Il Comitato per l’etica di fine vita, attraverso la propria presidente, Patrizia Borsellino, interviene per evitare qualunque ambiguità e speculazione in malafede
Il Comitato per l’etica di fine vita (Cef), impegnato da venticinque anni nella riflessione e nel dibattito sulle questioni etico-giuridiche sollevate dall’assistenza ai malati affetti da patologie a prognosi infausta e/o giunte alla fase terminale, ritiene doveroso denunciare la pericolosità e gli effetti disinformativi di messaggi mediatici diffusi nel contesto di trasmissioni di largo ascolto, il cui obiettivo dovrebbe essere, al contrario, quello della corretta informazione al pubblico.
Di tale natura è l’affermazione fatta nella trasmissione Storie vere del 30 novembre dal dottor Alessandro Meluzzi, psichiatra e vescovo ortodosso, ospite della trasmissione. Meluzzi, traendo spunto dalla notizia delle morti sospette nell’ospedale di Saronno, per le quali sono stati accusati un anestesista e un’infermiera, ha chiamato in causa i “protocolli di sedazione terminale”, insinuando l’idea che a questi possano essere assimilati o, addirittura, ricondotti gli atti posti in essere dagli accusati, atti che, se confermati dalle prove, non potranno essere qualificati se non come omicidi volontari.
Va sottolineato con forza che la sedazione “terminale” o, come è preferibile denominarla, “palliativa”, rappresenta l’ultima frontiera di un’assistenza volta a sollevare i malati inguaribili da una sofferenza non diversamente trattabile. Si tratta di una modalità di intervento pienamente conforme al mandato di cura che il medico è chiamato ad adempiere facendosi carico dei bisogni del malato sino alla fine della vita e, come afferma il Codice di Deontologia medica all’art. 39, da porre in essere «tutelando la volontà, la dignità e la qualità della vita».
Come per qualunque altro trattamento, la sedazione deve rispettare criteri di appropriatezza clinicamente rigorosi e richiede il consenso del malato o di chi lo rappresenta. Nel nostro contesto, nonostante la diffusione delle cure palliative, l’accesso alle quali è disciplinato dalla legge n. 38 del 2010, ancora troppo numerose sono le persone a cui non è garantita una conclusione della vita il più possibile serena e non gravata dall’ipoteca del dolore. Servono senz’altro maggiori risorse e riorganizzazione dei servizi, ma serve, prima di tutto, riguardo alle cure di fine vita, una crescita di consapevolezza negli operatori sanitari così come nei cittadini.
La disinvolta equiparazione della sedazione all’omicidio, posto in essere – come sembrerebbe nel caso di Saronno – da un medico e da un’infermiera assassini in preda a un delirio di onnipotenza, rappresenta un atto irresponsabile, a tutto funzionale fuorché alla difesa della vita e della sua dignità e offensivo per gli operatori sanitari che con rigore e scrupolo si fanno cura dei malati sino alla fine della vita.
Patrizia Borsellino – presidente del Cef (redazione@comitato-finevita.it)
(LucidaMente, anno XI, n. 132, dicembre 2016; editing e formattazione del testo a cura di Gabriele Bonfiglioli)
Sulle tematiche del fine vita LucidaMente ha pubblicato numerosi articoli, tra i quali ricordiamo, in particolare: Il caso Saronno e la sedazione palliativa: non confondiamoli Delicate immagini sul fine vita Ci sarà una legge italiana sull’eutanasia? Consegna delle firme per l’inserimento del testamento biologico nella card sanitaria Per inserire il testamento biologico nella tessera sanitaria Due lettere al potere politico sul fine vita La via francese al fine vita Bene eutanasia, meglio ancora vivere e assistere Il dolore e l’eutanasia Appello-petizione on line di Mina Welby per la legalizzazione dell’eutanasia Per una legge pro eutanasiaQuando Martini difese Welby Diktat di Bagnasco sul testamento biologico «…e alla fine / ce l’hai fatta, / l’hai liberata, / e quel purosangue d’una puledra / ha saltato gli steccati / e via!» Il testamento biologico? Intanto, fallo on line! “Testamento biologico. Istruzioni per l’uso. Il punto della situazione in Italia e a Bologna” Un 2011 in LiberaUscita “Sospesi tra terra e cielo” Sul testamento biologico un’operazione antidemocratica Corpo, potere, idea, testamento biologico Alla fine, “L’ultimo gesto d’amore” Temi di fine vita: un nuovo metodo Da Luca Coscioni a Eluana Englaro Il dominio del potere su anime e corpi Prepotenza “cattolicista” e carte di autodeterminazione Andarsene con dignità
Da Luca Coscioni a Eluana Englaro
Inoltre, a cura della nostra rivista e dell’associazione LiberaUscita, nel 2007 è stato dato alle stampe Non sono un assassino. Il caso “Welby-Riccio” francese (Prefazione di Mario Riccio, Introduzione di Giancarlo Fornari, inEdition editrice/Collane di LucidaMente, pp. 176, € 15,00) di Frédéric Chaussoy, traduzione di Je ne suis pas un assassin, edito in Francia da Oh! Editions. Per saperne di più: La vicenda di un giovane, della madre e di un medico; “In Francia affetto e simpatia, in Italia…”; “Non sono un assassino”: quando prevale l’umanità; “Occorre rispettare il volere dei malati”; Il caso Humbert e l’anomalia italiana; Video della presentazione in prima nazionale di “Non sono un assassino” di Frédéric Chaussoy.