Gli enormi problemi demografici che distruggerebbero la Terra. L’unico modello possibile è il controllo delle nascite, all’occidentale. E i più intolleranti sono proprio certi immigrati
Sovente, riguardo alle migrazioni, si sente affermare che “accoglierli tutti è nel nostro interesse e rappresenta il nostro contributo per risolvere il problema della povertà nel mondo”. Presentare l’immigrazione come un modo per risolvere la povertà nel terzo mondo è una frottola colossale. Purtroppo.
Anche se l’intero Occidente dovesse scegliere di non porsi alcun problema circa le possibilità di tenuta del proprio sistema sociale e decidesse di raddoppiare gli ingressi rispetto a quelli che abbiamo oggi, sarebbe letteralmente come cercare di svuotare il mare con un cucchiaio. Ogni anno, infatti, per una persona accolta dal Sud del mondo, ci sarebbero 20 nuovi nati negli stessi paesi di provenienza. È una falsità sostenere che l’immigrazione ci serve per risolvere i nostri squilibri demografici derivanti dall’invecchiamento della popolazione: per riequilibrarlo occorrerebbe almeno raddoppiare il numero attuale degli arrivi e continuare a farlo per i prossimi trent’anni. È molto più realizzabile adeguare i nostri sistemi previdenziali alla maggiore durata della vita media che sostituire, con degli stranieri, quasi metà della nostra intera popolazione nel giro di una sola generazione.
Riorganizzare l’assistenza sanitaria, completare la liberazione del lavoro dalle mansioni usuranti, preferire l’innovazione tecnologica allo sfruttamento di manodopera a basso costo, rappresentano certamente sfide complesse, ma tutte hanno in comune di essere uno stimolo verso la crescita di una società migliore e più sostenibile. Ricordiamoci che il calo delle nascite non si è verificato all’improvviso né casualmente. A partire dagli anni Settanta, innumerevoli campagne d’informazione hanno sensibilizzato le nostre popolazioni sui pericoli dell’esplosione demografica a livello globale. Oggi le società occidentali devono affrontare un adeguamento al loro nuovo assetto demografico, ma sono l’esempio della strada che dovrà necessariamente seguire l’intera umanità, se vogliamo salvare il nostro pianeta che, già oggi, non può sostenere i suoi 7 miliardi di abitanti attuali.
“Tutte le culture hanno lo stesso valore”. Sfortunatamente, non è vero. Ogni individuo ha diritto di essere rispettato, indipendentemente dal suo contesto di origine, ma culture diverse hanno valori diversi: non sono tutte uguali e non sono intercambiabili. Questo non ha nulla a che vedere con il razzismo: si parla di storia, non di genetica. Ogni volta che genti diverse s’incontrano, una cultura prevale sulle altre oppure nasce una nuova identità che fonde in sé le precedenti da cui ha avuto origine, ma non accade mai, mai, che riescano a sopravvivere pacificamente delle comunità di individui che non condividono valori comuni. Non è un caso, infatti, che si abbiano molti esempi di società multietniche, ma non sia mai esistito uno stabile esempio di società multiculturale. Ed è uno sbaglio, se pensiamo che il problema sia rappresentato solo da una scarsa tolleranza della nazione ospitante: spesso le difficoltà più gravi riguardano gli ospitati, se questi rifiutano di accettare o condividere dei valori comuni diversi da quelli della propria cultura di origine.
Anche se, nella nostra civiltà e in questo particolare momento storico, la maggior parte delle persone è disposta alla tolleranza e ad accettare religioni, tradizioni, culture e punti di vista diversi dai propri, non significa che persone provenienti da altre civiltà siano disposte a fare altrettanto con noi. Il fallimento nell’integrazione delle comunità islamiche in Occidente sta, in gran parte, tutto qui. Abbiamo il diritto di decidere chi può entrare e chi può restare in casa nostra: quante persone, da quali paesi e con quali qualifiche. Abbiamo il diritto di espellere chi non ha questi requisiti. Non è razzismo, ma la normale politica migratoria di quasi tutti i paesi fuori dall’Ue.
Che fare, allora? Non dobbiamo odiare: dobbiamo seguire la ragione. Non dobbiamo cercare vendetta: ma abbiamo il dovere della legittima difesa. Non dobbiamo cadere nella tentazione della violenza: ma dobbiamo agire, finché siamo in tempo, per prevenire ulteriore violenza. Se un pericolo mortale minaccia i suoi figli, la legittima difesa per un buon padre di famiglia, non è solo un diritto: è, prima ancora, un dovere. È il momento di difendere il nostro paese e le nostre famiglie. L’unica strada percorribile è separare, da noi e dai nostri figli, quelli che ci odiano, per impedire, oggi, che ci facciano ancora del male e, domani, che s’inneschi la reazione violenta e razzista. Ricordiamoci che azioni emotive adottate in un clima di emergenza si trasformano facilmente in persecuzioni indiscriminate e queste finiscono per colpire proprio le minoranze religiose dalle quali il problema ha avuto origine o alle quali se ne attribuiscono le cause: il nostro continente ha già conosciuto troppo bene questi orrori durante il nazismo.
