L’autoprodotto “Wires” è l’album d’esordio del gruppo celato dietro maschere di animali. A dominare il cd, in uscita oggi, è la voce della solista
Una musica forte e intensa, un rock che non fa sconti, libero e duro pur senza cadere nella fastidiosa rumorosità. Il tutto guidato da una potente quanto duttile, affascinante voce femminile, quella di Danila Monfreda.
Così si potrebbe brevemente sintetizzare Wires (“Fili”), album d’esordio autoprodotto dai Random Clockwork, in uscita oggi, 29 novembre, dopo due anni di intenso lavoro. I dieci graffianti brani catapultano l’ascoltatore in una vera e propria giungla di sonorità elettroniche e rock. Assieme alla già citata Danila Monfreda, la chitarra di Marco Mizzoni, il synth di Valerio D’Anna e le note del sequencer di Andrea Paesano si mescolano per creare armonie irriverenti e complesse, che non si piegano alle regole del mercato musicale odierno. Nel processo creativo sono stati coinvolti anche Giovanni Macioce alla chitarra e Luigi Sardellitti al basso. I Random Clockwork si caratterizzano per celarsi dietro maschere rappresentanti animali, prediligendo dunque l’anonimato. Un modo per proteggersi dall’esterno ma al tempo stesso per svelare qualcosa del loro “Io” interiore.
Ed è anche ciò che la band ha provato a fare con l’album, nel quale la forza della natura ci accompagna attraverso timori (Amigdala), ricordi perduti (Memento), viaggi interstellari (Event Horizon) e seducenti attitudini, accompagnate dalle fusa di un gatto (Felina). La particolarità delle sonorità indie dance e rock anni Novanta si riflette anche nei temi trattati: alle inflazionate emozioni umane, subentrano una moltitudine di impulsi e flussi energetici dei quali Madre Terra (Inanna) è l’elemento unificante. Si abbraccia dunque la cosmologia per narrare di attrazione fisica (Magneto) e il misticismo nello spiegare le leggi del mondo (The Hopscotch), mentre gli sguardi sono reazioni biologiche volte a esplorare l’anima (Macula). Vi è poi la title-track, Wires, a esprimere l’essenza dell’intero disco: una cascata di legami universali, che collegano le parti più profonde dell’uomo alle galassie più remote, in un «tiro alla fune fra la Terra e le stelle».
Le immagini: la copertina dell’album Wires e la band Random Clockwork.
Alessia Ruggieri
(LucidaMente, anno XIV, n. 167, novembre 2019)