soldi a palate. Scrive la McGoey che il «nuovo modo di esercitare la filantropia […] riproduce il modello di business con cui si ottengono profitti nel sistema del capitalismo moderno» (vedi I falsi filantropi e gli ecotalebani ipocriti). È da considerare pure che ogni aiuto è vincolato: i presunti beneficiari, che siano Stati o comunità, devono spendere i soldi come vuole il filantropo, a volte contro i propri stessi interessi.
Fino a qualche decennio fa l’organizzazione mondiale della Sanità (Oms) era per il 70% finanziata dagli Stati membri ed era libera di impiegare i fondi nel modo che riteneva più opportuno. Oggi il 70-80% del budget è costituito da donazioni di fondazioni private quali quella Gates, di cui parleremo a breve. Tali istituzioni impongono «interventi specifici predefiniti secondo la volontà dei donatori».
Il filantrocapitalismo a danno dei poveri del pianeta
I risultati sono spesso opposti a quelli propagandati: «Che cosa dedurre dal dato di fatto che la filantropia e le disuguaglianze sono entrambi fenomeni in grossa espansione e che sembrano addirittura crescere parallelamente? Si può dire che la filantropia fa parte di un sistema in cui il ricco diventa più ricco e il povero si impoverisce ulteriormente?».
Anche il tanto decantato sistema della microfinanza e del microcredito si è spesso rivelato ingannevole, finendo per «condannare chi vi ricorreva a una spirale di debiti, andando a peggiorare la povertà invece che alleviarla. […] Molti degli odierni istituti perfettamente legali di microfinanza […] hanno tassi sproporzionati al pari di quelli dei più feroci usurai». Un po’ come le Ong dei taxisti del mare, rotta Nord Africa-Sicilia: affermano di voler salvare vite umane, mentre, invece, innescando più partenze di malmessi navigli pronti ad affondare, causano più morti (leggi pure Ong, cosa si nasconde dietro la pettorina dei “dialogatori”).
Al social washing spesso si abbina il greenwashing: in verità si tratta di semplice propaganda, mentre in realtà l’impatto delle aziende nel campo della giustizia sociale e del minor impatto sull’ambiente è pari a zero (vedi anche Ecologismo e terrore climatico come lotta di classe…).
I coniugi Gates e i disastri in campo scolastico
Oggi il più influente filantropo è il miliardario Bill Gates. Il punto di svolta si ha nel 2000, quando unisce le sue due precedenti fondazioni nella Bill e Melinda Gates Foundation. Nel 2008 egli decide di lasciare la propria posizione in Microsoft per dirigere tale istituzione.
L’autrice di Altro che filantropi! cita una serie di disastri provocati dalla famigerata Fondazione via via che aumentavano i suoi progetti, di pari passo con le sovvenzioni, il potere, l’influenza. Si può partire dai finanziamenti alle scuole statunitensi, purché usassero un certo software e si sottoponessero ai sistemi di valutazione della Fondazione stessa, fondati su freddi algoritmi. Questi non tenevano conto delle condizioni culturali di partenza degli allievi, delle disparità socioeconomiche delle varie zone geografiche, della qualità dell’insegnamento (un po’ come i nostri test Invalsi che ci sembra prendano spunto da tali abiezioni anglosassoni…).
Risultato: corsa degli istituti a falsificare i test di valutazione, suicidi, disperazione, depressione tra gli insegnanti ingiustamente licenziati perché i loro allievi non avevano raggiunto gli standard minimi e quindi additati al pubblico ludibrio e nessun miglioramento degli studenti.
I disastri in campo sanitario
Un’altra mania nazistoide è quella di sottoporre popolazioni povere a sterilizzazioni di massa, a test su nuovi farmaci o a vaccini di dubbia efficacia (a un livello globale, l’abbiamo visto anche e soprattutto, con l’influenza da Sars-Cov-2). Tutto nella completa ignoranza delle persone.
Tra i tanti esempi di trattamenti razzisti e colonialisti, si possono ricordare i “test dimostrativi” condotti in India dalla Path (Program for appropriate technology in health, “Programma per la tecnologia appropriata nella sanità” – secondo il criptico linguaggio usato dai nuovi potenti della Terra), Ong di Seattle finanziata dalla Fondazione Gates. A circa 23.000 ragazzine indiane tra i 10 e i 14 anni residenti in aree rurali e povere, senza alcun consenso dei genitori, furono somministrati presunti vaccini contro il papillomavirus umano.