Per leggere i precedenti interventi, clicca su: Islam e valori occidentali? Incompatibili, I falsi luoghi comuni buonisti. Parte 1: “Cittadini e stranieri hanno uguali diritti” e I falsi luoghi comuni buonisti. Parte 2: “Non distinguere tra immigrati regolari e clandestini”.
Leonardo Maria Wagner
(LucidaMente, anno XI, n. 132, dicembre 2016)
“Non è mai esistito uno stabile esempio di società multiculturale.” E mai esisterà!
ecco la situazione del “multiculturalismo” in GB secondo l’ultimo rapporto di Policy Exchange, (https://policyexchange.org.uk/wp-content/uploads/2016/12/PEXJ5037_Muslim_Communities_FINAL.pdf )
Oltre il 40% dei britannici musulmani supportano “aspetti” della sharia, il 53% ha dichiarato di “preferire mandare i figli a scuola con i forti” valori musulmani “, il 15% ha detto che l’arte e la musica non dovrebbero essere insegnati a scuola, e musulmani che vivono in zone dove i musulmani “sono oltre il 50%” della popolazione locale “avevano più probabilità di opporsi alla didattica dell’arte e della musica.”
Solo 53% dei musulmani britannici, e il 59% dei giovani musulmani, ha dichiarato di voler “integrarsi pienamente”, e il 37% ha dichiarato che vogliono integrarsi “sulla maggior parte delle cose” con quello che secondo Policy Exchange è definito come “separazione in alcuni aspetti, come ad esempio la scuola e le leggi. ” 6% chiede una “vita islamico per quanto possibile” e l’1% chiede “‘un’area islamica completamente separata in Gran Bretagna, soggetta alla legge della Sharia e di governo”.
quindi come farebbe la “popolazione ospitante” a integrarli, quando nemmeno i cittadini britannici di religione islamica non desiderano l’integrazione?!
Un articolo superficiale e fondato sull’ignoranza. Più semplicemente un articolo razzista che alimenta la paura, la violenza e la diffidenza reciproca. Un elenco di banalità presentate come razionale buon senso, un approccio al fenomeno delle migrazioni e delle società multiculturali miope e un po’ ignorante. Non una buona presentazione per questa “rivista on line”. Se tutte le vostre analisi sono così…
Gentilissimo Ciccone, grazie di averci scritto. Probabilmente lei è il presidente dell’Associazione e rete nazionale Maschile plurale (o un omonimo). Poco importa. Ogni critica è legittima. Se fondata su argomentazioni. Quali sono le sue? Insulti. La cito: “ignoranza”; “razzista”; “alimenta la paura”; “la violenza e la diffidenza reciproca” (eh, già, tutti si fanno esplodere o schiacciano i bambini sotto i tir, a causa della paura “alimentata”…), “miope”; “un po’ (grazie per la bontà) ignorante”. Unica domanda: Perché? In quale punto del testo? Lei trancia di netto e insulta senza esprimere una che sia una idea. Della serie: chi non la pensa come me (cioè come lei) fa schifo e basta. Un bell’esempio di fascismo/stalinismo/cattocomunismo. O, forse, anche lei, ricava qualcosa dalle “risorse”?
Gent. direttore Tripodi,
partecipo alla rete Maschile Plurale ma non sono il presidente dell’omonima associazione. Avendo ricevuto la vostra proposta di intervista sono andato a visitare le vostre pagine per conoscere meglio la rivista e ho letto l’articolo a cui lei si riferisce e che ho brevemente commentato. Io credo che chi si assume la responsabilità di pubblicare le proprie opinioni debba accettare che queste vengano valutate. Se si scrive che non è mai esistita (e dunque non può esistere una società multiculturale), se si afferma che non tutte le culture hanno lo stesso valore (e dunque si afferma che una cultura è superiore alle altre) si prende una posizione che è legittimo valutare.
