Un fatto è il senso di umanità e di solidarietà, un altro gli obblighi giuridici derivanti dalla piena cittadinanza
Si scoprono spesso un fondo di buonsenso e una strana efficacia in certi modi di dire usati per esprimere realtà consuete. Come quando si dice di qualcuno che “morde la mano che lo ha nutrito” e di qualcun altro che “ha allevato una serpe in seno”.
Abbiamo un grave problema di terrorismo, evidentemente legato all’immigrazione da alcuni specifici paesi e a una nostra inadeguata capacità di gestione e controllo rispetto a tale fenomeno (vedi il nostro precedente Islam e valori occidentali? Incompatibili). La chiarezza delle regole e il loro fermo rispetto sono la norma anche in paesi di tradizionale e forte immigrazione come il Canada, l’Australia o anche solo la Svizzera. Finora la reazione degli stati europei si è, invece, basata su tre pilastri: 1) continuare ad accogliere praticamente tutti, senza distinzione tra profughi che richiedono asilo e migranti economici; 2) credere che la loro integrazione si potrà realizzare indipendentemente dalle culture di provenienza, fingendo di non vedere quello che è, ormai, sotto gli occhi di tutti; 3) asserire che quanto sopra costituisce un “dovere” (non si capisce se politico o morale) e che qualsiasi deviazione contravviene a quello che “ci chiede l’Europa” anche se, in realtà, l’Unione europea (Ue) non ha affatto una politica comune sull’immigrazione e non riesce nemmeno ad accordarsi sulla ripartizione dei flussi di profughi in caso di emergenza.
Nello stesso tempo, i (rari) interventi contro le presenze illegali sono improntati a un grado di lassismo che gli stessi stati europei, abitualmente, non concedono ai propri cittadini e ancor meno ai propri contribuenti. Questa linea di azione risulta incomprensibile ai più, ma è potentemente supportata dalla grande maggioranza dei mezzi d’informazione che, in maniera metodica e acritica, hanno finora continuato a negare il problema e a rappresentare come razzisti, xenofobi o pericolosi estremisti di destra tutti coloro che osano esprimere anche solo delle perplessità su questo approccio.
Tuttavia, a forza di ripeterle in continuazione, anche delle affermazioni infondate cominciano a sembrare vere. È una tecnica ormai datata, ma sempre efficace: una volta si chiamava, semplicemente, “propaganda”. E, così, cominciamo tutti a essere un po’ confusi su quanto riguarda alcuni punti fermi e talune regole fondamentali del vivere civile. Proviamo, allora, a mettere in fila un breve elenco di idee politically correct “buoniste” e conformiste che la propaganda ci presenta come dati di fatto, ma che non corrispondono per nulla alla realtà: 1) “Cittadini e stranieri hanno uguali diritti”; 2) “Non ha senso distinguere tra immigrati regolari, richiedenti asilo o clandestini: esistono solo migranti”; 3) “Accoglierli tutti è nel nostro interesse e rappresenta il nostro contributo per risolvere il problema della povertà nel mondo”; 4) “Tutte le culture hanno lo stesso valore”. Cominciamo quindi a esaminare questi “dogmi” e proviamo a vedere se corrispondono alla verità. Iniziamo dal primo. Nei prossimi numeri di LucidaMente esamineremo gli altri tre.
“Cittadini e stranieri hanno uguali diritti”. Per l’ordinamento italiano, gli stranieri presenti sul nostro territorio non hanno gli stessi diritti dei cittadini. E non si tratta di un astratto cavillo giuridico: i cittadini (e gli immigrati regolari) pagano lo stato per istruzione, sanità, sicurezza e infrastrutture. Per contro, i cittadini, partecipando alla vita democratica, concorrono a formulare le scelte politiche dello stato e ne eleggono i rappresentanti. Costoro, a loro volta, devono rispondere del proprio operato di fronte ai cittadini stessi: è questo che si intende per popolo sovrano.Coloro che non hanno partecipato a questi oneri a queste scelte hanno diritti (e doveri) diversi.
Siccome, grazie al cielo, non viviamo in una civiltà razzista, è previsto che anche chi viene da fuori possa diventare un cittadino: da quel momento si accollerà gli stessi oneri e avrà gli stessi diritti. Per questo, anche se a molti appare come una vuota formalità, non è un caso che al nuovo connazionale, nel momento in cui gli viene concessa la cittadinanza, venga chiesto di giurare che osserverà le leggi dello stato. Pertanto, quando, ad esempio, a un migrante o a uno straniero sono somministrate delle cure mediche da parte del Servizio sanitario nazionale o gli viene fornita una sistemazione abitativa, si tratta di scelte improntate a valori di umanità e solidarietà, ma non di un obbligo.
Leonardo Maria Wagner
(LucidaMente, anno XI, n. 130, ottobre 2016)
il buonismo è la peggiore propaganda mai vista, perché le pericolose assurdità infarcite di buone intenzione che proclama fanno presa fra le persone ingenue. In un volantino del sito “Hurriya – senza frontiere senza galere”, si legge la loro fantastica proposta per evitare le tragedie del mare e tutte le altre “nefandezze che l’Italia compie contro gli immigrati”: “se chiunque potesse viaggiare come un qualsiasi europeo chi bisognerebbe salvare!”