Nel libro “Brigante se more” (Coniglio Editore) si parla della ribellione della gente del Mezzogiorno e dell’esodo che fecero seguito alla conquista piemontese del 1860
L’emigrazione appassiona Eugenio Bennato, da sempre sensibile a questa tematica. Nel libro Brigante se more. Viaggio nella musica del Sud (Introduzione di Carlo D’Angiò, Coniglio Editore, pp. 224 € 14,00), il cantautore napoletano vuole raccontare la vita sociale degli emigranti per dare un’attenta lettura dei sentimenti, degli stati d’animo, delle ansie, delle attese di chi aveva deciso o era stato costretto ad abbandonare i luoghi natii. Sceglie la comunicazione più immediata, sicuramente efficace: la storia di una ballata, quella scritta con D’Angiò, divenuta oramai un vero e proprio inno per migliaia di appassionati della musica folk e popolare.
Brigante se more, composta su commissione nel 1979 per lo sceneggiato televisivo L’eredità della Priora di Anton Giulio Majano, ha fatto conoscere a tutti la storia dell’emigrazione e del brigantaggio, raccontando fin nei minimi particolari la rivoluzione organizzata dai meridionali per impedire la storica invasione piemontese del 1860, diventando l’emblema, quasi una vera bandiera, di tante storie riguardanti disordini e lotte di chi vuole scongiurare l’asservimento a uno Stato straniero. Il brano si è diffuso a macchia d’olio, a piccoli passi si è imposto con deciso piglio culturale nella società, sollecitando temi tenuti in secondo piano nella storiografia ufficiale, anche se è sorto il dubbio sulla data della canzone: forse è stata scritta un secolo prima. Tutto ciò ha fatto nascere serie controversie sulla vera paternità dell’autore.
Sull’onda di queste polemiche non documentate, perliberareil campo dagli equivoci, Bennato decide di raccontare il motivo per il quale ha composto Brigante se more, interfacciandosi anche con i suoni e i rituali propri del Sud di ieri e di oggi, con il preciso obiettivo di approfondire, mediante un interessante viaggio a ritroso, l’affascinante e triste storia di alcuni tra i più combattivi briganti operanti nel periodo immediatamente successivo all’Unità d’Italia: Ninco Nanco, Carmine Crocco, Michelina De Cesare, personaggi dall’anima pulita che segnarono profondamente divisioni e lotte tra Nord e Sud, sicuramente incidendo su quella che ancora oggi conosciamo come la famosa “Questione meridionale”.
Senza ombra di dubbio essa è rimasta nell’immaginario collettivo degli italiani come il tema dei temi, come la questione irrisolta, l’aspetto sociale fondamentale che contraddistinse il Mezzogiorno d’Italia. La definizione “Questione meridionale” fu usata, per la prima volta, nel 1873 dal deputato radicale lombardo Antonio Billia, riferendosi alla disastrosa situazione economica del Mezzogiorno, in confronto ad altre zone dell’Italia unificata, che fu all’origine del diverso sviluppo socioeconomico, con le relative implicazioni ideologiche, politiche e culturali.
Negli studi sul Risorgimento, la corrente storiografica maggioritaria sostiene che le differenze tra le diverse aree della penisola fossero già molto marcate al momento dell’Unità d’Italia: l’agricoltura intensiva della pianura padana, l’impulso alla costruzione di strade e ferrovie del Piemonte, il ruolo del commercio e della finanza, vengono contrapposti all’impostazione di tipo feudale che ancora caratterizzava il Regno delle Due Sicilie. È riconosciuto come, nel clima di restaurazione successivo ai moti siciliani del 1848, il Regno delle Due Sicilie perseguisse una politica conservatrice.
Altre correnti storiografiche, tuttavia, non condividono questa tesi e attribuiscono l’impoverimento del Sud alla politica economica intrapresa dallo Stato unitario. Per conoscere tali posizioni, rimandiamo alla lettura di alcuni articoli già pubblicati su LucidaMente: Giuseppe Licandro, Ripensando il Risorgimento, in LucidaMente, anno I, n. 12, dicembre 2006; Mariella Arcudi, Perché i meridionali divennero “Terroni”, in LM MAGAZINE n. 15, 15 marzo 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 63, marzo 2011; Antonio Nicoletta, Quando il Sud era più ricco del Nord, in LM MAGAZINE n. 15, 15 marzo 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 63, marzo 2011; Rino Tripodi, L’Unità? Uno specchio dell’Italia di ieri e di oggi, in LM MAGAZINE n. 15, 15 marzo 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 63, marzo 2011.
L’immagine: la copertina del libro di Eugenio Bennato.
Francesco Fravolini
(LM EXTRA n. 26, 15 novembre 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 71, novembre 2011)
Mi sembra giusto ritornare alla storia dell’unità d’Italia e ai capitoli insabbiati.La verità storica deve venire a galla è indispensabile anche per spiegare un intero secolo! Troppo facile cavarsela col termine “briganti”!