Ipotizzare che si possa espellere una persona per la sua cultura o per la sua disponibilità ad assumere la nostra cultura e non per aver commesso un reato o un illecito e che questo sia nella libertà di una comunità che si presume abbia una cultura omogenea non ha nulla a che fare con la cultura liberale e democratica di cui si presume la superiorità. Parlare di legittima difesa verso persone che scappano da guerra e povertà assimilandole al terrorismo o a chi esprimerebbe una volontà di sopraffazione su “l’Occidente” è a mio parere irresponsabile e violento. Proporre di separare Noi e i nostri figli da Gli Altri è innanzitutto illusorio ma soprattutto figlio di una concezione organicista e integralista delle società e delle culture. Io sono italiano, bianco e non mi riconosco nel suo Noi, come si risolve il problema? Diffondere poi notizie secondo cui le politiche europee si sarebbero basate sull’accoglienza indiscriminata di tutti senza distinguere tra profughi, richiedenti asilo e migranti economici è palesemente falso, non corrisponde alle normative che lei certo conosce e alimenta ostilità e paura tra i cittadini. Chiunque può vedere le scene di cemntinaia di persone a Calais, al confine con la Croazia, sulle isole greche, nei campi profughi in turchia, oltre che nei CIE italiani e constatare che non esiste nessuna politica di accoglienza indiscriminata. Come è noto i migranti non hanno fattualmente gli stessi diritti dei cittadini europei, non possono votare, non possono spostarsi liberamente, non possono lavorare regolarmente, non possono mandare i propri figli a scuola, non possono curarsi… chi viene recluso nei CIE, negli ho spot, nei centri di accoglienza è privo di ogni diritto. Io credo però che le persone umane, in quanto tali (rifacendomi a un elemento della “superiore “cultura europea come la dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo inteso come essere umano e non come europeo) abbiano alcuni diritti fondamentali e che questi diritti oggi non siano riconosciuti a chi arriva in Europa da altri paesi. Possiamo discutere di politiche sull’immigrazione, possiamo discutere di politiche estere verso il medio oriente e verso i paesi africani da parte dell’europa e valutare responsabilità, opzioni differenti etc. Ma questo attiene alla politica.
I miei non sono insulti: se si afferma che le politiche europee accolgono tutti ci si basa sull’ignoranza, se si dice che la nostra “Civiltà” verrà travolta dall’islam si alimenta la paura, se si afferma che la Nostra cultura è superiore alla Loro e che non tutti gli esseri umani devono avere uguali diritti si veicola una cultura razzista. Non le ho detto che lei fa schifo e non ho detto che bisogna pensarla come me. Ho detto che chi semina una cultura di intolleranza deve sapere che incontrerà la risposta di chi crede nella democrazia e nella solidarietà oltre i finti recinti tra culture, etnie, razze etc. Si tratta di un limpido conflitto. Non può pensare di esprimere queste posizioni e stupirsi che queste ottengano delle reazioni. Vedo poi che accomuna fascismo, stalinismo, cattocomunismo: mi pare una somma un po’ confusa. I fascismi europei sono proprio quelli che hanno teorizzato la superiorità di popoli e culture su altre, la religione cattolica dovrebbe essere parte della superiorità dell’occidente sull’islam, lo stalinismo
Per quanto riguarda la risibile ipotesi sul mio interesse nella gestione dei migranti, tipico esempio di una cultura “complottista” che invece di discutere le opinioni, tende a ipotizzare elementi infamanti dell’altro (un esempio il complotto plutogiudaico), le confermo che in effetti dispongo di un gommone di famiglia usato in passato per la pesca sportiva e che ora noleggio agli scafisti libici in cambio di copie del corano che vendo senza scontrino nelle periferie.
Non so se lei condivide le opinioni dell’articolo che difende ma sono pubblicati sulla rivista e come lettore le ho commentate.
Gentilissimo Ciccone, diversamente dal suo primo intervento, questo secondo è corretto e garbato in quanto non trancia giudizi offensivi, ma entra nel merito delle opinioni, peraltro espresse con pacatezza dal nostro valido collaboratore Leonardo Maria Wagner, esperto di Medio Oriente e Africa settentrionale, non a tavolino, ma per esperienza diretta (e, nella nostra rivista, ogni pluralismo è possibile, e nessuna censura, se non quella relativa al codice penale e alla deontologia professionale).
Non sono d’accordo con quasi alcuna sua argomentazione, ma non credo sia il caso di innescare una querelle di controargomentazioni punto su punto, sulle quali lei avrebbe altrettante controdeduzioni. Il tutto annoierebbe i nostri elettori. Mi sembra, però, che lei sovrapponga una speranzosa visione ideologica alla realtà (o alla machiavelliana “realtà effettuale”). Spero che tra qualche anno lei non debba dare ragione a Wagner: sarebbe un risveglio troppo doloroso. Per tutte/i.
Grazie comunque per il contributo.