Dal 2010 cominciarono a diffondersi notizie su morti misteriose riguardanti tali bimbe, sicché il Ministero della Sanità dell’India ordinò lo stop alle sperimentazioni. Nessun monitoraggio era stato fatto sugli “effetti avversi” (ritorniamo al refrain ben conosciuto nella recente “pandemia”). Nel 2013 un comitato parlamentare del Paese asiatico accusò la Path di aver avuto il solo scopo «di favorire gli interessi commerciali dei produttori di un vaccino contro l’Hpv» (Merck e GlaxoSmithKline).
In effetti, se una terapia o un vaccino viene testato con successo, i profitti derivanti dagli acquisti da parte degli Stati o dei semplici cittadini ripagheranno più che ampiamente la “filantropia” iniziale. Lo stesso vale per sementi, tecnologie o altro proveniente dai Paesi ricchi produttori.
I disastri in campo agricolo
L’aiuto che i “filantropi” offrono ad America latina, Asia e soprattutto Africa nel campo dell’alimentazione e dell’agricoltura consiste nell’imposizione dell’industria agricola statunitense. Ma, si chiede la ricercatrice, «importare sementi geneticamente modificati assieme a fertilizzanti sintetici, il tutto peraltro a prezzi elevati», è la soluzione giusta?
Gli “effetti avversi” riguardano soprattutto l’ambiente, l’ecologia e la stessa vita dei piccoli agricoltori: «Le nuove coltivazioni a elevato rendimento necessitano di appezzamenti molto estesi per essere sostenibili da un punto di vista economico. Al fine di appropriarsi quindi di campi sufficientemente vasti, molti lavoratori sono stati espulsi con la forza dai propri terreni, causando la crescita incontrollata di ghetti ai margini delle metropoli».
Altro aspetto scandaloso: «Il cibo deve essere fornito da produttori statunitensi e trasportato da navi statunitensi, anche se esisterebbero alternative a costi molto più contenuti». Insomma, i soli a guadagnarci sicuramente sono i produttori e i vettori.
Cargill, Coca-Cola e Monsanto, sono tra i partner della Fondazione Gates… Insieme ad altre grandi aziende quali Nestlé o Unilever esportano presso i poveri popoli africani Ogm o una dieta iperglicemica. Così sono forse diminuite le malattie infettive ma aumentate enormemente quelle legate all’alimentazione e agli stili di vita quali ipertensione, diabete, cardiopatie, neoplasie…
Il vincolo dei brevetti e la criminalizzazione di chi fa domande
Per di più le sementi agricole, i farmaci (come contro l’Hiv e come abbiamo visto col coronavirus), i software, i prodotti tecnologici, sono rigorosamente brevettati. Bill Gates ha sempre difeso con tenacia i brevetti, a partire da quelli riguardanti il proprio software. È evidente che con tale strumento si perviene a un regime di monopolio. Ma è sempre pronto uno stuolo di avvocati per trascinare in decennali contese legali quegli Stati (ad esempio Malawi o Sudafrica) o enti che cercano di sottrarsi a tale dittatura in campo agricolo o sanitario.
C’è un altro paradosso. Le associazioni filantropiche hanno sempre chiesto il taglio del welfare statale, ritenendolo uno spreco. Dopo aver ottenuto tali “risparmi”, oggi puntano il dito sull’inefficienza degli interventi dello Stato centrale in campo sociale, dovuti propri anche alla scarsità di risorse economiche.
Se alla Fondazione Gates o ad altre consimili vengono poste domande sulle ricadute spesso negative delle loro azioni – scrive la McGoey – la risposta è il silenzio o comunicati scritti in una fredda neolingua burocratico-tecnocratica, entro i quali si accusa chi ha perplessità di essere “cattivo”. Vi ricorda qualcosa di recente tale criminalizzazione dei dissidenti o di chi pone domande su trattamenti sanitari imposti o altro? È ciò che la McGoey definisce «manipolazione delle coscienze»…
Le immagini: oltre alle copertine dei libri, foto di apertura a uso gratuito da pexels.com.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 210, giugno 2023)
Mmmmmm…, nessuno fa niente per niente; specialmente i primi grandi capitalisti avranno trovato il modo migliore per allargare la forbice del divario.
Grazie a “LucidaMente” che ci aiuta a tenere gli occhi ben aperti anche su questi aspetti sociali.