Scatti d’anzianità, precariato, pensioni dei docenti: in un’intervista concessaci, Rino Di Meglio, coordinatore nazionale del sindacato autonomo Gilda, parla di furti e beffe nel mondo della scuola
Rino Di Meglio, triestino d’adozione ma campano d’origine, si definisce scherzosamente «asburgico-partenopeo» e, nel suo ruolo di sindacalista autonomo degli insegnanti dal 1992, svela in un’intervista in esclusiva per LucidaMente i nodi critici del mondo della scuola. Eletto coordinatore nazionale del sindacato Gilda con ampio consenso, è stato sin da ora riconfermato fino al 2016, in un periodo, quindi, di forte crisi economica aggravata da tagli ai fondi e ai posti di lavoro. Lo abbiamo sentito durante un meeting a Lamezia Terme (Catanzaro).
Benvenuto, Di Meglio, e grazie per il suo intervento su LucidaMente. Le chiediamo subito quali sono i problemi scottanti del Governo e quanto potere contrattuale abbiano, oggi, i sindacati.«In Italia ormai non sappiamo più quando il Governo c’è o non c’è. Purtroppo quest’incertezza ha ricadute sulle tante questioni in sospeso che riguardano la scuola e noi insegnanti. Il tema più serio al momento riguarda gli scatti d’anzianità, però in quest’ambito si è svolta una specie di “gioco dell’oca” inqualificabile. Secondo la Costituzione tutta la pubblica amministrazione deve comportarsi in base a criteri d’imparzialità e buona gestione, ma nella pratica non è affatto così».
Ci spieghi meglio il “gioco” cui ha fatto riferimento.«La manovra finanziaria del Governo Berlusconi del 2010, avanzata dall’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, aveva bloccato gli scatti di anzianità 2010, 2011 e 2012. I tagli suggeriti da Maria Stella Gelmini, ex ministro dell’Istruzione, avevano fruttato un introito di 8 miliardi di euro che, in base al decreto legge 133, era destinato per il 30% a favorire la meritocrazia nella scuola. Siamo riusciti a recuperare gli scatti del 2010, mentre per quelli del 2011 abbiamo proposto un prelievo dal fondo d’istituto. Alla fine dello scorso anno, poi, è arrivato un altro provvedimento che ha bloccato il biennio 2013/2014 e noi oggi cerchiamo ancora gli scatti del 2012. Ecco perché parlo di “gioco dell’oca”. Sottrarre l’anzianità agli insegnanti è un furto legalizzato: si tratta di risorse stabilite che ci appartenevano, al pari di tutti gli altri dipendenti statali. Prima della sospensione era stato concesso un aumento del 3,5% alle casse della pubblica amministrazione, quindi anche alla scuola. Una parte della somma venne concessa per gli scatti ma poi, con la legge che bloccava sia questa sia il contratto, la conseguenza è stata che gli insegnanti sono stati puniti due volte rispetto agli altri lavoratori».
A questo punto, voi di Gilda come avete agito?«Recentemente abbiamo presentato degli emendamenti al Senato, che sta esaminando la questione del recupero dello scatto 2012; inoltre, chiediamo lo sblocco del 2013. All’iniziativa hanno aderito anche altre associazioni di categoria e tale volontà suppongo sia unanime».
Nel corso degli anni come ritiene sia cambiata la credibilità sindacale?«Ci sono due realtà da considerare: noi in quanto confederazione giovane nata nel 1989 e i sindacati in generale. Fino a qualche anno fa essi, più che contrastare il Governo e difendere i lavoratori, hanno compartecipato (cioè hanno contribuito) a emanare leggi inutili e molto spesso ingiuste; per questo oggi c’è una specie di rifiuto nei loro confronti. A noi della Gilda, però, tale cultura non appartiene: ci sforziamo di essere diversi e non possediamo banche, assicurazioni o enti di formazione professionale. Viviamo esclusivamente con le quote dei nostri iscritti e, malgrado le difficoltà del periodo, sono orgoglioso del fatto che la nostra organizzazione sia in crescita».
Il Governo investe sull’istruzione?«Nell’ultimo decennio l’Italia ha diminuito la spesa media per alunno dell’8,1%. In tutti gli altri Stati europei questa somma è aumentata del 2,5%; ciò significa ridurre pesantemente gli investimenti sul futuro del Paese ed è una follia».
Quali sono gli altri problemi presenti nel settore della scuola?«I più urgenti riguardano il reclutamento insegnanti e le pensioni. Nel primo caso c’è una grande confusione: abbiamo graduatorie di eterni precari che potrebbero andare in pensione senza un’assunzione, correndo il rischio di avere vinto un concorso rivelatosi farraginoso e inutile. L’allora ministro della riforma, Francesco Profumo, non ci ha interpellato. In Italia da un insegnante si pretendono la Laurea magistrale, un percorso di tirocinio formativo e un concorso. Negli altri Paesi, come in Spagna, con soli sei mesi di formazione post laurea si diventa docenti abilitati. Perché da noi si deve studiare di più ed essere poi pagati meno?».
E le pensioni?«Elsa Fornero, con la sua riforma, ne ha fatte di tutti i colori. Abbiamo gli esodati fuori dalla scuola ma anche al suo interno: si tratta di coloro che avevano raggiunto i requisiti e sono stati esclusi solo perché la decorrenza del pensionamento, per gli insegnanti, si calcola in base all’anno scolastico e non, come per gli altri dipendenti, in base a quello solare. La situazione è ancora ferma al Parlamento. Rischiamo che i colleghi diventino così anziani da andare via con la riforma Fornero. Al di là del provvedimento, non è possibile che un docente resti fino a quasi 70 anni in cattedra. Abbiamo avanzato delle proposte ragionevoli, come un alleggerimento negli ultimi cinque anni di servizio, da svolgere scegliendo tra part time e mezza pensione, risolvendo, così, anche il problema del precariato. Speriamo prima o poi di avere un Governo stabile».
Sembra proprio che la politica ascolti sempre meno il sindacato…«Verissimo. Oltre a essere coordinatore nazionale della Gilda, sono anche segretario generale di una confederazione, laCgu-Cisal, che opera in sei comparti dell’amministrazione statale ed è la quinta per numero di comparti rappresentativi; aspettiamo di essere convocati dal ministro della Funzione pubblica Gianpiero D’Alia (ora non più parte della “squadra” Renzi, ndr), che ci ha incontrati solo una volta, istituendo tavoli tecnici, senza però più farsi vivo. Dopo l’epoca del ministro per la Semplificazione, Renato Brunetta, il Governo ha consultato poco i sindacati, sia a proposito di funzione pubblica sia di istruzione. Anche il precedente ministro lo abbiamo incontrato ufficialmente tre volte: poco in un anno di parlamento».
Le immagini: un paio di momenti dell’assemblea sindacale di Gilda a Lamezia Terme e il coordinatore nazionale Rino Di Meglio assieme alla nostra articolista Dora Anna Rocca.
Dora Anna Rocca
(LucidaMente, anno IX, n. 99, marzo 2014)
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